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  • Paolo Sorrentino sin dal suo esordio cinematografico è stato ossessionato dall’Es, l’intima natura dell’individuo che evoca una scissione della psiche, un riflesso dell’Io, una proiezione del Sé. L’uomo in più nel 2001 narrava di due uomini dallo stesso nome (Tony/Antonio) con una vita e un’indole diverse, tuttavia destinati a incrociarsi. Persino la sua ultima/unica serie televisiva si divide in due: The Young/New Pope.

  • «Dentro il crepuscolo d’oro la bruna terra celando
    Come una melodia:
    D’ignota scena fanciulla sola
    Come una melodia
    Blu, su la riva dei colli ancora tremare una viola…
    Illanguidiva la sera celeste sul mare:
    Pure i dorati silenzii ad ora ad ora dell’ale
    Varcaron lentamente in un azzurreggiare:…
    Lontani tinti dei varii colori
    Dai più lontani silenzii
    Ne la celeste sera varcaron gli uccelli d’oro: la nave
    Già cieca varcando battendo la tenebra
    Coi nostri naufraghi cuori
    Battendo la tenebra l’ale celeste sul mare».

     (D. Campana)

    Si vedeva una barca. In fondo era un rosso-blu che si fondeva nell’acqua, scene di Martin Eden tra gli occhi e le labbra, come un sipario di luce capovolta. Arrivava il Tempo lungo dell’Immagine, di deleuziana memoria, a “memoria” del ricordo, dello spettro del ricordo: cartina al tornasole di quello che resta, ancora; dinamica dell’iride che si svuota, si slabbra a (non) contenere quel tramonto, la sua fuga verso il fuoricampo, verso partenze che poi sono sempre stati ritorni: lì dove tutto sembra avere inizio, dove si attende che qualcuno parta, o arrivi. Nel mezzo di una pandemia globale fatta di virus e di armi, mentre arrivano da qualche parte, da terre violentate dall’altro lato di quel mare immagini vere di vite divelte, distrutte, – e mi domando a che valga questa resistenza di carta e di inchiostro, il virtuale di questo tentativo che faccio di scrivere di cinema, di scrivere, nonostante il sangue che si sparge – la sovrimpressione di quel tramonto d’acqua mi porta a Valerio Mieli, a quel suo film che sarebbe disperato se non fosse per il ritrovarsi, “alla fine”, dei due amanti distanti; ai bagagli di Camilla, avvolta nella sciarpa colorata a righe, prima di prendere il vaporetto per Venezia; ai riflessi in basso, nello specchio ridondante degli occhi.

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