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Un bus in miniatura attraversa le strade del South Bronx prima di finire schiacciato sotto le ruote del n. 66 (quello vero). L'“incidente” prefigura l'infrangersi del Sogno contro la Realtà.






Chi frequenta l'immaginario di Michel Gondry sa bene che la dimensione della visione, spesso di fattura artigianale, viaggia in una direzione parallela a quella fenomenologica. Il percorso, però, non è mai lineare ma saturo di strappi, slittamenti, e rotture. Il simpatico scontro che apre il film ne è una prova.
The We and the I è un documento filmato sull'Adolescenza, in divenire, in continuo movimento, come il mezzo-luogo in cui si svolge: uno “scuolabus”. Non è una giornata tipo nell'universo scolastico ormai globalizzato, ma l'ultima della stagione prima delle vacanze. L'euforia della libertà contagia frotte di studenti (soprattutto neri) che, tra una bravata e l'altra, si impossessano del pullman come di un loro territorio personale. Che, a sua volta, viene suddiviso in sotto-territori dai confini molto marcati, che ogni gruppo cerca di presidiare come può.
Da un lato “i bulli” capeggiati dall'esuberante Michael (la prima parte è dedicata a loro), dall'altro gli emarginati, la cui figura più bersagliata è rappresentata da Teresa, lesbica dalle forme prorompenti. La sua entrata in scena dà il via a un “gioco al massacro”, che vede come vittime anche alcuni passeggeri. Presentatasi con una parrucca bionda (maschera di cui dispone l'identità adolescenziale per mimetizzarsi nel branco), Teresa viene subissata di commenti maliziosi.

Gli episodi di bullismo che si consumano in tempo reale sul bus si interfacciano, in una narrazione parallela al tempo del viaggio, con quelli buffi o crudeli ripresi dagli smartphone dei giovani1. Uno di loro, l'assente Elijah (protagonista di un demenziale video che rimbalza su tutti i BlackBerry), si filma durante le sue scorribande: ad esempio, quando viene arrestato e buttato in prigione. Gondry alterna vivacemente i due formati visivi e, nel documentare i rituali di una generazione (feste, sbornie, flirt, rapporti occasionali), finisce per amplificarne la sua natura virtual-narcisistica.
In mezzo ai due fronti c'è Laidy Chen, sedicenne bianca un po' isterica e dal carattere maschile, che rifiuta le avances degli altri studenti e maltratta la sua amica Niomi. Lei è l'unica che riesce a tener testa agli sfottò dei “carnefici”, tanto che non ha bisogno dell'aiuto dei tre fratelli per difendersi.
Mentre il torpedone continua il suo tragitto tra le avenue della Grande Mela al ritmo di musica rap, c'è chi si diverte a fare scherzi, chi sceglie gli invitati per un party dall'almanacco della scuola, chi parla di ragazzi, sesso e preservativi, chi combina incontri, e chi si bacia. A lungo andare, però, i rapporti di forza tra gruppi saltano, così come le regole invisibili che reggono la vita di questa micro-società adolescente. Le barriere cominciano ad essere perforabili e domina la frammentazione, “il caos” (così è denominata la seconda parte).

Le posizioni di partenza presto si invertono, con ognuno/a o quasi che diventa un go-between che cerca di interagire con quello/a ancora sconosciuto/a. Insomma, quel “Noi” evocato dal titolo, che dovrebbe significare relazione, unione, condivisione, viene duramente messo alla prova. Intanto un incidente tra due automobili costringe il bus a fermarsi (ennesimo preambolo alla definitiva rottura); dopo quella sosta, infatti, nulla sarà più come prima.
Luis racconta di essersi scambiato i ruoli con Brandon per la curiosità di poter vedere da un'altra prospettiva: prima era fidanzato con Roxanne, ora con il suo compagno. Il chiarimento finito in lacrime fra i due ragazzi gay ristabilisce autenticità all'intera scolaresca, che fino a quel momento si era preoccupata soltanto di parlarsi addosso e di recitare una strategica “commedia delle parti”. La tensione pare alleggerirsi quando l'apparizione (quasi celestiale) di una ragazza in bicicletta strega i litigiosi studenti: fuori dal finestrino ammirano sprazzi di bellezza al rallenty.

Nel frattempo alcuni iniziano a spostarsi, mentre altri scendono. Il bus lentamente si svuota, e cala anche la sera. La solitudine impone ai restanti di confrontarsi finalmente con se stessi, con i propri progetti e aspirazioni. Nell'ultimo atto prende la parola “L'Io”: l'interiorità si denuda. Per il vulnerabile Michael è stata una giornata davvero storta. Scaricato dagli amici, si avvicina ad un altro ragazzo di colore con cui forse non aveva mai parlato prima. Quest'ultimo gli racconta del padre tossicodipendente (morto quando lui era piccolo), dei trucchi che gli insegnava nel garage per fare a boxe, dell'ultima volta che gli ha parlato in ospedale.
Arriva poi il momento del chiarimento con Teresa e, nel finale, incombe anche la tragedia: un sms sul cellulare con la notizia shock della morte di Elijah. A questo punto la corsa è finita. Scendono alla stessa fermata e si allontanano insieme abbracciati. Il piccolo “miracolo” catturato dall'obiettivo del cineasta francese si è compiuto. La voce degli individui è più vera e più potente quando riesce ad affrancarsi dalla comunità; un'entità, allo stesso tempo, da cui nessuno può prescindere, dal momento che influenza la capacità dei ragazzi di essere loro stessi. “Noi” e “Io” sono insomma due sfere complementari perché partecipano al medesimo processo: la formazione dell'identità.

L'artigiano delle immagini Gondry plasma la materia grezza dei sentimenti con la consueta leggerezza e visionarietà: il mitomane Sam racconta della sua vita mondana da star in cui frequenta locali alla moda con bellissime ragazze, viaggia in limousine e incontra perfino Donald Trump! The We and the I scandaglia i moti della personalità e dell'entropia adolescenziale con la stessa spontaneità di un altro validissimo documentario, anch'esso piuttosto ibrido nella forma, come L'épine dans le coeur (La spina nel cuore, 2009), dove lo spazio emozionale della scuola è di nuovo sotto osservazione, ma stavolta dal punto di vista di un'insegnante: la zia del regista.


Nota

1. «[…] queste immagini derisorie ma a volte compromettenti formano il tessuto connettivo visuale di un film che, tra l'altro, paga apertamente il suo debito ad alcune forme stilistiche ereditate dalla televisione o dalla rete. I titoli di testa e le prime sequenze ricordano un episodio di un telefilm per teenager degli anni '90, i piccoli video che circolano da un telefonino all'altro sono sicuramente apparentati con la farsaccia alla Jackass, dove umiliazione, sberle e risate si mescolano.» (Lepastier, 2012 p. 41).


Bibliografia

Lepastier J. (2012): Transbahutés, Cahiers du Cinéma, n. 681





Titolo: The We and the I
Anno: 2012
Durata: 103
Origine: USA
Colore: C
Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO
Produzione: PARTIZAN FILMS

Regia: Michel Gondry

Attori:
Michael Brodie, Teresa L. Rivera, Laidychen Carrasco, Raymond Delgado, Jonathan Ortiz, Jonathan Worrell, Alex Barrios, Meghan "Niomi" Murphy
Sceneggiatura: Michel Gondry, Jeffrey Grimshaw, Paul Proch
Fotografia: Alex Disenhof
Montaggio: Jeff Buchanan
Scenografia: Tommaso Ortino
Arredamento: Matthew W. Herschel
Costumi: Sarah Mae Burton

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=GE0jTAEjNlY


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