Un uomo torna a Strasburgo per ritrovare una donna conosciuta sei anni prima in un bar della città.
In un villaggio di montagna dello Yunnan, provincia cinese sudoccidentale, vivono insieme al nonno tre sorelle. Le bambine raccolgono tuberi, preparano il pastone per i maiali, mangiano riso e verdura, sfangano gli stivali, accompagnano le pecore al pascolo, riempiono le gerle di sterco e lo ammonticchiano in una casupola. Dopo tanto tempo ritorna il padre per portare via con sé le due figlie più piccole in città, dove ha trovato un'altra donna e un altro lavoro. La maggiore resta al villaggio per badare al nonno e continuare a studiare in una scuola lercia quanto la baracca in cui viene raccolto lo sterco.
Un uomo politico cileno in esilio ritorna in patria per riportare un frammento di verità riguardo la storia del suo paese. Una volta arrivato innesca un gioco di rivelazioni a catena, una sorta di telefono senza fili attraverso il quale si perdono e si confondono verità e menzogna.
Jin sogna avvenimenti che poi scopre essere divenuti reali, verificatisi nella maniera e nei luoghi prefigurati nel sonno. Solo che, nella realtà, protagonista di questi accadimenti (angosciosi, dolorosi, delittuosi) non è lui bensì una ragazza, Ran, sonnanbula, che compie le azioni al posto suo, mentre lui le evoca in sogno. I due, sconosciuti l'uno all'altra, sono accomunati dall'essere entrambi reduci da relazioni sentimentali finite poco tempo prima.
Sergio è vittima di un desiderio sempre più indefinibile. Cerca di soddisfarlo in un interminabile girotondo di anonimi incontri sessuali. Una notte incontra il ragazzo dei suoi sogni e la sua vita ne è sconvolta. Lo spia, penetra nella sua casa, rovista nella sua immondizia. Rifiutato, cerca rifugio nei rifiuti. È solo. Non appartiene più a questo mondo.
Durante le riprese di Tatarak, Krystyna Janda scopre che il marito, Edward Klosinski, collaboratore dello stesso Wajda, è gravemente ammalato. Il lavoro al film (il cui soggetto è tratto dal celebre dramma di Jaroslaw Iwaszkiewicz) coincide con la perdita di Edward.
Nel film Krystyna è Marta, una donna ammalata di cancro che incontra il giovane Bogus dal quale si sente irresistibilmente attratta e che perderà tragicamente. L’arte e la vita finiscono inevitabilmente per intrecciarsi in un film parzialmente recitato, in un racconto totale sul fluire.
Wuthering Heights è una folata di vento: è il ricordo che decolla a pieni polmoni e dai rami sbatte contro il vetro di una finestra. Bussa forte finchè Heatcliff non lo lascia entrare, mentre sbatte la testa contro la parete, riempiendo la superficie di tutti i sensi, di una materia sospesa, pulviscoli o immagini di un’infanzia e di una terra mai dimenticata: dissolvenza.
Quattro attori creano un’agenzia, Alpeis, con la quale si offrono come avatar (nel senso proprio di reincarnazioni in forma diversa) di persone morte, vengono ingaggiati da tutti coloro che non riescono a superare un lutto e insieme ai loro clienti ricostruiscono scene di vita passata. Dall'assenza dei corpi originari emerge l'essenza irreale del sistema delle immagini capitalistico.
L’utopia del ménage à trois, gli amori impossibili. Xavier Dolan raccoglie e rivisita gli occhi tristi, le teste basse, i baci rubati di certo cinema francese nella personale e narcisistica veste omosessuale.
«Più tardi si vedono le cose in modo più pratico, pienamente conforme con il resto della società, ma l'adolescenza è il solo tempo in cui si sia imparato qualcosa». Avrà modo di capirlo Hubert, 16 anni tormentati dall’odio, vissuto come una vera e propria dannazione. Perché principio e fine di ambascia e rancore è la propria madre, per lui una pericolosa antitesi nociva.