Elena, un’ex infermiera, ha sposato Volodja, un borghese più vecchio di lei ma molto più ricco. Lei ha un figlio, Sergei, indigente e indolente, che le ha dato due nipoti e che campa con i soldi che sua madre gli passa di nascosto; lui ha una figlia, Katya, viziata e probabilmente sterile, che vive sola. L’equilibrio che hanno raggiunto si spezza quando Volodja ha un infarto.
Yu è un ragazzo che fotografa mutandine di ragazze per commettere peccati da confessare al padre, prete cattolico che ha preso i voti dopo la morte della moglie. È lo spunto da cui parte la lunga corsa di Love Exposure, vero film-exploit di Sono Sion, in cui religione, erotismo e grottesco convivono e si mescolano in vorticosa quiete.
Tre compagni di scuola scovano un annuncio online di una 38enne in cerca di sesso facile. Insieme vanno da lei, ma in realtà si tratta di un’esca per catturare ragazzi colpevoli di lussuria, da punire sull’altare di una setta ultrareligiosa e conservatrice…
Un ragazzo è stato ucciso; un altro è stato imprigionato perché sospettato di omicidio. Sepa, la nonna della vittima, cerca dei soldi per il funerale; Puring, la nonna dell’assassino, cerca dei soldi per pagare la cauzione per il rilascio. Tra le baracche di una Manila dimenticata dal mondo, le vicende di questa umanità minima si incontreranno per soccorrersi e riconoscersi nel divenire indifferente che le sovrasta.
Alexi è un taglialegna e vive all’interno di un bosco innevato con la sua famiglia. Alexi è innamorato di sua sorella Hege ma l’arrivo di uno straniero romperà gli equilibri intorno al lago.
Herzog esplora la Chauvet Cave, una caverna nel Sud della Francia, nella quale sono state dipinte le più antiche immagini che siano mai state ritrovate: figure di cavalli, rinoceronti e leoni risalenti a 35mila anni fa sembrano rianimarsi per effetto del 3D.
«Alzai gli occhi e vidi…» Dove non siamo stati. Lo sguardo scivola lentamente tra le ante socchiuse di un balcone. Una veduta. Spiraglio di aria e di luce. E si posa sui riflessi azzurri delle acque del mare, su cui, un attimo dopo, si prende a scorrere, cullati dalle onde che ripetono la loro nenia urtando contro lo scafo della nave.
Le gars è un vagabondo, un uomo al di là del bene e del male. Elle è una ragazza che lo segue fedelmente tra i sentieri della Costa d’Opale, luogo dei loro devoti pellegrinaggi. Bruno Dumont, giunto al settimo lungometraggio, sembra riallacciarsi alle dinamiche del lavoro più sperimentale e defilato della sua filmografia: Twentynine Palms. Ma l’infelice pellicola presentata a Venezia quasi dieci anni fa è uno scialbo ricordo. Il registro è cambiato, le idee appaiono più solide: siamo, probabilmente, davanti al capolavoro del regista francese.
La guerra civile nello Sri Lanka è colta in una pausa surreale che fa da sfondo alle vicende di esseri parziali rappresentati nella quotidianità di una vita senza aspettative. Abolito il mistero, il vento solo muove nella desolazione.
Jeanne Balibar non è solo straordinaria interprete del miglior cinema francese (Desplechin; Assayas; Honoré; Le Bosco; Rivette), ma anche cantante. Pedro Costa la segue esibirsi in questo percorso artistico parallelo. Una serie di concerti con il gruppo di Rodolphe Burger in Francia ed in Giappone, ma anche lezioni di canto lirico per interpretare la Périchole di Offenbach. Termine di riferimento è One plus one di Godard. JLG è una sorta di presenza/assenza nel film: in una canzone è la sua stessa voce, campionata da Histoire(s) du cinéma, a ripeterci «ne change rien pour que tout soit différent».