Nicola Curzio
9 Lives of a Wet Pussy, lungometraggio d’esordio di Abel Ferrara, è un film hard a suo modo leggendario: in pochi l’hanno visto, qualcuno ne mette in discussione la paternità, Ferrara stesso ha fatto di tutto per tenerlo nascosto. Quel che è certo è che si tratta di un titolo, che di solito compare al primo posto nella filmografia del regista newyorkese e che forse, esagerando (come spesso capita proprio a Ferrara), potrebbe riassumere la sua intera esistenza (senza distinzione tra arte e vita, tra realtà e finzione).
Perché il cinema di Abel Ferrara è rinato tante di quelle volte che si stenta crederlo: sempre diverso (egli è passato con disinvoltura e spregiudicatezza dal porno al noir, dall’horror alla fantascienza, fino al genere apocalittico, senza dimenticare i suoi documentari) e sempre uguale a se stesso (continuamente attraversato dalle medesime pulsioni, paure, ossessioni, ripetutamente incentrato su temi della religione, del peccato, della vendetta, della catarsi). Autore irrequieto, bulimico, molto spesso eccessivo, in più di quarant’anni di sregolata carriera ha filmato l’essere umano nella sua dimensione più buia e corrotta, ma anche più fragile e sincera; pur nella sua dismisura, è riuscito a trovare un delicato equilibrio tra il sacro e il profano, tra l’anima e il corpo, tra la teoria e la materia: «I film di Ferrara contengono ciò che fonda radicalmente il cinema come pratica e come morale. Ci dicono che è lo sguardo che portiamo su di esso che dà un senso al mondo» (Jean-François Rauger, Cahiers du cinéma, n. 473, 1993).
Dopo l’ennesima fine (del mondo, del cinema: 4:44 Last Day on Earth), il regista del Bronx è tornato alla ribalta con due nuovi film di apparente spessore biografico: Welcome to New York e Pasolini. Il primo è incentrato sulla nota vicenda giudiziaria di Dominique Strauss-Kahn, il secondo sulle ultime ore di Pier Paolo Pasolini. In entrambi i casi, però, sotto le mentite spoglie del biopic, incurante di qualsivoglia ipotesi di resa realistica, si nasconde ancora il gesto filmico di un cineasta che non smette di raccontare la sua dipendenza, la sua caduta, la sua morte, e che in questa maniera, risorge. Un’altra volta.
30 Gennaio ore 20.30 presso il Cineporto di Bari c/o Fiera del Levante, Lungomare Starita, 1: INCONTRO CON ABEL FERRARA.
Intervengono, insieme al regista, Maurizio Braucci (sceneggiatore di Pasolini), Fabio Nunziata (montatore di Pasolini), Enrico Ghezzi (Fuori orario. Cose (mai) viste, Rai 3).
A seguire proiezione di PASOLINI (2014) (v.o. sott. ita.).
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