Rinaldo Censi

orsoÈ bastata la prima inquadratura (un albero in campo lunghissimo) e poi quell'altra che mostra una collina desolata verde acido contro il cielo un po' grigio, un'inquadratura dai toni cromatici irreali, artificiali, com'è totalmente artificiale questo film bislacco, quasi autistico, per capire che questo “monaco” e quell'altro personaggio in calzamaglia rossa si rincorrono e interagiscono come se si trovassero all'interno di una comica lisergica, improvvisamente sbalzati fuori da una puntata dei Teletubbies. Sono due figure partorite da un sogno d'infanzia, due corpi che grazie a qualche strana manomissione ottica percepiamo bidimensionali, facendo cozzare lo sfondo con la loro sagoma, rendendo evidente all'occhio una semplice verità: la figura a volte si rifiuta di corrispondere a ciò che la avvolge (come se queste sagome arrivassero da chissà dove, planate al suolo grazie a qualche sonno ipnotico), tanto che ci viene da pensare che quel luogo non sia abitabile, che corrisponda solo ad un ambiguo calembour spaziale. Come se lo spazio filmato alla fine risultasse geometricamente instabile, squadernando in bella vista solo una serie di eventi irregolari, mal configurati. Cose oggetti e sagome poste in determinate posizioni: invisibili in campi lunghissimi o vicine, ma sfasate, in modo da creare un disturbo gestaltico. Forse esageriamo: lo sfondo c'è ed è quello dei paesi nordici. Dunque? Semplicemente, appare così appiattito e cromaticamente acceso, dal sapore di plastica profumata, che restiamo lì in attesa dell'interruzione pubblicitaria, pensando di trovarci sintonizzati su una Raiyoyo per adulti, in un programma televisivo quasi nonsense: una Flatlandia digitale ed illusoria, dove la terza dimensione resta quella dello straniero: cioè noi che guardiamo.

Il film si intitola I racconti dell'orso e l'hanno realizzato due ragazzi, Olmo Amato e Samuele Sestieri. Sono loro che indossano i panni delle due sagome, facendomi pensare che siano anche i primi a non prendersi troppo sul serio, e che – piuttosto che Beckett – volessero omaggiare Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa, e Po. In ogni caso, tra “degrado morale”, coppie borghesi in crisi, e film di denuncia, è bello sapere che una simile bizzaria esista.





La proiezione del film I racconti dell'orso si terrà giovedì 17 marzo alle ore 20:30 presso il Cineporto di Foggia. La proiezione sarà a ingresso gratuito fino a esaurimento posti e in streaming con i Cineporti di Lecce e Bari.

Saranno presenti in sala i registi Olmo Amato e Samuele Sestieri e il critico cinematografico Rinaldo Censi. Introdurrà Luigi Abiusi.