Teorie

Luigi Abiusi

Mosaico di esistenze, di resistenze, al passaggio elettrico della vita, dell'aria, il tempo, questa corrente elettrica che prende gli esseri, le cose, e li tiene in stato di vertigine, di spasimo continuo, boccheggianti, a occhi sgranati di fronte al catastrofico persistere del cosmo; che si fa prisma cinematografico, centone di forme, con preminenza del piano-sequenza, i Dieci capodanni di Rodrigo Sorogoyen si sgranano in dieci episodi (da vedere nella versione in lingua originale sottotitolata) di una storia d'amore rutilante, ritornante, da qualche tempo disponibile su Rai Play.

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Carmen Albergo

In un metaverso dell’immaginario orrido e perturbante, che va da Lo cunto de li cunti di Gianbattista Basile sino ai Crimini del (ritorno al) futuro di David Cronenberg, irrompe tra il citazionismo dilagante e la rivoluzione MeToo, The Substance, secondo film della regista francese Coralie Fargeat (miglior sceneggiatura a Cannes 2024 e in corsa agli Oscar 2025 - una sferzata per le sempre poche cineaste in nomination – passando per il Golden Globe all’interpretazione di Demi Moore).

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Massimiliano Martiradonna

Il 27 febbraio 2025, il divo del cinema Leo Di Caprio ha visitato il Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, recando seco la fidanzata del momento, italiana. Di Caprio non ha rilasciato dichiarazioni ai giornali; ci ha pensato Giordano Bruno Guerri, intellettuale per mancanza di prove, direttore del Museo, a parlare senza risparmio di colpi. Ha raccontato al CorSera della meraviglia di Leo innanzi a tutte quelle strambe memorabilia, sottolineando la sua curiosità per quella prora precipitata sui monti, vista lago.

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Davide Sette

«Ognuno, in fondo, è al centro del suo universo», scriveva Niccolò Cusano ne La Dotta Ignoranza. E non c’è forse figura migliore di quella del regista, dell’autore di cinema, per raccontare questo x-centrismo che è frutto di un’illusione prospettica, di una visione che causa, in molti casi, un errore epistemologico. Michel Gondry, esempio massimo di un cinema eternamente in lotta tra egodistonia ed egosintonia, in cui il solipsismo collide costantemente con la sua volontà di aprirsi al mondo, si immagina al centro del pianeta nel suo ultimo film in stop-motion: Maya, donne-moi un titre.

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Davide Di Giorgio

Sin dai suoi esordi, lo slasher movie (sottofilone dell'horror caratterizzato da assassini seriali all'arma bianca) si è caratterizzato per una coazione a ripetere l'omicidio che diventa tentativo di disincarnare l'atto violento stesso. La ripetitività meccanica del congegno narrativo concretizza la sostanza del racconto nell'accumulo segnico che diventa traccia iperbolica e pertanto astratta.

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