Alcuni vicini approfittano dell’estate per riparare le proprie case
[…] È giunto il momento: si prova a riposare e sembra che la gente galleggi, e che all’improvviso già non ci troviamo qui, ma nella Alerce Norte di Puerto Montt o a Calama, Quillota: estate piena: pascoli asciutti, uomo in triciclo verde cloro, una famiglia seminuda sopra un pavimento incerato, mangiando anguria, la tele sempre accesa e le piscine di plastica nei cortili sul retro, nei giardinetti, nei camminamenti, sui marciapiedi, in dubbiose aree verdi, fuori dai blocks! un parco acquatico, un alveare di occhietti di acqua plastificati, terme popolari dove può entrare una piscina dove le acque a quest’ora sono un brodo di umani, ogni persona che si mette nell’acqua lascia la sua impronta: sudore e saliva, per lo meno. un turchese torbido che si arricchisce nell’acqua. quando gli umani smettono di rigirarsi nell’acqua, lasciando lì i propri fluidi, la piscina è abbandonata per un paio di giorni e l’acqua si calma e diventa verdognola, odora di carattere, ed è un regno a parte che inizia ad assorbire le acque stagnanti in progresso, minacciando le flore intime dei vicini. però ai vicini non importa. è come se a quest’ora niente importi, fa caldo, si possono ascoltare i tetti comprimersi, guardare come le formiche risalgono una buccia di anguria, fumare e provare vertigine, sentire nella gola una Dorada, pensare di comprare un’amaca: pensare nei droni che escono dal commissariato, in quante videocamere di sorveglianza ci sono, chi starà osservando adesso il paesaggio vuoto, vigilando una población, che a volte, come a quest’ora dell’estate, post-pranzo, si pixelizza, mentre cade il segnale.