Simone Arcagni
incontra
Action30


altIl mondo è tutto ciò che accade.

Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.
(Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus)

Non penso sia interessante in questo momento costruire una storia, analizzare o teorizzare l’operato del collettivo (sé-definente “eterogeneo”) Action30. Non credo nel valore catalogativo e storicizzante di un’attività così varia, viva e perdurante.


Credo (perlomeno... in questa sede) nelle note, nei frammenti, non nella critica (non mi interessano le “opere” in questo momento, quanto, anche qui, i frammenti di senso che producono un catalogo estetico e teorico possibile, a prescindere dalle opere stesse). Credo nel tentativo in atto di produrre un senso estetico, di un’operazione che ha alcuni preamboli ma che svicola da limiti e limitazione di genere, di mezzo e di supporto. Una voce, un’idea che si divincola con la libertà della creatività e della tecnologia. Una nozione di esperienza e di azione.

Non sfuggiamo però da una configurazione in qualche modo metodologica o – quanto meno – di supporto alla lettura partendo dalla fondazione...

Siamo un gruppo di ricercatori in scienze umane e artisti, che indagano sulle nuove forme di razzismo e fascismo attraverso l’analogia con gli anni Trenta del secolo scorso. Alla ricerca di una via di fuga tra la trasmissione accademica del sapere e lo spettacolo come semplice entertainment, sperimentiamo dal 2005 forme ibride di condivisione della cultura intervenendo in ambiti diversi: produzione editoriale, realizzazione di mostre, performance, spettacoli, cortometraggi e videoclip, proposta di “situazioni didattiche” (conferenze, seminari, interventi in istituti scolastici e universitari, workshop).

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Dai sensi proviene innanzitutto ogni cosa degna di fede, ogni buona coscienza, ogni evidenza della verità.
(Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male)

Quello di Action30 è un racconto complesso che si declina di volta in volta in forme, modi, esperienze diverse, che adotta anche tecnologie diverse e che fa propria un’esigenza tipica dei media digitali, di Internet e delle nuove tecnologie: servirsi di più ambiti di sperimentazione, costruire percorsi vari e variegati, intraprendere salti, abbandonare la linearità e i territori autoriali e di genere riconosciuti, intraprendere un dialogo nuovo con lo spettatore che non sta più solo davanti alla carta e allo schermo, che partecipa, attiva forme di interattività, assiste al rito (nei live), vi partecipa (i workshop), dibatte (nelle conferenze). Un modello di reversibilità, di remix e di spostamenti semantici continui, di attraversamenti e convergenze, di transmedialità potremmo anche dire...

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Il fine dell’uomo è un’azione, non un pensiero, anche se fosse il più nobile dei pensieri.
(Helena Petrovna Blavatsky, La chiave della teosofia)

Intrecciamo una dimensione riflessiva e una performativa... la ricerca del collettivo mette in discussione i “format” consueti, operando una miscela di materiali, supporti, saperi e linguaggi. Il suo tavolo da lavoro è informe (Bataille) o rizomatico (Deleuze-Guattari): sospese le gerarchie culturali e abbattuti gli steccati disciplinari, il tavolo si riempie di una molteplicità di “documenti” eterogenei. Attraverso una serie di pratiche di montaggio, lo scopo è produrre choc che sospendano il senso abituale delle cose ed elettrizzino il pensiero. Da qui l’idea di blob. Questo stile di ricerca si esprime sia nella produzione di “saggi grafici” (graphic essays), sia nella realizzazione di performance (ciclo L’invasione dei supernormali e la resistenza degli uomini talpa) e spettacoli multimediali, caratterizzati dall’ibridazione di immagini, suoni e testi.

http://www.youtube.com/watch?v=37M9x64w83Y 

Nella fisica atomica, non possiamo parlare delle proprietà di un oggetto in quanto tale: esse hanno un significato solo nel contesto dell’interazione dell’oggetto con l’osservatore.
(Fritjof Capra, Il Tao della fisica)

Rizomatici o remixati, informi... l’estetica stessa si forma e conforma a pratiche tecnologiche, o meglio, dettate da logiche culturali tecnologiche... buzz e fuzz, mashup...
La condizione postmediale! In cui non è interessante la fonte mediatica, il supporto, quanto la noncuranza del sistema mediale in quanto codificato. Incuranti di modelli di esperienza unici e stabiliti: abbasso l’autore e la tecnologia determinante, i generi e lo star system!
Lo spettacolo si ibrida con il saggio, il saggio si fa arte, la partecipazione può avvenire dialogando, polemizzando, parlando, cooperando o ballando (perché no!).

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L’immagine sensibile è propria di tutti gli esseri generati; nascere, infatti, non è altro che apparire ai sensi.
(Ermete Trismegisto, Corpo ermetico)


Una delle caratteristiche principali del collettivo consiste nel cercare una via di fuga rispetto all’alternativa tra archivio e finzione, tra filologia e immaginazione. Questa tensione si esprime in particolare nei saggi-spettacolo, dove la riflessione filosofica, la ricerca critica, la documentazione storica, la scrittura saggistica e quella letteraria, la recitazione teatrale e la performance multimediale si mescolano dal vivo senza soluzione di continuità.



Constellation 61. Entre histoire et magie è dedicato alle trasformazioni della psichiatria nel XX secolo e centrato sulla figura di Franco Basaglia; al centro della scena c’è un tavolo su cui agiscono una voce narrante, un vj, un dj e un disegnatore; grazie a questa sorta di cervello tecnologico, una serie di materiali d’archivio, sia testuali sia filmici, sono rivitalizzati, attraverso l’ibridazione con materiali d’attualità e con un flusso teatrale che rivisita il mito di Faust.

In Nage, nage petit poisson. Dés/obéir à l’époque de la téléréalité, si ritrova lo stesso dispositivo, ma provando questa volta a immaginare un mondo sommerso, un oceano mediatico nel quale la realtà non si distingue più dal suo spettacolo, e dove il protagonista, dialogando con se stesso, riscopre negli archivi la strana scena dell’incontro tra Allen Funt, pioniere della Reality TV negli Stati Uniti, e Stanley Milgram, autore di una celebre esperienza scientifica sull’obbedienza alla Yale University.

http://www.youtube.com/watch?v=Wo7-D92POHY 


L’archivio non è solo quello dei documenti, è proprio la logica del database e del software... software culture, database culture, magazzini di memorie manipolabili, luoghi di rivisitazione e quindi di rivista... nel senso proprio di spettacolo di varie varietà, di complessi e mai complicati (magari complottistici) sistemi di costruzione di sensi (rigorosamente al plurale).
Database significa archivio vivente tra machine e human! Significa logica e logiche, storie e contaminazioni.

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Le società sono sempre state modellate più dalla natura dei mezzi attraverso i quali l’uomo comunicava, piuttosto che dal contenuto della comunicazione.
(Marshall McLuhan – Quentin Fiore, Il medium è il messaggio)

   
 Festival des libertés - Bruxelles 2012 Festival des libertés - Bruxelles 2014

 


...così come lo spettatore ha perso il posto a favore dell’utente. Lo spettatore guarda, l’utente fa, vive, esperisce (thinkering?)

Il racconto si fa mondo, mondo di rimandi e citazioni, di database attraversato-attivato-manipolato dai software

L’interattività non è opzionale, è decisamente fondamentale nei media digitali...
il software è la cultura della comunicazione
il software è la logica culturale della comunicazione, dello spettacolo e dell’informazione (ma poi sono slegati? Sono ancora slegati? Sono categorie? Generi?)...

Dalle ricerche del collettivo è nato un progetto di Luca Acito e Alberto Casati. Film come Il sangue di un poeta di Cocteau o Il gabinetto del dr. Caligari di Wiene, sono “rivisti” smontando la traccia video e quella audio e creando un nuovo montaggio e una nuova colonna sonora. Il tutto eseguito in real-time sul palco: un lungometraggio riprodotto ed eseguito dal vivo in soli 15 minuti.

http://www.youtube.com/watch?v=BrrlvXQ_e5Y 

Anche il cinema rimane “dis-orientato” da un’operazione che nasce secondo un’idea e un progetto e che nell’urgenza di comunicarsi semina diversi rivoli ed esperienze. Trova nuovi pubblici, interfacce, fruizioni, si colloca in mezzo alla comunicazione attraverso pratiche di interattività. Si fa discorso attraverso i supporti e, quindi, a prescindere dai supporti, levando – proprio nell’adozione di tecnologie – l’odore di determinismo tecnologico, spesso tanto fascista quanto il fascismo storico e quello strisciante contemporaneo che gli Action30 raccontano.

I linguaggi non possono che essere multipli e quindi molteplici, generativi nel riuso totale di concetti secondo paradigmi eternamente simili e dissimili... si tratti di un libro, di un graphic essay, di una performance live, di suoni e/o visioni.

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Già nelle prime prove dei suoi raccoglimenti, egli aveva addossato a una o più forme di complesso l’insuccesso dei suoi tentativi.
(Carmelo Bene, Nostra signora dei turchi)



Alcuni testi di riferimento a mo’ di appunti...

Arcagni S. (a cura di) (2015): I media digitali e l’interazione uomo-macchina, Aracne,
Roma.

Arcagni S. (2016): Visioni digitali. Video, web e nuove tecnologie, Einaudi, Torino.

Barbeni L. (2010): Fino alla fine del cinema, Clueb, Bologna.

Debray R. (1999): Vita e morte dell’immagine. Una storia dello sguardo in Occidente,
Il Castoro, Milano.

Eugeni R. (2015): La condizione postmediale. Media, linguaggi e narrazioni, Editrice La Scuola, Brescia.

Hansen M. (2006): Bodies in Code. Interfaces with Digital Media, Routledge,
London–New York.

Himanen P. (2001): L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione, Feltrinelli,
Milano.

Kittler F. (2010): Optical Media, Polity Press, Cambridge.

Koenitz H. – Ferri G. – Haahr M. – Sezen, D. –  Sezen, T. I. (a cura di) (2015): Interactive Digital Narrative: History, Theory and Practice, Routledge, London - New York.

Rieser M. – Zapp A. (2002): New Screen Media. Cinema/Art/Narrative, British
Film Institute Edition, London.

Rushkoff D. (1996): Media Virus!, Ballantine Books, New York.

Shaviro S. (2010): Post Cinematic Affect, John Hunt Publishing, Alresford.

Shaw J. – Weibel P. (a cura di) (2003): Future Cinema. The Cinematic Imaginary
after Film, Mit Press, Cambridge Mass.

Weibel P. (2006): The Post-media Condition, in Aa.Vv., Postmedia Condition, catalogo
Centro Cultural Conde Duque, Madrid.

Youngblood G. (2013): Expanded Cinema, Clueb, Bologna.


Percorsi tra i testi di Action30...

Di Vittorio P., Manna A., Mastropierro E., Russo A. (2009): L’uniforme e l’anima. Indagine sul vecchio e nuovo fascismo

Di Vittorio P., Mastropierro E. (2015): L’informe, il rizoma, il blob. Per un divenire minore della filosofia, «Logoi», n. 5


Saggi grafici

AA.VV. (2007): La croce della normalità / L’invasione dei supernormali

AA.VV. (2008): Politiche del lapsus / Il ritorno degli uomini talpa

A. Manna, G. Palumbo (2015): Walter Benjamin Plissé, «Cahiers européens de l’imaginaire» n.7

A. Manna, G. Palumbo (2016) Pasolini jusqu’à la fin du monde, «Cahiers européens de l’imaginaire» n.8


Clip

- Performance dal ciclo L’invasione dei supernormali e la resistenza degli uomini talpa: scegliere dal canale Action30media/Youtube: Binario morto, Gli schiaffeggiatori, Bon appétit ecc.

- Cortometraggio motion comic Grande Brasserie Cyrano, in Versus / App per Ipad

- Constellation61 - Entre histoire et magie

Clip tematiche (commissionate dal Festival des Libertés de Bruxelles)

- Think Large

- La crise, ça nous prend la tête


Link

Action30 Website

Action30media (canale YouTube)

Remix the Cinema Website


Filmografia

Il gabinetto del dottor
Caligari (Das Cabinet des Dr. Caligari) (Robert Wiene 1920)

Il sangue di un poeta (Le sang d'un poète) (Jean Cocteau 1932)