C'è un'immagine, giusto all'inizio de La cordillera de los sueños di Patricio Guzmán che mi è venuta in mente quando ho cominciato a pensare a come introdurre un montaggio di testi dedicato al Cile, a cinquanta anni dal golpe di stato civile-militare dell'11 settembre del 1973.
Sabato 17.5.75
Come uscire dal viaggio rimanendo comunque nel viaggio?
Fare di questa follia un fatto di bellezza postuma come questa rondine
che viene ogni giorno in un nido inesistente sulla porta della capanna,
che persiste qui in questa falsa estate e si inganna volando e volando.
SCENA I
[L’opera fu rappresentata originariamente in una sala cinematografica e i personaggi fanno riferimento a un film proiettato. Secondo altri contesti di montaggio è possibile una descrizione alternativa di ciò che vedono e del luogo dove si trovano].
Edipo e Antigone entrano caricando valigie
EDIPO: Che vedi?
ANTIGONE: Non si vede granché
EDIPO: Che dicono? Di che cosa parlano?
ANTIGONE: È un film muto
EDIPO: Davvero? E come proseguiamo? E, innanzitutto, dove ci troviamo?
ANTIGONE: Di fronte al palazzo
EDIPO: Me ne rallegro. Ho detto che me ne rallegro. E tu?
ANTIGONE: Sono qua
EDIPO: Così va meglio. Chiamami padre. Non è così che bisogna fare? Chiamami cosi. Va bene?
ANTIGONE: Padre…
EDIPO: Che lo sappiano. Che si sappia
ANTIGONE: Ho paura
EDIPO: Non dire così
ANTIGONE: Quindi starò zitta
EDIPO: Ed io? Eh? Sei qui? Anti, rispondi a tuo padre! Ehi! Rispondi! Non c’è nessun altro qui? Sembra quasi che sia solo no?
ANTIGONE: Sono qui
EDIPO: Bene. Così va meglio. Dimmi, c’è qualcosa davanti a me? Qui?
ANTIGONE: Un film
EDIPO: Di che genere è?
ANTIGONE: È un film di terrore
EDIPO: Che bello!
ANTIGONE: Però è muto
EDIPO: Raccontami di più
ANTIGONE: Non si capisce, te l’ho detto, è un film muto
EDIPO: Si muoveranno almeno le ombre
ANTIGONE: Le ombre, si
EDIPO: Ci sarà qualcuno che muove le labbra
ANTIGONE: Si, questo si
EDIPO: Bene, allora, decifra, per dio!
ANTIGONE: Parlano in un’altra lingua
EDIPO: Una lingua arcaica?
ANTIGONE: Ho l’impressione che parlino una lingua a parte
EDIPO: Che bello
ANTIGONE: Sembra che l’opera sia a proposito… a proposito di un tradimento
EDIPO: Ahi!
ANTIGONE: Che?
EDIPO: Mi fa male il piede. È gonfio
ANTIGONE: Lo so
EDIPO: Fa qualcosa
ANTIGONE: Non c’è niente da fare
EDIPO: Oh, questa sì che è buona. Non ci sarebbe quindi nulla da fare
ANTIGONE: Nulla
EDIPO: Non sono sordo. Mi fa male il piede. Questa non è una ragione per arrabbiarsi, vero? Sei qui? Non c’è nessuno più in là? Si, si, capisco. È un posto unico. Un teatro. Un posto unico predisposto dalla città per favorire incontri. Un posto sospettoso. Il posto ideale per incontri sospettosi. È qui che vengono a incontrarsi gli amanti colpevoli. Ambiente vellutato. Il posto perfetto per rigirare i fatti a nostro favore, non è così? Anti. Dove sei? Ah, perfetto, si è arrabbiata
ANTIGONE: No, padre, non sono arrabbiata
EDIPO Ahi, ahi, ahi!
ANTIGONE: Stai meglio?
EDIPO: Si grazie. Va bene, continua a raccontare, che altro c’è
ANTIGONE: La scena è cambiata
EDIPO: Che cosa viene mostrato?
ANTIGONE: Nulla
EDIPO: Si suppone che cose di questo tipo dovrebbero piacerci?
ANTIGONE: Non c’è nessuno
EDIPO: Adesso non c’è nessuno o è sempre stato così?
ANTIGONE: Non saprei dirtelo
EDIPO: Questa è la migliore. E che se suppone che dovrei fare io?
ANTIGONE: Aspettare
EDIPO: A chi?
ANTIGONE: Bene, chiedi
EDIPO: Quindi c’è qualcuno
ANTIGONE: Se vogliamo…
EDIPO: È a richiesta? C’è qualcuno a cui chiedere?
ANTIGONE: Vedo a qualcuno di là. Dall’altro lato delle ombre
EDIPO: Che ombre?
ANTIGONE: C’è un film di terrore
EDIPO: E quindi?
ANTIGONE: Dall’altro lato c’è gente
EDIPO: Non si dice “le ombre”. Si dice “un film”. Si dice “dell’altro lato dello schermo c’è gente”. Non è necessario dire “le ombre”. Fanno paura, le ombre, Sono cieco
ANTIGONE: C’è qualcun altro, lì, dietro di noi
EDIPO: Davvero? Questo è nuovo?
ANTIGONE: I miei occhi si stanno abituando all’oscurità
EDIPO: Mi ascolti! Lei! Dove si trova?
GUARDIA: Sono qui
EDIPO: Venga, per favore
GUARDIA: Per far che?
EDIPO Venga da questa parte. Io non posso venire verso di lei. Sono cieco.
GUARDIA: E allora?
EDIPO: Questo dovrebbe rallegrarlo. Un cieco nel teatro è di buona sorte
GUARDIA: Io non lo vedo. Non posso sapere se lei è cieco per davvero
EDIPO: La diffidenza. Ah, Danimarca, ti riconosco. Sempre la diffidenza!
GUARDIA: Non ho il diritto di venire verso di voi. Questa zona… ah! È pericolosa!
EDIPO: Lei ha paura dei ciechi
GUARDIA: Ci sono cose che cadono. Da sopra. E, in più, non posseggo… autorizzazione. Lì dove si trova lei è un’altra tariffa
(si ascoltano risate di bambini)
GUARDIA: lo vede, è questo
EDIPO: Bambini? A quest’ora? Perché non stanno dormendo?
GUARDIA: Giustamente, dormono. Hanno incubi e tirano cose
EDIPO: Quali cose?
GUARDIA: Libri. Libri di scuola
EDIPO: I più pesanti
ANTIGONE: Padre, andiamocene di qua
EDIPO: E il film? Tu mi dirai che è normale. Siamo in un cinema. Però bene, è qui dove ci hanno detto di venire, vero?
ANTIGONE: Qualcuno ci ha preso in giro. Non si riceve la gente in un posto così. Tu stesso lo hai detto. Questo è per incontri sospettosi. Non incontreremo un luogo di accoglienza
EDIPO: È perfetto. È il posto indicato. Caro amico, si trova ancora qui?
GUARDIA: Si, sono qui
EDIPO: Mi faccia la cortesia di chiamare a qualcuno
GUARDIA: A chi?
EDIPO: A una autorità della città. Dev’esserci qualcuno che comandi qui, certo? Un’autorità
GUARDIA: Il municipio è di fronte
EDIPO: Perfetto allora. Vada. Io ci andrei lieto, ma ho paura dei controlli. Le mie carte non sono in regola
GUARDIA: Quindi sarà meglio passare inosservato
EDIPO: Un grande saprà riconoscere a un altro grande. Vada, e gli dica che un anziano cieco sta qui, accompagnato da sua figlia. Lui capirà
GUARDIA: Andrò
EDIPO: Se n’è andato
ANTIGONE: Ho paura che sia ancora qui
EDIPO: Quindi non ha capito nulla
ANTIGONE: Siamo nel teatro lo sai
EDIPO: Lo so
ANTIGONE: Lui è venuto a vedere un’opera di teatro
EDIPO: Ahi!
ANTIGONE: Rimarrà fino al finale. Andrà poi, quando sarà troppo tardi. Quando arriverà, incontrerà una sala chiusa a chiave
EDIPO: Ahi, le mie pastiglie per favore. Questo ricomincia, mi fa male di nuovo.
ANTIGONE: È normale. Qui fa freddo
SCENA IX
Edipo arriva nel lato della pioggia con Antigone
DOGANIERE; Documenti per favore
EDIPO: Li tiene mia figlia
ANTIGONE: Eccoli
DOGANIERE: Grazie (Osserva i documenti). Antigone… è questo il tuo nome?
ANTIGONE: Sissignore. Il visto di uscita si trova nell’ultima pagina
DOGANIERE; Antigone… Quindi lei è contraria alla libera concorrenza?
EDIPO: Mia figlia non si occupa di politica, grazie a Dio
DOGANIERE: E allora, perché Antigone?
ANTIGONE: Chiedetelo a mio padre
EDIPO: Me ne sono dimenticato
DOGANIERE: Nazionalità?
EDIPO: Astronomia
DOGANIERE: Indirizzo?
EDIPO: Geografia
DOGANIERE: Matite colorate, portamine, biro?
ANTIGONE: Tutte e tre
DOGANIERE: Mostrale
ANTIGONE; Eccole
DOGANIERE: Queste non sono matite, sono armi
EDIPO: Davvero? È possibile. È così che uno si converte in cieco
DOGANIERE: Aspetta, chiamerò la direttrice (Exit doganiere)
EDIPO: Perché, per dio! Sempre la stessa storia. In ogni frontiera, la stessa diffidenza
ANTIGONE: Pazienza, padre. Finiranno per lasciarci passare
EDIPO: Alla fine dell’umiliazione di rigore. Siamo perduti. Scopriranno che i nostri documenti sono strani. Che l’indirizzo non corrisponde. Diranno che un cieco non può essere posseduto dagli astri, che un mancino non può comprendere la consegna dell’acqua e la bellezza delle montagne. Finiranno per dubitare dei nostri nomi (Entra una doganiera)
DOGANIERA: Siete voi i rifugiati?
EDIPO: Non siamo rifugiati, siamo turisti
DOGANIERA: Mostrate il denaro!
EDIPO: Possiedo il credito di un bastone. Ho i miei denti di oro puro. La gamba ripiena di banconote, e non banconote qualsiasi. Sono banconote di coltura. Si moltiplicano. Provocano dolore alla gamba, ma aiutano ad arricchirmi
DOGANIERA: Mezzo di trasporto?
EDIPO: La mia gamba non le sembra sufficiente?
DOGANIERA: No
EDIPO: Questa gamba è un cavallo, è ciò che mi spinge all’appuntamento finale
DOGANIERA: Chi li aspetta?
EDIPO: Mia figlia
DOGANIERA: Conosce a qualcuno in questo paese?
EDIPO: Al re. Lo chiami
ANTIGONE: Si fermi. Come ha potuto vedere, mio padre non può fare danno a nessuno. È stato espulso dalla sua terra e perseguitato. Ancora lo perseguono, di paese a paese, di città in città. Siate umani, siate cristiani
DOGANIERA: Né l’uno né l’altro! (Assume la posa di una stella)
EDIPO: Lo sapevo. Lei è una stella.
DOGANIERA: No, solamente impedisco alle stelle di entrare nel mondo. E impedisco alla gente del mondo di andare a schiantarsi nel cielo. Sennò, da molto tempo il cielo sarebbe accecante
EDIPO: Ahi, ahi!
ISMENE: Padre, sei qui
EDIPO: Figlia mia! Figlia amata!
SCENA XIII
QUADRO A DESTRA: (voce di Edipo): Chi mi catturerà contro la volontà dei miei compagni?
QUADRO A SINISTRA: Gli dei vedono bene, anche se vedono dopo
QUADRO AL CENTRO: Il fogliame innominabile del nume protetto contro il sole
EDIPO: Per la prima volta, la destra, la sinistra e il centro sono d’accordo. Io credo nell’unanimità. Tutti mi chiamano, è evidente. Sento questo richiamo che mi disgusta. Ho sonno. Un sonno fruttato e aspro come il latte della patria che miagola. Un sogno mortifero e strambo, figlio di uno sciame di api. Mi circondano scherzose. Coronano la mia crosta. Vedo l’hotel di fronte alla stazione: Douce France. Sento venire i miei amati starnuti, come una chiamata freddolosa di capperi, come scoppi di allegria. Come le campane ostinate e spinose della mia città natale. Già vedo avvicinarsi i sentieri che tesse il ragno croccante: tutto questo odora a olio di carezza, il pane secco, il cuoio umido. Odora, odora: ah Antigone, l’aqua velva sta in mezzo a noi. Chi va là? L’ingombrante?
ANTIGONE: La tua voce è mutata. Le tue parole guadagnano in vocabolario e perdono in calore umano.
QUADRO A DESTRA: Benvenuto
A SINISTRA: Benvenuto
AL CENTRO: Welcome
EDIPO: Nessuno dei miei concittadini parla la mia lingua. È estinta. Non serve che a contare storie curiose. È una lingua che usano le foche. Si ascolta a volte negli ospedali di montagna. Le prostitute la utilizzano spesso quando discutono la tariffa. La parola tariffa ha cinquanta variazioni. La parola monsignore, duecento. Nessuna parola per dire amico, per dire pane. La parola merda è più popolare che la parola cammino; per dire cammino, diciamo merda.
DESTRA: Torna
SINISTRA: Ritorna
CENTRO: Come back
EDIPO: Di nuovo ho raggiunto l’unanimità della destra, del centro e della sinistra. E allora, non mi rimane più che ritornare. Figlia mia. Fai le valigie.
ANTIGONE: Se vuoi tornare, dovrai fartele da solo
EDIPO: E tu credi che lì si possano incontrare piccoli flaconi di lacrime fatti di argilla bianca?
ANTIGONE: Perché?
EDIPO: Ho voglia di piangere. Tu mi aiuterai, vero? Durante le mie lunghe notti d’inverno mi verrai vicino e racconterai la mia storia ad un pubblico di ombre cinesi. Così, le perle orientali faranno sbattere le palpebre delle caverne senza fine che sono i miei occhi
ANTIGONE: Però, che ti succede?
EDIPO: Niente, ho voglia di ritornare
ANTIGONE: Dicono che Creonte è in città
EDIPO: Ah. Visita ufficiale? Non mi sorprende. Il lupo fa pace con la volpe
ANTIGONE: Dicono che vuole farci tornare. Si dice che nuovi passaporti sono a nostra disposizione nel consolato
EDIPO: Dove si trova il consolato?
ANTIGONE: Di fronte, a lato del municipio
EDIPO: Qui niente è lontano
ANTIGONE: Niente, realmente niente
EDIPO: Non dobbiamo far altro che andare
ANTIGONE: Si
EDIPO: Per fare che?
ANTIGONE: Dato che vuoi ritornare…
EDIPO: Dove?
ANTIGONE: Nel nostro paese
EDIPO: Giammai. Che idea
ANTIGONE: Però lo hai appena detto
EDIPO: Ah sì? Non sono stato io
ANTIGONE: Sei stato tu
EDIPO: Non mi ricordo
ANTIGONE: Vedi? Vedi? Vedi?
EDIPO: Che dici?
ANTIGONE: Dico, hai visto?
EDIPO: Hai detto questo? L’ho già dimenticato
ANTIGONE: Che ti succede?
EDIPO: Lasciami pensare. Dici che ho detto di voler tornare in questo paese di merda?
ANTIGONE: Si
EDIPO: È evidente che non possa aver detto una cosa così. Quindi deve essere stato qualcun altro
ANTIGONE: Però chi?
EDIPO: Dove siamo?
ANTIGONE: In un cinema. Già lo sai
EDIPO: Lo avevo dimenticato. Così questo è quello che chiamano un cinema. Però aspetta. È un cinema o un teatro?
ANTIGONE: Entrambi
EDIPO: Ah. E dove si trova la buca del suggeritore?
ANTIGONE: La vedo lì
EDIPO: Dai, bussa. Dai, dai, rapido. C’è qualcuno che suggerisce, ne sono sicuro!
ANTIGONE: C’è qualcuno lì?
CREONTE: Si
ANTIGONE: Chi è?
CREONTE: Il suggeritore
EDIPO: Abbia la gentilezza di avvicinarsi. Io verrei con piacere, però, come può vedere, sono cieco. Anti, che dice?
ANTIGONE: Nulla
EDIPO: Finalmente ci troviamo faccia a faccia. Questo non mi disgusta. Dopo tanti anni. L’immagine del nemico nasconde l’umanità dell’uomo. Diciamo quindi che io dimentico il nemico e che mi avvicino all’uomo
ANTIGONE: Vuoi perdonare Creonte?
EDIPO: Si e no
ANTIGONE: Non sei più mio padre
EDIPO: Perché?
ANTIGONE: Per quello che hai appena detto
EDIPO: Che ho detto?
ANTIGONE: Hai detto che perdonavi Creonte
EDIPO: Io perdonarlo? Giammai!
ANTIGONE: Lo hai appena detto!
EDIPO: L’ho dimenticato. Però aspetta. Dove siamo?
ANTIGONE: In un cinema e in un teatro.
EDIPO: Dai, bussa alla buca del suggeritore. Chiedigli perché mi suggerisce queste dichiarazioni.
CREONTE: Io suggerisco quello che sta scritto
EDIPO: Ah sì? Interessante
CREONTE: Interessante. A proposito, è lei o sono io colui che pensa quello che sto suggerendo?
EDIPO: Interessante. È lei o sono io colui che pensa quello che sto suggerendo?
CREONTE: Interessante. Mi trovo qui per forzarti a far ritorno con i tuoi concittadini
EDIPO: Chi ha suggerito questo?
CREONTE: Tu! Io non avrei mai detto una cosa così. A me piacciono i periodi lunghi.
EDIPO: Non tornerò mai
CREONTE: Ah, questo l’ho suggerito io
EDIPO: Perché hai già preparato un’operazione di largo respiro. Ritornerai dicendo che non voglio tornare per volontà propria e che devi forzarmi
CREONTE: È lei che lo dice
(Exit Creonte)
EDIPO: Creonte! Dove sei? Questo sta dappertutto
ANTIGONE: Se n’è andato senza nessuna parola di commiato. Questo significa che passerà all’azione, lo conosco bene. In un altro tempo, lo amavo. Quando vinse il premio di equitazione, collezionai per molto tempo tutti i ritagli di giornale che parlavano di lui. Mi piacevano i suoi capelli. Era l’uomo che faceva tutto: cantava, ballava, il suo colpo di tacco nel tip tap era adorabile. La prima volta che lo vidi ballare…
Ah! Ti ricordi? Stavamo insieme. Lui ballava freneticamente, colpendo il suolo freneticamente con le scarpe che avevano conservato il pallore del volto di mia madre. Questa notte fu proclamato re del tip tap. Solo dopo comprendemmo che i suoi piedi stavano trasmettendo un messaggio in morse. Già preparava il golpe di stato.
EDIPO: È ancora così bello?
ANTIGONE: Si, lo è ancora
EDIPO: Lo ami, vero?
ANTIGONE: (Ride). Chiedilo piuttosto a Ismene
EDIPO: Perché? Perché lei e lui…?
ANTIGONE: Lo sanno tutti
EDIPO: Non è possibile
ANTIGONE: Io stessa li ho visti
EDIPO: Questo non può essere vero. No, giammai!
ANTIGONE: Io li ho visti!
EDIPO: Raccontami che facevano
ANTIGONE: (Pausa drammatica) Assegni. Assegni orribili
EDIPO: Erano buoni dello stato?
ANTIGONE: No, oggi tutto è privato. Inoltre ridevano
EDIPO: Allora non è così grave. Erano assegni senza fondo
ANTIGONE: Sei ingenuo
EDIPO: Si è vero. È tipico della cecità
ANTIGONE: Pensi molto alla cecità?
EDIPO: Si, e di che forma! I miei occhi, i miei preziosi occhi. Uno cane, l’altro gatto. Uno incontrava sempre la sua carne nella bocca dell’altro. Uno innesto, l’altro incisore di ricordi. Uno notturno, l’altro tropicale. Uno forestale, l’altro famoso. Uno fertile, l’altro fervente. Uno visionario, l’altro veggente. Entrambi grandi, aperti. Ah, i miei occhi amati! Che coppia di bugiardi! Adesso vedo con chiarezza. Mia figlia, le mie figlie. E tuttavia la loro madre diceva: una puttana in famiglia è più che sufficiente
ANTIGONE: Quindi tu sapevi…
EDIPO: Si e no. Sai, vivo in una vasta dimora. È per questo che tutti gli imperi girano intorno a un cieco nascosto. Se no, perché credi che mi cercano. Dovunque vada, lì si muove il centro del mondo
ANTIGONE: Quindi sapevi
EDIPO: Ho sfiorato la verità un paio di volte. Le altre solo stavo nutrendo pascoli. Mammelle invertite, i miei crateri fumano la bianca menzogna che succhiano i grandi. Ovunque io vada, percuotono le eruzioni (Ride). Io sono la peste! Ovviamente sto esagerando, è inutile dirlo
ANTIGONE: Si. È perché ti spingi troppo oltre. Questo logora.
EDIPO: Quindi si nota?
ANTIGONE: Chiaro come il sole
EDIPO: Fortunatamente, per un attimo ho pensato che avresti detto come in un film
TESEO: Film, chi sei?
ANTIGONE: Il re è tornato
EDIPO: Signore, perché mi chiami in questo modo?
TESEO: So tutto sul tuo film
EDIPO: Fu Creonte che te lo raccontò
TESEO: Si
EDIPO: Bene, era la verità
TESEO: Dov’è?
EDIPO: Con me
TESEO: Mostrala
EDIPO: Anti, prendi la pellicola
ANTIGONE: Avevi detto che non la avresti mostrata a nessuno
EDIPO: Giustamente
ANTIGONE: Eccola
EDIPO: È bella, non è vero?
TESEO: Perché è pelosa?
EDIPO: Ma, mio signore. Non è una pellicola qualunque. È fatta con la pelle del petto di mio padre. La metta sopra la faccia. Agganci i capezzoli con le orecchie. Adesso ascolti.
TESEO: Allora è vero
EDIPO: Si signore. Adesso si copra il sesso con essa
TESEO: Allora era questo
EDIPO: Si, mio signore. Adesso la utilizzi come se fosse un guanto
TESEO: Allora è adesso
EDIPO: Si mio signore. Adesso si copra il petto con essa
TESEO: Ahi, ahi, non voglio la tua pelle. Vattene da qui. Ti farò deportare in un paese a tua scelta
EDIPO: Portogallo.
TESEO: Partite, rapidi. Tornerò qui a mezzogiorno e spero incontrare la sala vuota. Addio, vecchio stregone!
[…]
Alcuni vicini approfittano dell’estate per riparare le proprie case
[…] È giunto il momento: si prova a riposare e sembra che la gente galleggi, e che all’improvviso già non ci troviamo qui, ma nella Alerce Norte di Puerto Montt o a Calama, Quillota: estate piena: pascoli asciutti, uomo in triciclo verde cloro, una famiglia seminuda sopra un pavimento incerato, mangiando anguria, la tele sempre accesa e le piscine di plastica nei cortili sul retro, nei giardinetti, nei camminamenti, sui marciapiedi, in dubbiose aree verdi, fuori dai blocks! un parco acquatico, un alveare di occhietti di acqua plastificati, terme popolari dove può entrare una piscina dove le acque a quest’ora sono un brodo di umani, ogni persona che si mette nell’acqua lascia la sua impronta: sudore e saliva, per lo meno. un turchese torbido che si arricchisce nell’acqua. quando gli umani smettono di rigirarsi nell’acqua, lasciando lì i propri fluidi, la piscina è abbandonata per un paio di giorni e l’acqua si calma e diventa verdognola, odora di carattere, ed è un regno a parte che inizia ad assorbire le acque stagnanti in progresso, minacciando le flore intime dei vicini. però ai vicini non importa. è come se a quest’ora niente importi, fa caldo, si possono ascoltare i tetti comprimersi, guardare come le formiche risalgono una buccia di anguria, fumare e provare vertigine, sentire nella gola una Dorada, pensare di comprare un’amaca: pensare nei droni che escono dal commissariato, in quante videocamere di sorveglianza ci sono, chi starà osservando adesso il paesaggio vuoto, vigilando una población, che a volte, come a quest’ora dell’estate, post-pranzo, si pixelizza, mentre cade il segnale.
La simbologia dell'acqua è stata associata più e più volte al femminile, alle donne e all'emotività dai più diversi saperi ancestrali. Da questa idea nacque, un paio di anni fa, l'interesse per le potenzialità poetiche di questo rapporto sociale e storicamente determinato tra donne e acqua (Salinas e Becker 2022 pp 7-8): avevo bisogno di sapere quali fossero le relazioni che intuivo potessero esistere tra le questioni di genere e il recupero delle acque, azione che nel contesto cileno di un neoestrattivismo esacerbato (Svampa 2019 p 38), assume particolare rilevanza. Nello stesso tempo, mi ero resa conto di una certa tendenza presente nelle pubblicazioni poetiche di donne cilene, dove ho trovato una predominanza di immagini acquatiche legate agli affetti del corpo e dove si univano i significati materiali dell'elemento acqua con la dimensione simbolica legata all'emozione.