risultati per tag: Giacomo Abbruzzese

  • Ci sono dei temi e delle forme cinematografici (forme e temi strettamente connessi tra di loro) che negli ultimi tempi percorrono, spazzano l'Europa dalla Germania al Portogallo alla Danimarca, all'Italia, lasciando la loro scia eccentrica, fosforica, come un'incrinatura nella concezione narratologica del cinema.

  • Cinema di spazi, rarefatti, sfuggenti a certa prerogativa definitoria del logos (direbbe Cortázar: non casualmente mi viene in mente lui e quel libro combinatorio, cangiante che è Rayuela), e invece aperti allo sguardo errante, sonnambolico – pronto a equivocare le coordinate di stazio e di tempo, proprio come quando ci si sveglia e per un po' non si sa dove ci si trovi – Disco Boy di Giacomo Abbruzzese appare come un oggetto eteroclito, occhiuto; organismo affetto da eterocromia (occhi di due colori diversi) e così vede le cose doppie, come illuminate di vuoti, sibili; di ammutolimenti e ammutinamenti; tinte sature e sfumature acquoree, sonanti dei corpi e dei luoghi, colti da Hélène Louvard, premio al Festival di Berlino per la miglior fotografia.Ora il film si appresta a uscire nelle sale a partire dal 9 marzo, con due anteprime pugliesi, questa sera a Bari al Cinema Splendor, e domani all'Orfeo di Taranto, alle quali participerà il regista tarantino introdotto da Massimo Causo. Di ritorno da Parigi, qui il resoconto di ciò che mi ha detto.

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