Si definisce scientificamente “determinismo”, la concezione secondo la quale ogni avvenimento nella realtà sia necessariamente legato ad altri da un nesso di causa-effetto. Tutto quello che si vede è in funzione d'altro, tutto quello che accade è il risultato di qualcosa. Tutto. Vicino o lontano, percepibile o incomprensibile che sia.

Symbol, secondo lungometraggio (2009) di Hitoshi Matsumoto, è in questo senso un film “determinista”: per 90 minuti, il protagonista, un buffo asiatico in pigiama, semplicemente “gioca”, confinato in una stanza bianca, a fare il semi-dio e, alle prese con oggetti di varia natura (spazzolini, sdraio, sushi, salsa di soia), dà vita ad una serie di avvenimenti nei diversi emisferi terrestri. Tutto ciò che tocca o muove è causa di qualcosa; tutto ha un effetto. Ogni sua scelta (o non scelta) origina nelle altrui vite una serie di conseguenze. È la perfetta trasposizione cinematografica della cosiddetta “chaos theory” di Edward Lorenz.

Teorizzando le congetture, risalenti al saggio intitolato Macchine calcolatrici ed intelligenza (1950) di Alan Turing, secondo cui «lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza», il metereologo americano pubblicò infatti, negli anni Sessanta, Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?. Con quest'opera, Lorenz affermava definitivamente che, modificando leggermente le condizioni iniziali di un sistema climatico, l'evoluzione di quest'ultimo divergerà in modo del tutto nuovo e inatteso. È quello che poi, con un nome estremamente evocativo, con tutta probabilità tratto dall'immagine letteraria di Rumore di Tuono di Ray Bradbury, verrà definito come “butterfly effect”: se una farfalla batte le ali in un emisfero del pianeta, sarà in grado di causare un uragano nell'altro emisfero. Anche l'inspiegabile e l'imprevisto sarebbero dunque il risultato di un'azione, di una causa scatenante, per quanto infinitesimale e remota essa possa sembrare. Così, ogni piccolo gesto dell'asiatico in pigiama che, chiaramente, si fa portavoce dell'umanità e dell'universalità intera.

Eppure quest'uomo semi-divino resta, contrariamente allo spettatore, fino alla fine del tutto inconsapevole delle proprie azioni. Volendo andare oltre il mero nesso causale di natura scientifica, e oltre l'idea che tutto sia determinato da qualcosa, ci si chiede quindi piuttosto se egli non sia anche – e soprattutto - una metaforica rappresentazione dell'incoscienza dell'uomo comune. Seguendo il Kierkegaard di Aut-Aut, e l'idea che «esistere significa “poter scegliere”, ma ciò non costituisce la ricchezza, bensì la miseria dell'uomo. [...] Infatti egli si trova sempre di fronte all'alternativa di una “possibilità che sì” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell'altro», Matsumoto sembra qui ricordarci che è nella scelta, per quanto totalmente, ontologicamente, inconsapevole, che risiede la natura umana. Scegliere rende uomini. E dall'atto stesso di scegliere non è possibile fuggire: l'asiatico in pigiama non può esimersi dal prendere una decisione, dal fare (o non fare) una cosa piuttosto che un'altra e, per quanto possa cercare una via d'uscita dalla stanza bianca, ripiomberà sempre in un nuovo spazio conchiuso e definito.
Allo stesso modo, ogni essere umano, muoverà sempre alla cieca tra decisioni per sua natura costretto a prendere, causando, per necessità, una reazione piuttosto che un'altra nell'universo ad egli circostante, in un ciclo senza fine e senza via di scampo.





Titolo originale: Shinboru
Anno: 2009
Durata: 93’
Origine: Giappone
Colore: C
Genere: Fantasy
Specifiche tecniche: 1.78:1, Dolby Digital
Produzione: Yoshimoto Kogyo Company, Phantom Film, Aoi Promotion

Regia: Hitoshi Matsumoto

Attori: Hitoshi Matsumoto (l’uomo), David Quintero (Uomo lumaca e padre di Antonio), Luis Accinelli (zio di Antonio), Lilian Tapia (madre di Antonio), Adriana Fricke (Karen), Carlos C. Torres (Antonio), Ivana Wong (Antonio), Arkangel De La Muerte (Aquila d’argento), Matcho Panpu (Tequila Joe), Dick Togo (Il Super Demonio); Salam Diagne (l’Africano).
Sceneggiatura: Hitoshi Matsumoto e Mitsuyoshi Takasu
Fotografia: Yasuyuki Tôyama
Montaggio: Yoshitaka Honda  
Scenografia: Ramírez Gabriela
Effetti: Tomo Hyakutake
Musiche: Yasuaki Shimizu

Riconoscimenti


http://www.youtube.com/watch?v=ktOJusQxlxo

Tags: