risultati per tag: Speciale Tsukamoto

  • «All’inizio i cambiamenti fisici erano lenti, poi hanno fatto balzi in avanti con sordi tonfi neri, ricadendo negli strati di tessuto molle, lavando via i tratti umani… Nel posto dove regna il buio assoluto la bocca e gli occhi sono un organo solo che balza in avanti per mordere con denti trasparenti.»

    William S. Burroghs, Il pasto nudo

    Qual è il confine ultimo del corpo? E soprattutto, esiste un confine ultimo del corpo? Tutto è limitato solo alla pelle, oltre la quale c’è tutto il resto? La mutazione, l’espansione, qualsiasi cosa per non costringere l’uomo alla condizione di mero involucro innervato e organico ma tentare, disperatamente, di uscire dalla gabbia, fino a raggiungere un oltre infinito. Il corpo è materia, viva, pulsante, e, in quanto tale, plasmabile e soggetta a trasformazione e adattamento, come in Tetsuo: The Iron Man, di Tsukamoto Shin'ya.

  • Con Tsukamoto sembra che tutto si stemperi in una specie di strana dimensione, senza direzione né riferimenti immediati, senza nord né sud, senza un filo che conduca da un prima a un dopo se non passando per l’intermittenza del corso del tempo.

  • A partire da una ricognizione della nodatura fitta di coerenze interne e ritorni non casuali che lega ciascuna delle opere di Tsukamoto alle altre, ma limitando il campo d'analisi alla sola indagine tematica e valoriale, cerchiamo di capire meglio le ragioni di continuità con cui Zan (The Killing) ultima sua creatura che ha corso al Lido, si attesta come opera matura di quella "nuova onda" del suo cinema, in cui sono l'interrogazione etica di ampio respiro e l'attenzione agli universi interiori, psicologici e morali dell'uomo a muovere la ricerca della macchina da presa.

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