«Ma certo. Che ne potete sapere voi? Avete mai sentito il suono di un violino? No. Perché se aveste ascoltato le voci dei violini come le sentivamo noi, adesso stareste in silenzio, non avreste l'impudenza di credere che state ballando. Il ballo è... è un ricamo... è un volo... è come intravedere l'armonia delle stelle... è una dichiarazione d'amore... Il ballo è un inno alla vita».
Il prefetto Gonnella in La voce della luna (Federico Fellini, 1990)
Fiction: quanto è frutto della fantasia e dell'inventiva, contrapposto a quello che fa riferimento a eventi reali. Non Fiction: Solondz.
Michael è un giovane assicuratore modello con un orrendo segreto da nascondere. Nessuno lo scopre, almeno fino a quando la madre non scende nello scantinato della sua abitazione. Una porta blindata la separa da una verità che ci pone davanti alla “iper-normalità” dell'abiezione umana.
Hukkle è una parola onomatopeica che imita il singhiozzo. È il singhiozzo di un uomo anziano che scandisce come un metronomo il ritmo dell’esistenza di un intero piccolo universo rurale, autosufficiente, composto da microcosmi altrettanto autosufficienti. Tra questi, quello degli uomini toccato da morti misteriose, tra loro collegate da un apparentemente innocuo scambio di bottigliette che passano di mano in mano tra le anziane donne del paese.
Aita è la successione di svariate inquadrature fisse intorno e all’interno di una vecchia villa basca del Tredicesimo secolo, disabitata e morsa dal logorio del tempo, ereditata dal regista Josè Maria De Orbe. Un anziano custode se ne prende cura estirpando i rovi abbarbicati sulle persiane, rigovernando il giardino, tarantolando da un corridoio ad un altro e da una stanza all’altra nell’avvicendarsi di buio e luce.
L'influenza o dell'inesorabile precipitare di una donna che perdendo il lavoro si impone l'autoesclusione dal mondo, abbandona le abitudini, dimentica i figli e sé stessa.
I re magi vagano per il deserto alla ricerca del Salvatore. Non c'è una cometa che li guidi, solo un angelo ogni tanto appare. Durante il riposo, per far passare il tempo, si raccontano quel che hanno sognato. Lungo il cammino si accorgono di aver sbagliato strada, tornano indietro, girano attorno a una montagna, si accovacciano su un dirupo. Forse, sembra suggerire uno dei tre, si potrebbe andare sulle nuvole e farsi trasportar da loro.
Hasan percorre chilometri di strada innevata per vendere Ayran, per sfamare i suoi fratelli. Altre vite gli fanno da spalla: la madre, un forestiero, un uomo che soffre di mal d’amore, un padre che non c’è e uno scenario bianco come la neve.
Thomas Verniaz è un disegnatore di fumetti francese senza più ispirazione e con una famiglia che sente lontana. Un treno sbagliato lo porta nel suo paese natale dopo 25 anni di assenza. Colto da malore, sulla tomba della madre, si ritrova nel luglio del 1967 nel suo corpo di quattordicenne. Tenterà di cambiare il passato, impedendo al proprio padre di abbandonare un giorno moglie e figli.