Rapsodie

Leonardo Gregorio


alt«Mar Nero, 22 giugno 1939. Cara mamma, sul mare fa freddo ed è grigio. È cosi bello viaggiare lentamente e vedere l’Europa trasformarsi impercettibilmente in Oriente». La voce è quella di Irène Jacob, i pensieri, gli occhi, il tempo, la vita, sono della ginevrina Ella Maillart (1903-1997), chiamata “Kini”, partita su una Ford Cabriolet quell’estate insieme svizzero-tedesca Annemarie Schwarzenbach – un’amicizia forte, anche difficile, con la zurighese che forse nutriva anche qualcos’altro, un bisogno soprattutto – alla volta dell’Est.

Nicola Curzio


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Così immediate le rovine
Da assomigliare alla certezza dell’amore.

(Vladimir Holan)





Valentina Dell'Aquila


altQuale peso incunea i sensi sino allo sgretolamento? E quale l'elettricità che scossa, squassa e conclude macerando?
In Haemoo le forme umane si brutalizzano catatoniche, precipitano in una perdita di coscienza, rovesciano in abusi di sangue. Nei muscoli una paralisi malata, nel cuore un moltiplicarsi di crepe: si attraversa il disordine e si giunge all'immondo. Diretto da Shim Sung-bo, basato sulla strage del 2001 della Taechangho, il film registra la traversata verso la Corea del Sud di un equipaggio di pescatori alle prese col trasporto, e la conseguente morte per asfissia di 25 immigrati.

Vanna Carlucci


altSembra quasi di non vederla Arianna mentre vaga per le strade di un’isola lontana, assente nella mappatura geografica del mondo. Sembra quasi il fantasma (e lo è) di un mito che rievoca il suo nome - Arianna -, anima perduta in una ferita che torna continuamente a sanguinare.

Michele Sardone


È difficile resistere alla tentazione di contrapporre all'attuale fantasmagoria di film di fantascienza un mockumentary di Fedorchenko di dieci anni fa, Primi sulla Luna: contrapposizione che vedrebbe da una parte la seriosità dei blockbuster (troppo costosi per non prendersi, appunto, sul serio) e la leggerezza di un piccolo capolavoro ironico (di un'ironia tutta “sovietica”, mista a cinismo e sentore di morte).

Vincenzo Martino


alt«Pareva di muovere in un mondo di fantasmi / E di sentir me stesso l'ombra di un sogno» (Alfred Tennyson)






Gemma Adesso


È una ricerca espressiva sempre più radicale quella del cinema di Tsai Ming Liang che fa della lontananza il centro focale della visione. Lontananza dal grande schermo, mantenendo una promessa che aveva fatto sobbalzare qualche anno fa, e dai contesti originari ai quali sorprendentemente ritorna.



Luca Romano


alt«Sei un uomo? Io credo di sì». Jauja di Lisandro Alonso è la ricerca che parte da questa domanda, come ritaglio di forme che cercando, si perdono nel paesaggio «Dove stai andando? È lontano?» la risposta non può che essere non lo so, per la natura stessa della ricerca, così come il credo di sì non può che essere dubitante, sfumato nel paesaggio stesso, materia priva di sostanza, eterea, onirica.

Matteo Marelli

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Cominciamo dalla fine. La didascalia conclusiva che compare nei titoli di coda di Alleluia ci informa che quello che abbiamo visto è «Liberamente ispirato alla storia vera di Martha Beck e Raymond Fernandez» celebrati dalle pagine di cronaca nera come i “killers della luna di miele” o “gli assassini dei cuori solitari”: «due amanti – come li racconta Márquez negli Scritti costieri – che forse, durante il fidanzamento, non sfogliavano nostalgiche margherite come i protagonisti dei romanzi romantici, ma scaricavano un mitra contro le pareti di casa ripetendo il classico ritornello: “M'ama, non m'ama...”» (Márquez 1998).

Gianfranco Costantiello



altLe immagini favolose di Métamorphoses di Christophe Honoré godono di un’aura fortemente cinematografica poiché, come ci ricorda Pavese per bocca di Leucotea, gli dèi non sono altro che il luogo, la solitudine e il tempo che passa; e, dopotutto, cos’altro mostra il cinema se non l’apparire dell’essente non come essere ma come divenire?

 

 

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