La luce spettrale – onirica sulle cose, sulle sagome erranti nel baratro notturno – della luna, «sorella delle atonie», o di chissà quali pianeti elettrici, quali astri cuciti come bottoni sul velluto blu della notte, circuìti dai pelaghi muti, dalle cloache di cosmo in cui finiscano avanzi opali di comete, Chandelier Arp incede a passi, a lassi di synth, di note larghe e di rif, prima che la batteria e il basso (rapido) in contrappunto rompano l'attesa, quest'ansia del ritmo, della fuga, e disegnino una farandola d'iridi, d'abbagli, d'oblii.