L'immagine di un uomo la si riconosce dal profilo, dai movimenti, dalle parole. L'immagine di un cavallo la si riconosce dal profilo, dai movimenti. Se l'uomo tace e se il cavallo si ferma, l'uomo e il cavallo si ritrovano ad essere, davanti alla vita, la stessa identica cosa.
La riduzione compiuta da Benedikt Erlingsson in Of Horses and Men è totale. L'uomo ha la parola ma non serve, la forza è nel gesto, nel trotto, nel galoppo, nel sesso e nella riproduzione. La parola è, a ragione o a torto, la connessione tra le cose; potrebbe essere segno, potrebbe non esserlo, ma è una struttura che decade davanti alla forza del gesto, puro impulso-reazione/relazione.
All'interno di una storia fatta di morti, di amori, di gelosie, di accoppiamenti, tutto si lega attraverso l'unico comune denominatore: i muscoli.
L'Islanda, da sempre rappresentata attraverso il contrasto tra la delicatezza e la forza, qui non perde il contatto con la sua tradizione, sino quasi ad ingoiare i protagonisti di queste vicende e mescolarli alla forza del vento e alle galoppate dei cavalli selvaggi. La storia del film verte sulla cattura dei cavalli selvaggi per l'economia dell'intera valle islandese in cui è ambientato il film, ma tutto passa in secondo piano. È sulla vita dei cavalli che si innesta la vita dell'uomo. Ed è per questo che il rapporto tra uomini e cavalli rende la loro vita identica, perché parte di una medesima esistenza, di una medesima morte.
È solo in questo modo che i cavalli possono accoppiarsi con un uomo in sella, ed è solo in questo modo che un uomo può infilarsi all'interno della pancia di un cavallo, sostituendo i suoi organi e la sua stessa vita, per ripararsi dal freddo; è solo in questo modo che durante la caccia si finisce a far sesso sul prato tenendo un cavallo per le briglie, con una mano.
Il divario tra l'essenza dell'esistenza del cavallo e quella dell'uomo è azzerato dagli spazi. I cavalli non sono il mezzo di connessione tra le case e tra le persone, i cavalli sono parte della comunicazione, diventano parole, diventano lo spazio che separa un uomo dall'altro, spazio che nello stesso modo unisce cose altrimenti separate.
Il lavoro di Erlingsson sugli spazi è un lavoro che non può non legarsi al linguaggio. Se possiamo definire il linguaggio come una struttura comunicativa, non possiamo non definire gli esseri viventi, non solo gli esseri umani, parte di questa struttura. Estendere il tutto anche allo spazio è parte di un lavoro di ristrutturazione della parola stessa. Nessuna parola può riempire una distanza di diversi km, un cavallo sì, ed è così che i cavalli si ritrovano ad essere non solo mezzo, ma mezzo di comunicazione tra le persone.
Titolo: Of horses and men
Anno: 2013
Durata: '81
Colore: C
Origine: Islanda
Produzione: Friðrik Þór Friðriksson,Christoph Thoke,Gudrun Edda Thorhanesdottir
Regia: Benedikt Erlingsson
Attori principali: Ingvar Eggert Sigurðsson, Charlotte Bøving
Sceneggiatura: Benedikt Erlingsson
Musica: David Thor Jonsson
Riconoscimenti
http://www.youtube.com/watch?v=MKodaUmsYxk