Speciale Torino 2013

Giampiero Raganelli


belaUn elicottero che sovrasta il set, creando un fortissimo vento sottostante. Dei giganteschi ventilatori e degli inservienti che lanciano foglie secche, attingendo da una gran quantità di sacchi, in modo da farle volteggiare in aria sfruttando l'immensa forza eolica che viene così generata. In un paesaggio già di per sé desolato e marginale, colpisce il macchinoso e artificioso intervento sulla realtà per ricreare quel mondo aspro, estremo, quella finis terrae, la rarefazione primordiale, il caos degli elementi, di A torinói ló, l'ultimo immenso film di Bela Tarr, il cui backstage è ripreso in questo documentario di Jean-Marc Lamoure sul cineasta ungherese.

Luigi Abiusi

sao-karaoke-karaoke-girl-di-visra-vichit-vadakan

Mi limón, mi limonero
entero me gusta más
Un inglés dijo yeah, yeah
y un francés dijo oh lala
[…]

Me siento malo morena
cabeza hinchada morena
Que no me paro morena mmm, voy voy voy
[…]

Giuseppe Gariazzo


torinoCi sono filmografie costituite di un solo film. O che potrebbero esserlo. Per l’originalità del punto di vista, l’approccio deambulante e irripetibile individuato per scavare solchi apolidi nell’immagine e nella narrazione. L’algerino Mohamed Zinet, attore di teatro e cinema e regista teatrale, realizzò un unico film, Tahya ya Dîdû (Viva Didu - Algeri insolita, 1971), che rimane una pietra miliare della cinematografia algerina. Il tunisino Mohamed Ben Smaïl esordì nel 2000 con il sorprendente Ghodoua Nahrek (Demain, je brûle…), presentato a Venezia, a tutt’oggi la sua unica regia. Si pensa a questi cineasti, per limitare il campo al Maghreb, e alla unicità delle loro opere, vedendo il primo lungometraggio della cineasta algerina Narimane Mari Loubia Hamra (Red Beans). Che potrebbe avviare una filmografia meravigliosa o rimanere un isolato gioiello prezioso.

Luigi Abiusi


histoire-de-ma-mort-historia-de-la-meva-mort-23-10-2013-2-gSe c’è un pregio di Carlo Mazzacurati è quello che ama i suoi personaggi, sempre carenti (per lo più di pecunia), lacunosi, bistrattati. Che poi sembra difficile non amare il Fabrizio Bentivoglio della Lingua del Santo (adesso ripreso in un cameo esilarante in cui, insieme a Silvio Orlando, interpreta la parte di un venditore di dipinti su un canale televisivo, inventandosi immantinente, movimenti pittorici, stili, motivazioni semiologiche di questa o quella tela) o il Mastandrea di questa Sedia della felicità (nella sezione “Festa mobile”) mentre va alla ricerca di un tesoro nascosto in una sedia, che poi si tramuterà nella conquista dell’amore.

Luigi Abiusi


Frances-HaTra l’altro Noah Baumbach implementa le potenzialità luminose di quella Greta Gerwin che già risplendeva ne Lo Stravagante mondo di Greenberg, nonostante una goffaggine che lì era marcata dal suo sovrappeso, una cacofonia che per Baumbach era essenziale a puntellare la cisposità, la faticosa noia della realtà in cui si muoveva lo stesso Greenberg, antieroe verso cui indirizzare più risentimento che partecipazione.

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