Sezione dedicata ai rapporti tra il Medioevo e le immagini del cinema che lo ritraggono, a cura di Raffaele Licinio.
1. Il Settimo Sigillo. Medioevo, partita a scacchi contro il nulla
La generazione precedente alla mia, quella di chi oggi ha tra i settanta e i novant’anni, è stata forse segnata soprattutto dalla radio; quella successiva alla mia, i trenta-cinquantenni, è una generazione decisamente televisiva; la prossima, quella di chi oggi ha fra i dieci e i trenta, è una generazione informatico-telematica, tutta computer e telefonini. Noialtri che stiamo tra i cinquanta e i settant’anni, noi generazione della guerra in Vietnam, del boom economico e del Sessantotto, noi contemporanei di Bob Dylan e di Sean Connery, siamo senza dubbio una generazione profondamente segnata dal cinema, intrisa di cinema. Non che il grande schermo e la pellicola al nitrato d’argento non fossero cose anche di prima: è ormai praticamente un secolo che ogni generazione ha i suoi idoli cinematografici, e Charlot non vale certo meno di Johnny Depp.
1. Il sogno del Medioevo
Dove abbiamo imparato, dunque, tutto quello che sappiamo sul Medioevo? E come?
Come ha ben scritto Giuseppe Sergi, ciò che colpisce, negli sguardi sul passato, e sul Medioevo in particolare, è la compresenza di due categorie psicologiche antitetiche, assimilazione e distanziamento. Da un lato si cercano aspetti della storia degli uomini nel passato che più facilmente possano dire qualcosa sul presente, momenti di vita quotidiana, o sentimenti ed emozioni, o che, in prospettiva, indichino possibili sviluppi futuri della civiltà; dall’altro, in positivo o in negativo, il passato impone una fascinazione collettiva indotta dalla diversità dell’esotico ritrovato negli stessi luoghi del presente, ma lontano ormai irrimediabilmente nel tempo.