Rivista

Diego Mondella



todo_modo(dal libro L’ultima trovata. Trent’anni di cinema senza Elio Petri, a cura di Diego Mondella, Pendragon, 2012)

«Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi».
(Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari)

Francesco Saverio Marzaduri



2_e_Cristian-Mungiu-_Beyond-the-HillsNon c’è, ma c’è. Anche in quest’opera cinematografica, meno direttamente “politica” all’apparenza e focalizzata su un tema sin qui inedito per il Noul Val Românesc, quello della spiritualità popolare, di quel retaggio religioso accantonato e a volte rimosso, ma ch’è presente e che torna ad affiorare. Anche in questo suo terzo lungometraggio (e mezzo) di cui è regista e sceneggiatore, Cristian Mungiu mette in gioco topoi e stilemi figurativi, corpi e luoghi ricorrenti che riconducono După dealuri (Oltre le colline, 2012), coerentemente, nel novero stilistico della nuova produzione rumena. Ne mantiene lo stesso sguardo lucido sin quasi al cinismo, l’analisi priva di condiscendenze, l’attenzione agli aspetti sociali più tipici del Paese, e magari più sconosciuti fuori.

Raffaele Cavalluzzi



silentsouls2I connotati formali di Silent Souls di Aleksei Fedorchenko (misuratissimo ritmo dalle giuste pause, nitida e perfetta fotografia, interpretazioni dense e reali, paesaggi pieni d’aria e di rare atmosfere, gesti e toponimi sconosciuti) si esaltano, con splendida regolarità, nel sentimento dell’amore della natura dei superstiti delle antiche popolazioni ugro-finniche dei Merja; e trovano esito originale nella cadenza onirica del tragitto funebre a bordo di un’auto per le strade solitarie del Nord-Ovest dell’alto Volga, in Russia, accompagnato da echi di canti dallo struggente timbro corale.

Annalaura Punzi


bella_addormentata2Fa parlare, com'è ovvio, l’ultimo film di Marco Bellocchio, presentato alla 69° mostra del Cinema di Venezia, dopo le difficoltà incontrate con la Film Commission friulana, da cui è partita la campagna anti-censoria, condivisa da gran parte della critica. Dunque attesissima. Coraggiosa. Emblematica. È la Bella addormentata. Ci vuole più coraggio per vivere o per morire? Sembra essere questa la prima domanda che viene in mente dopo aver visto il film di Bellocchio. Un film che, come sappiamo, prende le mosse dalla vicenda di Eluana Englaro, protagonista assente, che resta sullo sfondo a fare da collante alle altre storie che a essa si intrecciano.

Matteo Marelli

Matteo Marelli

caraxin-holymotorsIl cinema non è mai morto. Perché il cinema non è MAI STATO. Non è mai esistito in una sua fisionomia immutabile. Ognuno sa cos’è e per ognuno è diverso. Se due lo pensano uguale si stanno fregando. Troppo facile piangerne la scomparsa e intellettualmente disonesto redigere accorati necrologi celebranti la cerimonia di un addio: avere una posizione passatista significa dimostrare un accanimento parassitico nei riguardi di un’idea di cinema già da altri teorizzata. Non occorre trincerarsi dietro facili (o difficili…) certezze ideologiche preconfezionate, ma tentare di comprendere il cambiamento per elaborare risposte adeguate.

Grazia Ingravalle

Grazia Ingravalle

carol-1910Nello stesso anno in cui il grande pubblico (ri)scopre il genio innovatore di Georges Méliès attraverso Hugo Cabret, riemerge anche uno dei più favolosi film del cineasta prestigiatore, Le Avventure di Robinson Crusoe (Les Aventures de Robinson Crusoé, Georges Méliès, 1902). (Di questo film finora si conosceva solo un breve frammento di modesta qualità in bianco e nero). Il nitrato, interamente colorato a mano, fa parte di una donazione alla Cinémathèque Française da parte di un collezionista di dispositivi cinematografici dell’epoca muta ed include, tra le altre, opere di Étienne-Jules Marey, Edison, Pathé e titoli del Phono-Cinéma-Théâtre.

Vito Attolini

trialCom’è noto, Clarence Brown era il director prediletto di Greta Garbo, protagonista di sette fra i film della folta filmografia del regista. Brown (che a proposito della grande svedese disse di «averla sempre diretta in tono sommesso: i miei consigli non erano niente più che dei sussurri»), fu uno dei più rappresentativi cineasti della stagione d’oro hollywoodiana, quella caratterizzata dalla politica culturale dello studio system, dei cui meriti, spesso discutibili ma talvolta autentici, fu espressione significativa quanto non di rado eminente. Grande talent scout di attori, che evidentemente amava molto, nei duri anni della Depressione era solito dire, accennando al potere carismatico dei veri divi ‒ gran parte dei quali facevano parte della “scuderia” della MGM per la quale girava i suoi film e che di attori era ricco («più stelle che in cielo!» era lo slogan di questa major): «quando uno dice: lasciamo i piatti nel secchio e andiamo a vedere Joan Crawford […] vuol dire che quella è una vera star».

Matteo Marelli

Matteo Marelli

east-of-bucharest-corneliu-porumboiu-2Francesco Saverio Marzaduri dimostra ferma autonomia intellettuale. Quando rifiuta il pensiero corrente, circa il riconoscimento di una nouvelle vague romena, sostenuto, oltre che dai diretti interessati, anche da una delle voci critiche più autorevoli della Romania, quella di Alex Leo Şerban, secondo cui «non ci sono onde, ma solo individui a sé stanti» (Şerban in Marzaduri 2012, p. 117), lo fa con cognizione di causa. Presa di posizione supportata da solide argomentazioni, che sono quelle che costituiscono il suo saggio, Noul Val. Il nuovo cinema romeno 1989-2009, primo articolato studio – teorico, analitico e di sintesi – mai realizzato finora sulla cinematografia romena.

Gaetano Pellecchia



piccolo-mondo-anticoCinema e Storia: uno “stato dell’arte”, sia per quel che riguarda gli aspetti teorici sia per quel che attiene le linee di ricerca, è costituito dal volume Cinema e storia (a cura di Raffaele Cavalluzzi e Marco Penzi) che si presenta articolato in tre sezioni: nella prima sono raccolti quasi tutti gli interventi di una tavola rotonda svoltasi a Bari nel 2009 in occasione della pubblicazione del volume Visioni retrospettive di Vito Attolini; la seconda comprende una serie di saggi e ricerche; l’ultima è dedicata a note di lettura e discussioni critiche.

Luigi Abiusi

low_tide_minervini2I ritorni di settembre riguardano tutta una costellazione di riverberi, sebbene non sia passato molto tempo dalla fine della Mostra di Venezia o del Festival di Locarno, in cui c'è stata la prima presentazione del Film in cui nuoto è una febbre, seguita da quella veneziana il 3 settembre, ragione per cui il numero 7 di Uzak non è uscito in tempo, accorpandosi adesso all'8, in un'edizione doppia che rappresenta il transito verso un autunno di rimuginazioni. Prima tra tutte il capolavoro di Terrence Malick To the wonder, che ho già difeso (nello speciale dedicato alla mostra) da ogni – pur ragionevole – critica, e di cui scrivo diffusamente nel prossimo Filmcritica (per dire, tra l'altro, di una rivista eponima a cui Uzak si sente vicino), perché si tratta di un lirismo spinto, eccedente, manierista come certe “croste” dalla cui immobilità trasudi inquietudine elevata a monismo.

Stefano Velotti

riefenstahl_ex_olympia_12Estratto da S. Velotti, La filosofia e le arti. Sentire, pensare, immaginare, Laterza, Roma-Bari 2012

Abbiamo già accennato al ruolo che l’immaginazione svolge nella percezione del reale, sottolineando come, nel caso della produzione e fruizione artistica, il lavoro dell’immaginazione si svincoli dal suo ruolo di servizio nei confronti dei concetti e dell’agire pratico (per i quali fornisce schemi, illustrazioni, piani) e venga in primo piano nella sua relativa autonomia (quando accade che sono piuttosto i concetti e le azioni che devono fare i conti con la complessità dei prodotti dell’immaginazione, senza riuscire a venirne a capo in maniera soddisfacente o esaustiva).

Andrea Bruni

killer_joePrologo metafisico

Gli Dei Monocoli, sui loro troni di marmo, governano ed osservano. I loro nomi son nomi di leggenda… Fritz Lang, John Ford, Raoul Walsh… In un cielo gravido di nubi, da Walhalla, mille spiragli concedono agli Dei Monocoli un rapido sguardo sui resti di Hollywood, la Grande Babilonia. Ma da molto, moltissimo tempo gli Dei Monocoli sembrano mute statue lignee con aria da Sfinge. Troppi fantasmi senza pace urlano fra Il Sunset Boulevard e la Morgue. Anime in pena sbranate dal Moloch del Buon Senso. Ed i suoi cuccioli dementi: il Politically Correct e la Censura Catodica.

Simone Ghelli

tuttalavita05aMettere il lavoro in immagine, mettere l’immagine al lavoro. Sembrerebbe una pessima battuta, soprattutto in tempi in cui il lavoro si perde sempre più facilmente e il tasso di disoccupazione è salito a dei livelli che non si riscontravano da anni. Eppure il cinema italiano, anche se lentamente e con tutti i problemi strutturali di un’industria anch’essa piuttosto in crisi, al lavoro ci si è messo, ed ha provato a interrogarsi sul fenomeno, o almeno a renderci un’immagine di quel mondo così variegato che risponde alla definizione di precariato. I titoli degli ultimi anni sono a dire il vero in numero piuttosto scarso1, eppure manifestano un chiaro orientamento del cinema italiano, che, oggi come ieri, sembra prediligere il filtro della commedia a tinte grottesche per restituirci una realtà a tratti surreale, che riusciamo ad accettare soltanto ridendoci sopra, per quanto amaramente.

Francesco Saverio Marzaduri

dupa_dealuri_largeIl Caso. Si tratti di personaggi principali o di contorno, le figure che attraversano la seppur ancor breve filmografia di Cristian Mungiu – e, a ben guardare, un po’ tutta la recente produzione cinematografica romena – quasi sempre sono guidati dalla casualità degli eventi. Eventi, come dimostra la più vetusta delle tradizioni narrative, a loro volta molto più grandi di chi vi si trova coinvolto. Paradossalmente, però, non dovrebbe suonare strano come il topos della casualità, tale sia divenuto nella cinematografia in questione, se si pensa all’avvenimento più rilevante accaduto in Romania vent’anni fa or sono: quel 21 dicembre 1989, che vide la disfatta di Ceauşescu in seguito a una sommossa popolare, per l’appunto un episodio trascorso nel segno della casualità.

Gemma Adesso e Vincenzo Martino



taurusTerza puntata dello studio che UZAK ha deciso di dedicare alla Tetralogia del potere di Sokurov. Dopo il Faust (2011) e Il Sole (2005), il riavvolgimento del nastro prosegue inseguendo Toro (2001).





Matteo Marelli

moloch-1999-01-gQuarta e ultima puntata dello studio che UZAK ha deciso di dedicare alla Tetralogia del potere di Sokurov riletta nei termini della fiaba. Dopo il Faust (2011), Il Sole (2005) e Toro (2001), il riavvolgimento del nastro si ferma dinanzi a Moloch (1999).



Matteo Marelli

fass«Non conosco altra persona, oltre a me, che insegua con tanta disperata ostinazione quell’utopia probabilmente infantile e impudente che si chiama amore (queste parole, signori miei, bastano a smascherarsi, non è così?), e che affronti angosciosamente sempre le stesse dolci amare esperienze. Ma l’esperienza non serve mai…»: così scrive Fassbinder (in Crucciani 2010) in un breve intervento su Werner Schroeter. Quello sguardo, sempre sull’orlo di una depressione fatale, lascia intuire come per lui l’amore costasse fatica; tanta, da risultargli, alla fine, essere addirittura più freddo della morte.

Michele Moccia


Arca_Russa_Screenshot«Mi metto in cima al baratro e ci danzo/ su, più squilibrato/ del daino;/ ma meno del maiale.// Non corro alcun pericolo, m’appoggio/ al vuoto delle masse/ celesti che si plasmano/ sulla mia figura.// Il vento mi trapassa/ tra le gambe, sul collo, sotto i piedi:/ imparo la ginnastica del mondo/ i passi della faccia successiva (Marco Guzzi)

Il cinema danza. È danza. In esso danzano le immagini che si incontrano e si allontanano, che si sovraimprimono, fondendosi, quasi a non volersi lasciare andare. E danzano le luci, le ombre, i colori, i corpi, i gesti, gli sguardi e le parole, in un moto infinito di corrispondenze. Di congiuntivi imperfetti. Di ombre del desiderio.

Michele Sardone

rothkochapelAttraverso Shame di Steve McQueen, ecco un tentativo di rileggere alcuni film dell’ultima stagione cinematografica che hanno un tema in comune: l’iconoclastia, intesa come insofferenza per la perfezione delle forme che si traduce in desiderio dell’apocalisse.




Raffaele Cavalluzzi

hunger-fassbenderCon Hunger, il suo primo magnifico e stravolgente lungometraggio, il video artist inglese Steve McQueen procura allo spettatore una netta sensazione di abissalità; e, perfino dai suoi apparenti margini, offre una chiave di lettura “religiosa” e, ad un tempo, conseguentemente immanentistica, che trova nella sua originale cifra espressiva una sorprendente conferma.

Matteo Marelli

quijoteLa storia della sua vita è la storia dei suoi libri. Alonso Quijano, ormai incapace di vivere un’esistenza al di fuori dei poemi cavallereschi, sottomesso alla propria folle visione, decide di partire alla volta di un viaggio visionario, per salvare fanciulle e combattere le iniquità. In virtù dell’epica avventura che lo attende si ribattezza Don Chisciotte della Mancia.

Michele Sardone

Michele Sardone

fanteriaAlessio Di Zio sembra soddisfare l'idea romantica che comunemente si ha del talento: folgorante, sbucato da chissà dove, messo a servizio di lavori brevi e discontinui. Eppure Di Zio è maturo per una retrospettiva (nel prossimo dicembre, a cura del Cineclub Canudo, nel consueto appuntamento dedicato al cinema sperimentale di "Avvistamenti") e all'ultima Mostra di Venezia, nell'ambito della sezione collaterale Cinema Corsaro, ha presentato tre suoi cortometraggi: Fanteria Cavalleggeri, Appunti per un film su Rodolfo Valentino e Roberto Pellegrinaggio.

Raffaele Cavalluzzi

diaz-filmPrima di passare a identificare la qualità specifica della struttura di questo film, che ne fa uno dei prodotti più interessanti della cinematografia italiana di questi ultimi tempi, è bene sgombrare il campo da qualche equivoco che si è addensato sul confronto critico-giornalistico che ha accompagnato la sua uscita. È stato dunque registrato da non pochi che il film non mette in chiaro le responsabilità politiche (salvo una fugace immagine di una famigerata conferenza-stampa di Berlusconi) nei fatti di Genova 2001 e nei crudi episodi del massacro della Diaz e delle torture della caserma di Bolzaneto.

Sara Sagrati

Im_Still_HereFacciamocene una ragione: la metà degli italiani non va MAI al cinema. Questo il dato che emerge da una ricerca condotta da Anica lo scorso anno. Nel 2010 (l’anno di Avatar!) si sono staccati poco più di 210 milioni di biglietti, ovvero un “reddito pro capite” di due visioni, neonati compresi, in un anno. È ormai troppo tardi per piangere sul latte versato: in passato si sono commessi molti errori, soprattutto sul fronte della chiusura delle sale di prossimità che hanno impoverito il tessuto urbano, culturale ed economico, oltre ad aver impedito di “coltivare” il pubblico (vedi alla voce Francia). Ma che senso ha oggi guardare al passato, quando nel presente nemmeno l’arcinemica tv riesce a mantenere il primato sulle giovani generazioni (nonostante la resistenza dello status quo) e il mercato home video sta morendo?

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