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Rubrica dedicata ai libri sul cinema, dove “kine” è abbreviazione di kinetoscopio, una rudimentale cinepresa approntata da Edison negli anni del pionerismo cinematografico.


Leonardo Gregorio

altChe l’arco possa estendersi dai Lumière de L’innaffiatore innaffiato a Ciprì e Maresco è, per certi versi, secondario, parallelo. Non è infatti una storia del cinema comico, o non solo, e in fondo non potrebbe mai esserlo, perché il Comico al contempo precede il cinema e lo eccede, mostrandolo – probabilmente più di ogni altro genere, più di ogni forma, più di ogni sistema di segni – per quello che davvero è: un contenitore inadatto, fragile, insufficiente. Ontologia del corpo nel cinema comico di Alessandro Cappabianca, edito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, in questo senso è libro illuminante, è prima di tutto la scrittura, la messa in forma di questo dislivello, scrittura che non codifica (né decodifica) definitivamente il suo oggetto.
È, più in profondità, una sorta di radiografia sentimentale del Comico, di quell’universo, cioè, che può farsi rivelatore della «inconsistenza delle pretese del senso, in modo perfino più efficace di quanto possa fare l’elaborazione drammatica o tragica» (p. 11). Si verifica, e non è questione di poco conto, uno strano incontro con le pagine di questo volume: leggerle è un po’ come sostenerne la scrittura, il suo peso irreale, impossibile, o meglio ancora, è un po’ come riscriverle, reimmaginandone le domande stanti alla loro origine. Perché i corpi sanno anche essere fantasmi o possono rinascere o ancora diventare altro: il Comico è un luogo dove ciò può e sa avvenire.

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