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Musica: Tu straniera. Tu spazio del mio
cuore
cresciuto oltre di noi. Tu a noi il più intimo
che, superandoci di là da noi trabocca –
Sacro addio:
poiché il nostro Intimo ci sta intorno come
la più frequentata lontananza, come altra
faccia dell’aria:
pura,
immensa,
non più abitabile.
(Alla Musica, Rainer Maria Rilke)1

Un campo profondamente sconvolto è il luogo in cui la musica di Luca D’Alberto prende posto. Un campo che è spazio senza nome e quindi un non-luogo da cui si origlia l’eco di una melodia che supera l’origine, che scompone l’aria per riprendersela in mano e darle forma, darle la parvenza di un volto che non è ancora.

Luca D’Alberto è un compositore, arrangiatore d’archi e polistrumentista. Suona principalmente la violectra a sei corde, la viola ed il violino: il legno come una piccola febbre sussulta nel vuoto d’aria dello strumento; cassa di risonanza, il legno è materia viva solo se le corde vibrano al tocco delle dita degli archetti che fanno pressione, all’aria che si piega al contatto col movimento delle braccia, che si contrae a tal punto da crearsi quello che Rilke definisce la sua «altra faccia»: «il nostro Intimo» che «ci sta intorno come / la più frequentata lontananza».

La musica di Luca D’Alberto si installa lì dove tutto può raccogliersi e scivolare, goccia dopo goccia dentro questa pertica «pura, immensa, non più abitabile». I suoi lavori sono spesso accompagnati e allo stesso tempo accompagnano immagini, corpi, oggetti per smuoverli dalla loro fissità e farne sentire ancora meglio la gravità: ha collaborato con il “Pina Bausch” Tanztheater nell’ambito del “Pina40 Festival” come compositore e performer, ha lavorato con Saskia Boddeke e Peter Greenaway per la mostra evento “Icones de l'art moderne. La collection Schukin”, inaugurata a Parigi nella Fondazione Louis Vuitton, per l’installazione Obedience presso il Jewish Museum di Berlino e, sempre con loro, per la mostra Body Parts in cui accompagna – in sottofondo – un centinaio di dipinti, testi e proiezioni di Greenaway presso la Sala Veronicas de Murcia in Spagna. Tutto combacia, tutto si avvicina ad un contegno dei corpi, delle cose e dei movimenti tale che la musica diventa la loro nota definitiva, un arrivare alla fine degli occhi, lì dove un sovraccarico di immagini esposte ha reso lo sguardo cieco e si è solo in un improvviso trasalimento dopo che la carezza degli archi ha sconvolto le corde arrivando all’estasi.

Estasi è appunto il titaltolo che accompagna i primi tre capitoli (Breathe The Life AfterGrace) di un progetto audiovisivo in cui si resta, ancora una volta, abbracciati e braccati dalla gravità per poterla azzerare, il peso di una levità in cui drappi, corpi, pioggia, tronchi arroccati ed emersi dall’acqua sembrano legarsi a questa chiamata, dentro un processo che ci converte tutti: un «silenzio delle immagini che ci permette di vedere perché ciò che qui è orecchio al loro pieno scorrere, / in qualche luogo è anche occhio» (Rilke 2016, p. 561).

Se esiste un linguaggio dentro tutte le cose, in questa musica la parola è solo nella sua scrittura selvaggia fatta di soste, fughe: la musica come forma di passaggio, zona di transito in cui ogni nota diventa traccia di vento, assenza di luogo – «l’altra faccia non più abitabile» – e il racconto, se c’è, si svolge su un terreno indefinito, strada ancora da intercettare e da raggiungere, è l’approssimarsi di un incontro. Wait for me – singolo che annuncia l’uscita il 2 Giugno 2017 del nuovo album Endless per !K7 che, a partire da questo album di Luca D'Alberto, lancia 7K! (che opererà come etichetta discografica, Label Service e Management per gli artisti) prodotto da Martyn Heyne (che ha lavorato con Nils Frahm, Lubomyr Melnyk, Peter Broderick) e Henrik Schwarz –, è allora questa attesa che colma la distanza tra due punti impercettibili, connubio di strumenti d’archi e pianoforte che diventa domanda, risposta, una mano che si avvicina e l’altra che si ritrae, lieve carezza che cerca, fruga.

altÈ una storia d’amore, tutto l’album lo è: una frequenza che si rileva nella dimensione dell’assenza, la sua distanza. Ciò che nasce dalla musica di Luca D’Alberto è questa continua sperimentazione tra classica ed elettronica dando vita ad un stile contemporaneo capace di avvicinarsi il più possibile all’insostenibile leggerezza di un tempo che cade «a picco sul corso dei cuori che passano», sul flusso caotico dell’esistenza, sulla materia pulsante e sonante della terra, dei corpi e delle cose per farne emergere quella che Celan definiva essere «una cosalità ultima» (Celan 2010, p. 79) e cioè poetica, l’ultima immagine: «l’ombra che ciò proietta», un paesaggio udibile che finalmente s’inarca.


Note

1 La poesia di R. M. Rilke è inserita nella sezione Poesie sparse (Rilke 2016, p. 483)


Discografia

Endless (Luca D’Alberto 2017)


Bibliografia

Celan P. (2010): Microliti, Zandonai, Rovereto.
Rilke R. M. (2016): Poesie (1907-1926), Einaudi, Torino.