Al loro spirito che aleggia, ad arte.
Cosa urge? È la domanda che tormenta «tutti quelli che si chiedono».
Cosa è Urge? Teatro, cinema o la domanda stessa che azzera il verbo per eccellenza.
Urge l’impossibilità di dire e di rappresentare uno qualsiasi tra i sensi se contemporaneamente accade di annegare e di asfissiare nei barconi o nel recinto che definisce la pericolosità di un essere. L’essere umano immerso in questa vastità c’entra quanto tutto il resto, che sia sogno o reale/leale, il suo voto è una para opinione (un letterale paradosso), la possibilità di una conoscenza alternativa. Scrivere di questa urgenza indicibile equivale ad assumersi il rischio della caricatura, perché la narrazione smagliata di Bergonzoni e la prospettiva multipla di Rodolfi si negano ostinatamente ad ogni interpretazione.
Sembra quasi che - nel cinema di Philippe Cote - l’occhio vaghi dentro uno spazio che ha fatto del tempo la propria estensione, un tempo che fa da sfondo al fondo dell’immagine: un movimento accelerato che diventa curvatura, torsione brulicante nella grana della superficie materica, dell’immagine che affiora dal proprio supporto, la pellicola.
Il movimento perpetuo della macchina culla il sonno dei passeggeri, gli spazi onirici che divagano tra le immagini che scorrono nel finestrino e i pensieri che si riflettono come le immagini nel vetro. Gli occhi di una bambina affrontano il passaggio con il sonno, la bocca si apre e il respiro diventa ritmico, ci si lascia cullare al di là dei paesaggi che la macchina attraversa.
«Terrore di amarti in un posto così fragile come il mondo
pena di amarti in questo luogo di imperfezione
dove tutto ci spezza e ammutolisce
dove tutto ci mente e ci separa».
Sophia Mello Breyner Andresen
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Di passaggio da Milano, per la promozione italiana di Le mille e una notte distribuito in sala da Milano Film Network, siamo riusciti a incontrare Miguel Gomes. Del film, di cui già abbiamo detto in forma di frammento e pensiero in occasione dell'anteprima allo scorso festival di Cannes, torneremo a parlare, diffusamente, sul prossimo numero della rivista. Intanto, qui di seguito, l'intervista, da cui comunque partiranno le prossime letture che vi proporremo.
«La questione al centro di Heart of a Dog è: che cosa sono le storie? Come sono fatte e come sono raccontate? Dall’inizio alla fine mi ha guidato lo spirito di David Foster Wallace, il cui “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” è stato il mio mantra.»
Starlet. Si chiama così il suo cagnolino, anche se è maschio ma non importa. Una starlet è lei, che muove i primi passi e il suo corpo lungo e magro tra i set losangelini del porno con il nome di Tess Steele.
«Io non sono mai stato innamorato, sono stato solo malato.»
(A. Ż.)
Naturalmente di tutti quei rovesci votati all'annientamento – a quello stato insomma che si fa cadavere dell'altro, nevrosi – ora non resta che una pallida risonanza. E quel che pareva essere rapacità per l'osceno, per il mostruoso, secrezione, mutilazione, bestiame, ora qui è candore.
«L'assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti»
(Albert Camus)
Edgar, da sempre cameriere di un decadente ristorante, è infelice. I suoi giorni si avvicendano sempre uguali tra sofferenze e umiliazioni: sua moglie è malata e lo tradisce con il dottore, i clienti lo insultano e malmenano, la sua amante possessiva lo perseguita. Decide dunque di bussare alla porta dello “sceneggiatore”, colui che sta (ri)scrivendo la storia della sua vita.
Nel segno di membra implose, di prigioni della carne, si apre lo schermo di Antonia su L'ombre di Rodin ed è subito specchio, epifania, dialogo impossibile fra due anime già rassegnate all'immobilità, alla tragedia. La statua e Antonia Pozzi, fanciulla in fiore colta nelle tormente adolescenziali, nell'apparente semplicità dei suoi sedici anni: famiglia, risate argentine con le compagne di scuola, studio “matto e disperatissimo”, bagliori d'amore, nelle segrete del suo animo dove accarezza desideri, afflati, sogni di culla e nell'austerità sconfinata della pagina bianca che affida una voce, con afflato quasi religioso, al suo pensiero.