Esiste una superficie da non sottovalutare nella filmografia e teatro grafia di Marco Bellocchio. La superficie che copre il letto di un fiume quasi prosciugato da una diga ma che continua a scorrere tra le ans(i)e del corso principale e dei film maggiori. Sotto un ponte, il Ponte Gobbo, come Rigoletto. Detto anche Ponte del Diavolo. Dal quale si scorge il fitto intreccio di visioni trasgressive e demoniache, allusive ed eretiche. Compresa, va da sé, quella deLa visione del sabba. Tale superficie, cinematografica e biografica, coincide con una circostanziata porzione di territorio piacentino, immediatamente identificabile. È Bobbio, il centro del mondo.