Dossier Hong Sang Soo

Alessandro Cappabianca

Filmare due persone, in genere un uomo e una donna, oppure due donne, che parlano, sedute una di fronte all'altra, separate da un tavolino, di solito quadrato, ma anche circolare, ingombro di tazze, piatti, bicchieri, bevande e avanzi di cibo: situazione ricorrente, nei film di Hong Sang-soo. La mdp, in genere, inquadra tutte e due, poi passa dall'una all'altra, ma senza stacchi, con movimenti morbidi orizzontali, in una sorta di piani-sequenza minimi, legati al ritmo del discorso e dell'ascolto.

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Giovanni Festa

«No toda es vigilia la de los ojos abiertos
Macedonio Fernandez

Where are you calling from?
A booth in the midwest
Ten years ago.»

(Joan Baez)


Al confine fra due mondi (l’occidentalizzato neoliberale e il totalitario), prima della terra di nessuno demilitarizzata, i sudcoreani hanno montato un vasto anfiteatro con una grande finestra-schermo che si affaccia sul lato nord1]L’aneddoto è raccontato da Žižek nel terzo intermezzo di Vivendo al finale dei tempi., trasformandolo in spettacolo: incorniciare non è infatti un atto innocente: ogni finestra è sempre, contemporaneamente, uno schermo dove si proiettano prospetticamente una serie di valori. Lo schermo diventa un territorio di mediazione virtuale che implica, nello stesso tempo, una cesura che interpone allo “sfondato” (così si chiamano le grandi simulazioni barocche che rompono la superficie della cupola con un buco beante falso, dipinto) il  lato, invisibile e materiale insieme, della superficie diafana di proiezione.

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Grazia Paganelli

Analizzando i film di Hong Sang-soo ci si rende presto conto che il suo sguardo si sofferma ad interrogarsi sempre sulla relazione che esiste tra il cinema e l’impossibile comunicazione tra uomo e donna. Sta in questo nodo la maggior parte del suo lavoro, e ad ogni film ci si accorge di una sensazione diversa, di un sentimento, di una percezione nuova, scoperchiata e ammirata come farebbe un entomologo, consapevole ad ogni film che sia immensa la gamma di scoperte ancora da fare.

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Massimo Causo

Resta sempre forte l'idea del contrasto - placido, acquisito come sostanziale - tra l'opposizione e la coincidenza nel gioco di ruoli che il cinema di Hong Sang-soo costruisce in scena. L'occlusione dello spazio rappresentativo in luoghi (interni o en plain air essi siano, poco importa) che contengono simbolicamente la divergenza tra l'essere e l'aspirazione esistenziale, il desiderare, il rimpiangere, l'aspettare... Ecco questa occlusione è la traccia che definisce in maniera inequivocabile il dramma ovviamente trasparente cui si affidano, nella loro leggerezza e nella loro gravità, i personaggi di questo autore.

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