Michael Cimino

altQuando lavoravo con Clint Eastwood per Una calibro 20 per lo specialista […] gli chiesi: «Clint sei contento di come sta venendo il film? Pensi che ci siano delle cose che dovrei fare per renderlo migliore?». Lui mi rispose: «Michael non ti preoccupare: quello che voglio da te è la tua visione. Quello che hai messo sulla pagina voglio che me lo porti sullo schermo!». Nessun altro mi ha più detto una cosa simile da allora.


Clint una volta mi ha confidato: «Sai, ho lavorato con moltissimi registi. Ma pochissimi sapevano come portare lo scope sullo schermo. Ho lavorato con registi che si sono trovati di fronte ad alcune delle montagne più belle del mondo e quando le portavano sullo schermo sembravano, con tutto il rispetto possibile, merda! Tu sai come portare lo scope e io voglio che tu lo faccia»: Le montagne sono come le donne: se ti avvicini troppo non vedi nulla, se ti allontano troppo le perdi... Per quanto mi riguarda, ho una specie di relazione perfetta con la mia macchina da presa e le montagne. […] Non si tratta di prendere le misure esatte... è qualcosa che ha a che fare con la tua anima, con il tuo spirito.

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C'è in continuazione una folle pressione per fare le cose in fretta. Ma quando ti trovi a filmare fra le montagne, quelle vere, le grandi montagne in Arizona, nel Montana, Colorado, devi rispettare la montagna. La devi rispettare proprio come farebbe uno scalatore. Gli scalatori dicono: «se non rispetti la montagna, la montagna ti ucciderà». Quando filmi è la stessa cosa. Perché puoi avere nella testa un'idea millimetrica di quello che vuoi fare, di come vuoi organizzare la messinscena intorno a una montagna, ma magari, proprio quando hai chiamato gli operatori, i tecnici e gli attori per girare la scena, ecco che una nuvola copre la montagna e quella magnifica luce che avevi a tua totale disposizione è scomparsa. Che fai adesso? Ti trovi nelle montagne, le cose cambiano in continuazione... Adesso si tratta di prendere una decisione: […] la montagna mette alla prova il tuo coraggio. È come se dicesse: «Vediamo se sai aspettare...».

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Ti sfida, ti provoca, proprio come farebbe una donna. «Aspettiamo e vediamo cosa farai ». E intanto tu aspetti, aspetti, aspetti. […] La montagna ti mette continuamente alla prova. Ma sei hai il coraggio di aspettare allora la montagna ti ricompensa con la sua bellezza e allora puoi avere l'immagine che desideri. Ogni volta che lavoro fra le montagne, alla fine di ogni giornata dico: «Grazie montagna. Grazie per avermi donato la tua bellezza» e le offro una preghiera. Quando lavori in un posto molto bello devi assolutamente metterti in contatto con gli spiriti del luogo, del paesaggio. Se non riesci a comunicare con questi spiriti significa che non rispetti i luoghi nei quali ti trovi e non ne apprenderai mai la bellezza. Questo sentire rispecchia la filosofia dei pellerossa americani. Le parole che pronuncia l'anziano indiano in Verso il sole, le ho scritte io.

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Ogni cosa possiede uno spirito, persino la grandine che cade dal cielo. Le pietre. Tutto ha vita. Le piante come le rocce. Tutto il pianeta è un organismo. Devi rispettare tutta la vita. Persino la grandine che cade dal cielo. Se dentro di te possiedi l'umiltà di accettare l'idea che sei parte di tutto ciò, che non sei diverso dalla grandine, dalle pietre, dagli alberi, dalle montagne, dal cielo... Se dentro di te trovi l'umiltà di diventare parte di tutto questo allora puoi partecipare della bellezza. Altrimenti ti limiti a scattare un'istantanea. Se invece diventi vivo, una sola cosa con tutte le cose, allora ti sarà dato tutto ciò che c'è nel cuore. Questo è il motivo per cui John Ford è stato in grado di catturare la bellezza della Monument Valley. Nessun altro c'è riuscito. Nessuno. Nessun altro che si è recato nella Monument Valley dopo John Ford è riuscito a filmarla. […] Ho troppo rispetto per  John Ford per filmare nella  Monument Valley...

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Estratto ripreso da Pensiero contro Capitale. Conversazione con Michael Cimino di Giona A. Nazzaro e Rinaldo Censi  per «Filmcritica» 533.