Rafael e sua sorella aspettano a casa una madre che probabilmente non tornerà più. È un mondo orfano quello narrato dal portoghese João Salaviza, saturo di chiaroscuri (come la fotografia, in questo caso di Tjasa Kalkan) e di zone franche da battere. Figure familiari del tutto assenti o separate dai figli dalle sbarre di un carcere (vedi il padre immigrato di Cerro negro), bambini e adolescenti in balìa di se stessi e di un destino più grande di loro, perché i genitori - purtroppo - non si scelgono.


Rafa è un girotondo notturno senza certezze e senza risposte (mentre molte sono le domande alle quali è sottoposto il protagonista nell'interrogatorio concepito in segmenti). Un viaggio ellittico e solitario che comincia all'alba dall'altra parte del fiume Tago, con destinazione finale Lisbona. Una madre invisibile tenuta in stato di fermo dalla polizia per aver provocato un incidente stradale e per guida senza patente, e due figli in sua attesa.
Rafael, sua sorella e il nipotino sono “la famiglia”, o almeno ciò che rimane di questa. Non ci sono padri ma ognuno, a modo suo, sembra farne le veci diventando un surrogato di quel ruolo vacante. La vita ti fa crescere più in fretta del previsto costringendoti a prendere coscienza di un mondo in cui il “paterno” langue e bisogna improvvisarsi adulti e genitori (perfino di se stessi): nella sequenza conclusiva Rafael prende in braccio il bambino di sua sorella, che glielo ha affidato davanti al commissariato, e lo culla delicatamente per non farlo piangere.
Come in O Sangue esiste un rapporto fraternale di solidarietà, privo però di quell'aura mistica che pervade il film di Pedro Costa e i suoi enfants: Nino e Vicente. E ancora, anche qui assistiamo ad un vagabondare orfano in cui però los olvidados non sono tanto personaggi evanescenti ma piuttosto corpi reali da pedinare - zavattiniamente parlando - tra i sobborghi popolari lisboneti. Dove Rafael si inoltra, nascondendosi tra la folla anonima dietro il cappuccio del suo giubbino blu.

Anche in questo ultimo corto Salaviza, autore e montatore che fa parte dell'onda nuova del cinema lusitano assieme ad altri giovani come Carlos Conceição, Basil da Cunha, Salomé Lamas e Gonçalo Tocha (vedi il nostro approfondimento O passado e o presente: inventori di un tempo immaginario) non si cura minimamente di chiudere il racconto. Tale forma di incompiutezza, che potrebbe essere scambiata per sciatteria narrativa, dimostra invece di essere strutturale.
I minuti finali dei suoi lavori si configurano come il tempo dell'attesa e della speranza, della pazienza e della salvezza. Mentre è impegnato ad aggiustare l'antenna della tv, Allison (del già citato Cerro negro) getta lo sguardo oltre le grate della sua finestra: uscirà di cella per rivedere il figlio Iuri almeno a Natale? Un'altra “liberazione” appare possibile in Arena, dove un piccolo ladruncolo approfitta di un colpo di sole che stende il suo carceriere Mauro per scappare dal portabagagli nel quale era stato rinchiuso per vendetta.


Filmografia

Arena (João Salaviza 2009)

Cerro negro (João Salaviza 2011)

O Sangue (Pedro Costa 1990)





Titolo: Rafa
Anno: 2012
Durata: 25 MIN
Origine: PORTOGALLO, FRANCIA
Genere: DRAMMATICO
Produzione: FILMES DO TEJO, LES FILMS DE L'APRÈS-MIDI, INSTITUTO DO CINEMA E DO AUDIOVISUAL (ICA), RADIOTELEVISÃO PORTUGUESA (RTP).

Regia: João Salaviza

Attori: Rodrigo Perdigão (Rafa); Joana de Verona (Sónia); Nuno Bernardo; Nuno Porfírio; Pietro Romani.
Soggetto: João Salaviza
Sceneggiatura: João Salaviza
Fotografia: Vasco Viana
Montaggio: João Salaviza
Scenografia: Nádia Santos Henriques
Suono: Olivier Blanc


Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=FLGRtG3wy5o

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