L'importanza del cinema di Naderi oggi, risiede nel suo portato progressista, impegnato, pur in una sua preordinata costituzione poetica, addirittura sinfonica; una musica per immagini che ha origine nell'ancestre, nella pragmatica terragna del dionisismo. Musica binaria, in cui pochi, nudi elementi linguistici scandiscono un'ossessione, un'apnea, cioè, citando Ghezzi in risposta ad Abel Ferrara, quella ripetizione di cui si è persa la misura. Ma è un progressismo che ha poco a che fare con la politicità tutta teorica (e retorica) di un impegno giurisprudenziale, partitico: si tratta di un atto veemente ed elementare, come una martellata, un grido, un protendersi nell'incandescenza del caos. È Il Corridore, il ragazzo iraniano privo di ogni mezzo di sussistenza, che non si arrende e procede verso le fiamme enormi, aspettando i suoi compagni, dividendo con loro il ghiaccio sporco, che è pane, è la gioia di essere comunque vivi. Questo il tipo di metafora naderiana: semplice, sporca di terra, di fumo, illividita, eppure così cristallina. Dice, anzi grida come i suoi personaggi la resistenza a ogni costo, sotto i colpi sferrati al protagonista di Cut in nome del cinema, anzi delle possibilità di vita presenti solo nel cinema.

Monte
è l'apoteosi di tutto questo: ulteriore atto di forza, di resistenza rabbiosa di un regista inesauribile, esuberante, apolide; in qualche modo secolarizzazione del martirio cristiano, alle cui icone peraltro il protagonista non si piega mentre vaga per i vicoli e le pietraie medievali. Qui è un Andrea Sartoretti al limite del sublime a caricarsi il peso del film e a scaricarlo rabbiosamente e angelicamente contro la roccia, sgranando una metrica martellante che sembra poi franare, sfumare in barlume. Capolavoro d’ipnotismo, stoicismo, cognizione leopardiana della Natura rivolta in gioia: concerto per spasimi e pietraia, nebbie e cornacchie, che a un tratto accelera verso il ritmo estenuante, monodico, di ferro contro il monte. È la poetica del colpo, del battito reiterato, che scandisce la metrica stoica, resistenziale di questo film e del cinema di Naderi: i tre personaggi superstiti vagano in una dimensione fatta di urlo, pena, di dolore accampato ai piedi di una parete rocciosa, che diviene dimensione metafisica e cinematografica, (non) estenuata dai colpi, fino al sorgere di un nuovo sole che perpetua la grazia del mondo.





Le proiezioni del film Monte si terranno giovedì 23 marzo alle ore 20:30 presso il CineLab Giuseppe Bertolucci di Lecce (Via Vecchie Frigole, 36) e venerdì 24 marzo alle ore 20:30 presso il Cineporto di Bari (Fiera del Levante, Lungomare Starita, 1). Le proiezioni saranno a ingresso gratuito fino a esaurimento posti e venerdì ci sarà la diretta in streaming con il Cineporto di Foggia.

Sarà presente in sala l’attore protagonista Andrea Sartoretti. A Lecce interverrà Luca Bandirali, a Bari sarà la volta di Massimo Causo. Introdurrà Luigi Abiusi.

Incontro precedente: Jérôme Reybaud (Cineporto di Bari, 02 marzo)