Il destino di Maxine è scolpito da un’ambizione feroce e inarrestabile, pronta a sfidare ogni limite pur di conquistare il successo. La sua determinazione travolge non solo le convenzioni del cinema horror, ma anche la percezione stessa di ciò che definisce una star. Maxine Minx non cerca solo la fama: la pretende, e il suo viaggio verso Hollywood culmina in un crescendo di eventi che la consacrano come una delle dive più influenti e disturbanti del panorama cinematografico.
Ti West, regista noto per la sua capacità di intrecciare tensione e riflessione sociale, conclude con Maxxxine la trilogia iniziata con X e Pearl, offrendo una nuova lettura del genere horror. In questo capitolo finale, l'ossessione per il successo e l’affermazione personale diventa il fulcro narrativo. Maxine non è solo una protagonista: è un'icona della lotta per il riconoscimento, pronta a pagare qualsiasi prezzo pur di affermare la propria immagine in un mondo dissacrato.
Noi della redazione Uzak abbiamo avuto il piacere di intervistare Ti West a Roma, grazie alla collaborazione con Lucky Red.
La tensione che anima il sogno di Maxine si manifesta attraverso il corpo, strumento di affermazione, e trasforma l'omicidio in un'arte che rappresenta la sua stessa esistenza. Come hai elaborato e sviluppato questa idea?
Il desiderio di Maxine è quello che spinge l’intera narrazione: un desiderio universale, riconoscibile, che trascende il genere e il contesto. La sua ambizione è talmente forte che la spinge a superare ogni limite, perché sente che solo così potrà ottenere fiducia in sé stessa e la possibilità di emergere. Maxine è disposta a tutto, ed è proprio questa determinazione che la rende così potente e spaventosa allo stesso tempo.
Cito Nietzsche: "C'è un'innocenza nell'ammirazione, quella di chi non ha ancora pensato che un giorno potrebbe essere ammirato". Pensi che Hollywood, glorificando il corpo, rappresenti un paradosso tra successo e superficialità? Come interpreti oggi l’industria hollywoodiana?
C'è una certa ciclicità nel successo a Hollywood. Le persone diventano famose, ma è solo questione di tempo prima che non lo siano più. Questo ciclo è particolarmente tragico perché spesso la fama diventa parte integrante della loro identità. Hollywood rappresenta un sogno che, per molti, è destinato a essere disilluso. È un luogo oscuro, dove tanti arrivano con l'illusione di cambiare vita, ma raramente questo accade. La corsa al successo è incessante, e anche quando lo ottieni, diventa difficile mantenerlo. Questo ciclo tragico crea un'esistenza instabile, eppure offre anche la speranza di un cambiamento.
Quanto ti rispecchi nella ricerca di affermazione che agita il cuore di X, Pearl e Maxxxine?
Non credo di identificarmi completamente con loro. I miei obiettivi sono diversi, ma comprendo cosa significhi cercare di navigare in un mondo artistico instabile. Fare un film è una sfida continua, e spesso ti trovi a fallire più volte prima di riuscire. È un processo difficile, e capisco quella spinta alla perseveranza, l’insistenza nel tentare nonostante gli ostacoli. Non ho il desiderio di fama dei miei personaggi, ma so cosa vuol dire dedicare la propria vita a qualcosa di tanto incerto. La determinazione che vedo in loro rispecchia sicuramente il mio approccio alla realizzazione artistica.
Maxine è già destinata alla celebrità, ma ciò sembra non bastare. Perché inserire il sacrificio del padre nel suo percorso verso il successo?
Il sacrificio del padre è simbolico, rappresenta il legame da cui tutto ha avuto inizio. Il suo desiderio di fama nasce proprio da questo contesto familiare. In un certo senso, uccidere il padre è per lei un modo di chiudere il cerchio, di liberarsi di quella parte di sé che l’ha legata al passato e finalmente ottenere ciò che vuole. Il padre, con il suo passato nello show business, rappresenta il vecchio mondo che Maxine vuole superare per diventare qualcosa di nuovo, di più grande. È un atto di ribellione e di affermazione definitiva.