Uzak 45 | inverno/primavera 2024

Rapsodie

Vanna Carlucci
30-01-2017


Il titolo STUDIO etimologicamente sintetizza l’atto e il luogo, il gesto e l’officina: implica una mobilità (mentale, fisica)  che parte da una zona interna  per tendere verso l’esterno (dal lat. stùd-ium che propriamente vale come impulso interno e il tendere con zelo), dunque un movimento che rievoca parallelamente l’atto di creazione artistica. Non c’è solo la volontà da parte di Francesco Dongiovanni di filmare i volti che nascono dal pennello dell’artista tarantino Pierluca Cetera ma qui, al lavoro, c’è anche l’occhio cinematografico. Si tratta dell'opera nell'opera, nel loro farsi, ovvero "l'occhio e la mano", lui che insegue l’altro in una specie di officina per due.

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Luca Romano
23-01-2017


altIl nero è un problema. Rappresentare il nero è un problema, lo è stato e lo è nel cinema, lo è nella fotografia, lo è anche nella stampa dei disegni, delle graphic novel. È un problema perché ancora oggi non si riesce ad assorbire la totalità della radiazione luminosa, quindi non si riesce a rappresentarlo. Ma più che un problema di rappresentazione è necessario capire il nero come questione sociale, perché la percezione dei colori è una questione sociale, trasformando il lavoro sul nero come un lavoro sulle parole e sul concetto. Ed ecco che il nero diventa un contorno, una forma che delimita un qualcosa, il tratto di una scritta, o il contorno di un volto. Scostarsi dalla bicromia bianco/nero è allontanarsi dall’essenza del tratto e della comunicazione, in favore di qualcos’altro che complica, che rende la comunicazione stessa incomprensibile.

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Leonardo Gregorio
16-01-2017

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«Per la felice e gioiosa riaffermazione del cinema quale strumento privilegiato di descrizione e analisi della realtà, in grado di stemperare la drammatica eredità dell’Algeria nell’apertura incondizionata e fiduciosa al futuro delle giovani generazioni». Così, nell’ambito del concorso Amore e Psiche del MedFilm Festival 2016 a Roma, la giuria ha motivato il Premio per la Miglior Regia al film Le jardin d’essai.

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Mariangela Sansone
19-12-2016

alt«Sono così stordito dal niente che mi circonda, che non so come abbia forza di prender la penna […]. Se in questo momento impazzissi, io credo che la mia pazzia sarebbe di seder sempre cogli occhi attoniti, colla bocca aperta, colle mani tra le ginocchia, senza né ridere né piangere, né muovermi altro che per forza dal luogo dove mi trovassi. Non ho più lena di concepire nessun desiderio, neanche della morte, non perch’io la tema in nessun conto, ma non vedo più divario tra la morte e questa mia vita, dove non viene più a consolarmi neppure il dolore. […] Sono così spaventato della vanità di tutte le cose, e della condizione degli uomini, morte tutte le passioni, come sono spente nell’animo mio, che ne vo fuori di me, considerando ch’è un niente anche la mia disperazione» (Leopardi 1982, p. 151).

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Matteo Marelli
12-12-2016

altIl 14 settembre 2012 la nave da crociera Adventure of the Seas avvista, nella tratta di mare che separa la costa nordafricana e la Spagna, un gommone in avaria carico di migranti partiti dall’Algeria. Una storia “d'ordinaria migrazione” che il passeggero Terry Diamond decide di filmare. Ciò che ne ricava è una ripresa, in bassa risoluzione, di 3 minuti e 36 secondi che poi caricherà su YouTube.


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Valentina Dell'Aquila
05-12-2016

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When the pilot was killed in Mogadishu or in Aden, you said that for each victim in Aden, we should execute a terrorist in Stammheim, in public. And that’s democratic?... You don’t care about laws, but you call yourself a democrat!
There are situation when you don’t care about laws, and you call yourself a democrat? Ordinary murders often act for the wrong reasons. But what worries you about terrorists is that you could understand them. How can there be situations when you don’t care who makes the law? And what laws! Democracy is a form of State which is the most humane, yes or no? Would authoritarianism be better?
(R. W. Fassbinder in (I) Deutschland im Herbst, AA. VV. 1977-78)

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Giulio Vicinelli
28-11-2016

altAntiporno, nuovo gioiellino meta riflessivo di Sion Sono appena passato al trentaquattresimo Torino Film Festival, ha molti dei tratti più riconoscibili di questa sorta di unicum che è il segno autoriale di Sono. Anche in questo caso le protagoniste sono giovanissime, poco più che adolescenti e il fatto che Kyoko sia una scrittrice di fama richiama tanto la professione del marito di Izumi in Guilty of Romance che la Taeko di Strange Circus del 2005 il cui romanzo finge da cornice a tutta la storia.

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Michele Sardone
21-11-2016

altUna figura umana vaga sul piano desertico del mondo: potrebbe essere questa l’immagine che persiste durante la visione di un film della Reichardt. Data un’immagine così scarna ( e disperata, ma la disperazione è forse conseguenza di una così drastica scarnificazione dell’immagine stessa), ognuno dei termini che la compone acquisisce un determinato peso emblematico: la figura, la vaghezza, il deserto (fisico e metaforico nel quale si muove) sono rappresentazione esistenziale dell’umano.

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Nicola Curzio
14-11-2016

altTrevor è un giovane stand-up comedian senza arte né parte. Di notte si esibisce con scarso successo nei locali della sua città, di giorno sfoga la sua rabbia e la sua frustrazione ascoltando musica a tutto volume e appiccando piccoli incendi dove gli capita.


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Sergio Grandolfo
07-11-2016


altC’era una volta: è la promessa di una narrazione, di Mysterious object at noon, di un allontanamento dal presente: un viaggio, quello del cinema di Weerasethakul, che sin dal suo esordio si addentra nel territorio thailandese, quotidiano militarizzato, realtà tropicale in bianco e nero da cui far riemergere quel paesaggio misticheggiante e trasognato dei racconti popolari, dei miti e delle leggende, che si ritrova come dolcemente sospeso sulle palpebre di chi quasi ammalato favoleggia a occhi aperti, alla luce alta del mezzogiorno o del meriggio, luogo del quotidiano assopito, rivelazione impenetrabile.

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