Cose viste

Sguardo sui film distribuiti, usciti in sala: tra recensioni, brevi saggi e scritture ibride, ecco com'è articolato il transito "ufficiale" dei film (e delle idee correlatevi) in Italia.


Michele Sardone

Michele Sardone

altNon si può descrivere tutto. Questo è il grosso problema del documentario. S’impiglia nella sua stessa trappola. [...] Se faccio un film sull’amore, non posso entrare nella stanza dove delle persone vere stanno facendo l’amore. [...] Per questo probabilmente iniziai a fare lungometraggi. Qui non ci sono problemi. Ho bisogno di una coppia per fare l’amore, a letto, la cerco. [...] Posso perfino comprare della glicerina, metterne alcune gocce negli occhi di un’attrice e lei piangerà. Sono riuscito a fotografare delle lacrime vere molte volte. È una cosa completamente diversa. Ho paura delle lacrime vere. Infatti non so se ho il diritto di fotografarle. [...] Ma adesso ho la glicerina. (Kieślowski in Žižek 2010, pp. 121-22)

Raffaele Cavalluzzi

Raffaele Cavalluzzi

altUna delle componenti della cifra interpretativa di Maps to the Stars (2014) di David Cronenberg (dal romanzo Dead Stars di Bruce Wagner) è il fuoco, il fuoco eterno dell’inferno, l’inferno di Hollywood cinica e corrotta, “una città orripilante”. Havana Segrand (l’eccellente Julianne Moore) è un’attrice che rischia ormai l’età del declino ed è marcia fino all’osso, marcia nei costumi, cinica, arrogante, sfrenatamente egoista nei comportamenti. La sorte vuole che la fase critica della sua carriera coincida con l’idea del remake di un famoso film già interpretato da sua madre trent’anni prima: dopo quel film – con scene che alludono, non a caso, a una vicenda manicomiale della protagonista – la madre di Havana morì in un incendio (l’inferno).

Matteo Marelli

Matteo Marelli

alt«E ciò che io sono – e che per principio mi sfugge –
lo sono in mezzo al mondo,
in quanto il mondo mi sfugge»
(Jean-Paul Sarte, L’essere e il nulla)





Raffaele Cavalluzzi

Raffaele Cavalluzzi

altDomani, e poi domani, e poi domani / il tempo striscia un giorno dopo l’altro / a piccoli passi, fino all’estrema sillaba / del discorso assegnato, e i nostri ieri / saran tutti serviti / a rischiarar la via verso la morte / ai folli. Breve candela, spegniti! / La vita è solo un’ombra che cammina, / un povero attorello sussiegoso / che si dimena sopra un palcoscenico / per il tempo assegnato alla sua parte, / e poi di lui nessuno udirà più nulla: / è un racconto narrato da un idiota, / pieno di grida, strepiti, furori, / senza significato alcun!
(Macbeth, atto V, scena V)

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