Gemma Adesso

altQui me ne stavo e attendevo, nulla attendevo,
al di là del bene e del male, or della luce
godendo, or dell’ombra, tutto semplice gioco,
e mare e meriggio, tutto tempo senza meta.

E d’improvviso, amica! Ecco che l’Uno divenne Due –
- e Zarathustra mi passò vicino…

(Sils-Maria, Nietzsche)


Oltre ad essere una poesia in appendice alla Gaia scienza, Sils-Maria è il luogo della visione e dello scioglimento dell’enigma: «a 6000 piedi al disopra del mare…» (Nietzsche)1si rivela quel pensiero abissale che esplode nello spazio, annulla l’orizzonte e si concentra tutto in tempo, nell’al di là sospeso di quell’attimo, cioè, che non si attende e in cui prende forma la distanza attraverso la quale le cose diventano nitide. Sils è il fuori campo che precede l’azione (liberazione dalla gravità) in una tensione «verso l’alto» che trasfigura; davanti alla porta carraia i sentieri si biforcano in un passato e in un futuro eterni, l’attimo («d’improvviso») è quello della decisione in cui si deve mordere la testa del serpente nero che soffoca (Nietzsche 2006)2.

Anche i soggetti si sdoppiano, le voci si sparpagliano in fughe che rincorrono un motivo principale («attendevo, nulla attendevo») e ripetendolo lo variano dandogli nuova forma. Zarathustra è l’eternità invisibile che si rappresenta come evento e passa a sfiorare il soggetto fisso nella sua concentrata solitudine confondendone le rappresentazioni.
L’integrità così è moltiplicata, l’Uno monolitico esplode nel Due e il gioco comincia.

«…molto più in alto delle cose umane», il mondo è un’apparizione senza luogo, un mare aperto e, pure, paesaggio pacato, in cui vaga il Minotauro, bestia dalla doppia natura; veglia Arianna, antica custode dei misteri; si perde Teseo, eroe estenuato dalla ricerca del filo teso verso l’uscita. Tutti sono lo stesso costruttore di un falso labirinto eretto a monumento per glorificare la finzione: liberatore/prigioniero divorato dal «desiderio che lo tiene sveglio»3, egli si finge cieco e cerca, al termine dei corridoi, delle stanze e delle vette il giorno e la notte o un fenomeno raro che ne anticipa il cambiamento.
In «quella zona di virtualità che si sfaccetta e si ripiega su di sé, dentro le spire serpentesche nietzscheane nel cielo di Sils» (Abiusi 2014, p. 523), Maria interpreta Helena pur sentendosi incatenata alla rappresentazione di Sigrid; Jo-Ann è impegnata nell’eterna recita del ruolo di se stessa pur dovendo interpretare Sigrid; e Valentine aiuta Maria a ripetere un copione che ritorna nelle variazioni dei ruoli, sostenendo sia le battute di Helena che quelle di Sigrid, perché è il doppio esatto e sempre mancante dell’identità disintegrata di Maria pur sentendosi più prossima all’unità con Jo-Ann.
Quello di Assayas non è un film su Nietzsche, ma è un film profondamente nietzscheano, disseminato di indizi che lasciano indovinare («tutto semplice gioco») un confronto intenso con il suo pensiero e con i suoi luoghi (oltre a Sils che lo connota inequivocabilmente, si accenna a Basilea, città dove Nietzsche trascorse dieci anni della sua vita insegnando all’università)4.

È nello spazio sfrangiato del virtuale che i ruoli si manifestano, variano e si ripetono infinitamente nei profili, nei messaggi, nelle immagini; i luoghi dunque scompaiono in funzione dei ruoli messi in scena sui social come nell’anonimia di camere d’albergo e in vasti spazi neutralizzati dalle altezze. L’orizzonte non è contemplato, il fenomeno si manifesta solo nell’immensità del cielo5, luogo virtuale per eccellenza e soggetto principale di un film doppio: quello di Assayas è il ritorno del diverso che si potrebbe vedere potenzialmente in eterno nella pellicola del 1924, Cloud Phenomena of Maloja, di Arnold Fanck.

Dopo aver sgombrato il cielo da deità, cercare nel mondo presunte nuove possibilità di orientamento può significare moltiplicare l’immagine attraverso il progresso del presente. Che il presente progredisce significa appunto che eccede nelle rappresentazioni dell’attimo della decisione, catturato e poi ritoccato, amplificato e inviato nell’etere.
All’immensità di questo cielo virtuale fa pensare il canone perpetuo, continuo, «tutto tempo senza meta» e fuga perfetta da vetta a vetta di Pachelbel. «Al centro della Fuga c’è il Soggetto, […] un motivo breve, incisivo, chiaro, che viene poi ripetuto in maniera pressoché identica dalle altre voci (imitazione)» (Caputo 2012, p. 48)6.

Ma se il Canone è il tentativo della modernità di razionalizzare e fissare la rappresentazione, il soggetto in qualche modo passa e diviene invisibile nella postmodernità. Il soggetto è l’autore (della pièce) di cui si parla sempre nella sua perpetua scomparsa, è l’attore imprigionato in un ruolo insostenibile perché cancellato dal tempo che passa, è l’amica («e d’improvviso, amica!») che svanisce tra i sentieri e a cui il motivo principale si rivolge dal principio ed è il gioco stesso in movimento che non si arresta.
Il mondo oscilla nell’ultima rappresentazione dell’Uno-sdoppiato in un labirinto pieno di fili mentre il fenomeno nel cielo di Sils resta invisibile fuori campo, enigma della visione.


Note

1 In un appunto stranamente datato, Nietzsche scrive: «Inizio agosto 1881 a Sils-Maria, a 6000 piedi al disopra del mare e molto più in alto di tutte le cose umane». (KSA 9, 494; N 1881, 11[141]. V, 2, 380).

2 Nietzsche, La visione e l’enigma (in Nietzsche 2006).

3 Non è solo una battuta del copione che Valentine ripete a Maria, ma la sintesi del loro rapporto dominato dalla finzione attraverso la quale si giocano i loro ruoli nello spettacolo come nella vita.

4 Ancora una curiosa coincidenza è nel nome dell’autore delle pièce teatrale Maloya Snake, Wilhelm, secondo nome dello stesso Nietzsche. La sua invisibile presenza è costante come il riferimento sottaciuto all’opera del filosofo.

5 «è solo l’occhio tuo – o infinitudine! / Che immenso mi sta guardando!». Verso nuovi mari è la poesia che precede Sils-Maria in Gaia scienza.

6 Annalisa Caputo, Il soggetto in fuga. Per una rilettura del moderno e del post-moderno a partire da una chiave musicale (in Caputo 2012).


Filmografia

Cloud Phenomena of Maloja (Das Wolkenphänomen von Maloja) (Arnold Fanck 1924)

Sils Maria (Clouds of Sils Maria) (Olivier Assayas 2014)


Bibliografia

Abiusi L. (2014): Il cielo di Sils Maria in “Filmcritica”, LXIV, n. 650, dic 2014.

Caputo A. (2012): L’arte, nonostante tutto, Edizioni CVS, Bari.

Figal G. (2002): Nietzsche. Un ritratto filosofico, Donzelli editore, Roma.

Nietzsche F. (2006): Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, Adelphi, Milano.

Nietzsche F. (2007): La gaia scienza scienza e idilli di Messina, Adelphi, Milano.