Teorie

Giulio Vicinelli

«L'importante per me era sfidarmi ancora, superare quello che avevo già fatto, e dopo aver fatto crollare le montagne in Monte (Amir Naderi, 2016), per andare avanti in quella direzione avrei dovuto aprire gli oceani come Mosè. Quindi ho capito che era il momento per un cambio di direzione radicale rispetto a quello che ho fatto sinora, una sfida che investisse anche il piano stilistico, qualcosa che non avevo mai fatto prima».

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Valentina Dell'Aquila

Tra le rovine del comunismo, uno spettro si aggira nei deserti di una generazione, e lì, tra edifici collassati, Olivia Lonsdale incarna ciò per Alex Williams è questo (nostro) sentire (il sentire di una intera generazione)
Cosa è questo essere nati troppo tardi? Questo sentire di essere nati troppo tardi? La sensazione di essere venuti dopo qualcosa… Ma questo guardare al passato come a un età dell’oro dai grandi momenti, delle grandi storiche conquiste – e nel film la parola ‘passato’ tuonerà e salirà come un mantra, ripetendosi come in un rituale magico– non tradurrà l’oblio in nostalgia, non guarderà esotico a un ritorno dello stesso; annullerà, bensì, l’idea stessa di futuro che in quegli anni amorevolmente vi si cucì per i nuovi arrivati. L’impossibilità di rapportarsi con questa linea del tempo, l’impossibilità di procedere verso un proprio generazionale futuro non lascia spazio se non al ripensare a quella passata idea di futuro. O accelerare, verso una densa automazione del presente.

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Giulio Vicinelli

Passa nella sezione Orizzonti della settantacinquesima kermesse veneziana l'ammaliante Blu, nuova stanza della ballata audiovisuale degli invisibili, scritta e cantata da quello chansonniere bicefalo che risponde ai nomi di D'Anolfi e Parenti.

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Vanna Carlucci

«Nei neri spazi interplanetari quegli sciami si sparpagliavano variamente, seminando polvere di meteore di abisso in abisso. Sperduti negli spazi infiniti, avevamo quasi smarrito il globo terrestre sotto i piedi e disorientati, senza più direzione, pendevamo come antipodi, a testa in giù , sopra uno zenith rovesciato, e ci aggiravamo fra quegli ammassi stellari, passando il dito bagnato di saliva lungo interi anni-luce di stella in stella. Così vagavamo nel cielo in lungo ordine sparso, disperdendoci in tutte le direzioni per gli scalini infiniti della notte: emigranti di un globo abbandonato, che saccheggiavano le sconfinate masse formicolanti di stelle.» (B.Schulz, Le botteghe color cannella).

Di stella in stella, di cielo in cielo, in ★ di Johann Lurf assistiamo ad un gioco di tempi in cui ogni frammento notturno viene strappato alla temporalità del proprio film per incastrarsi e concatenarsi come in un mosaico in un via vai di cieli stellati.

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Giulio Vicinelli, Arianna Trigiante

Da Alcuni anni oramai si invoca, tanto da parte degli studi di ambito cognitivo che di quelli filmologici, la necessità di una convergenza interdisciplinare, e di una sintesi funzionale tra i reciproci paradigmi d’analisi. Il presente contributo intende muoversi in questa direzione tentando la via di una struttura funzionale integrata tra i due livelli di descrizione diversi, quello critico filmologico e quello relativo ai processi di embodiment.

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