Speciale Kieslowski

Vincenzo Buccheri

Vincenzo Buccheri

alt«Il cinema è l’arte del vedere»: così sentenziava, in un indimenticato finale, la wendersiana proprietaria del cinema Wei e Wand. Truismo indiscutibile, certo, ma come tale tutt’altro che irrilevante al nostro scopo (al di là delle usurate diatribe sul vario ed eventuale specifico cinematografico).

Se il cinema è l’arte del vedere, dunque, ben vengano film come questo di Kieślowski, ch’è a un tempo piacere degli occhi e saggio sul vedere, vertigine visiva e teoresi sull’immagine e sullo spettatore (un po’ come tutti i film, insomma, obietteranno con ironia gli avversari dell’autoreferenzialità oggi così in voga: ma non lo diceva già Truffaut che ogni film porta con sé, inevitabilmente, una certa idea del cinema unitamente a una certa idea della vita?).
Qui si cercherà di mostrare come questo film rapinoso, sfuggente, misticheggiante, sia poi anche un acutissimo saggio sulla natura (duplice?) della “vera” immagine cinematografica e sul diverso (duplice?) atteggiamento dello spettatore di fronte a essa. Nella parte conclusiva, poi, si vedrà come l’intervento dell’autore nel finale, apparentemente risolutore, sia in effetti ben poco risolutore, anzi diciamo avventato e un poco semplificatorio, benché poi riassorbito nell’ultima (“Vera”) immagine del film.

Ilaria Floreano

Ilaria Floreano

altSe invitato a firmare un autografo, Zbigniew Preisner trasforma la coda dell’ultima “r” nell’incipit di una semicroma, cui ne accosta altre per poi racchiuderle tutte dentro un pentagramma. Mentre era impegnato a registrare la colonna sonora di Film Blu con l’orchestra Sinfonia Varsovia, il compositore nato a Bielsko-Biała il 20 maggio 1955 ricevette svariate visite della protagonista del film, Juliette Binoche, che si immerse tanto nel proprio personaggio di presunta compositrice da consigliare al maestro la sostituzione di un oboe con un clarinetto. Consiglio che, accantonata qualche perplessità, Preisner seguì, e poco conta che oltre vent’anni anni dopo, durante la presentazione di un libro dedicato a Kieslowski e al suo rapporto con la musica, Preisner smentisca l’aneddoto riportato da Ermanno Comuzio su «Cineforum» (n. 353/1996): si nasconde una piacevole levità in questo creatore di musiche che hanno una poderosità intensa da XIX secolo, le cui ultime produzioni cinematografiche sono per nientemeno che The Tree of Life di Terrence Malick e La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Valentina Dell'Aquila

Valentina Dell'Aquila

altForse davvero si consiste negli oggetti, in quegli strati che si utilizza, si rappresenta... Disporre della natura, portarla al suo paradosso, introdursi nel meccanismo incastrato di un’idea e lastricarla: il pensiero si deduce dal pensiero, dalla sua conseguenzialità ri-costruita (appunto a strati), dal contrasto col contingente. Il potere è nella sua intensificazione, nella realtà, nel suo interno. Ecco semmai il ruolo del reale (che poi è astrazione: reale forse come potere, nell’esterno del suo contagio o nell’esercizio di questo, produzione e riproduzione).

Archivio

Teniamoci in contatto