In un bosco, Circe dialoga con Leucò intorno alla sua relazione con Odisseo, uomo che non comprendeva il sorriso e che non voleva farsi né maiale né dio.
Forse per la donna l’uomo è un’amnesia, come per l’uomo la donna una battaglia. “Di ciò Omero non ha tenuto quel conto che si vorrebbe”, avverte Pavese in esergo al dialogo leucoteo intitolato Le streghe. Di cosa esattamente non ha tenuto conto? Dopo essersi a lungo cercati, gli incontri sono già tutti avvenuti. Così, al primo incontro, la donna si apre, tocca, e nel tocco dimentica, cioè dona all’uomo una parte di sé. Ma è troppo grande questa memoria che passa, troppo ingombrante, troppo sottile, perciò l’uomo si difende, combatte, testardamente convinto che nulla vada perduto. Forse Omero non ha tenuto conto che da entrambi i lati, pur in differenti e opposte pose, si tratta di tentare un recupero, di non disperdere, d’essere a un tempo tenaci e labili come il ricordo. Ma poiché non c’è tempo per “saper sentirsi recitare”, la donna e l’uomo fingono che la vita non sia breve, accumulano vuoti di memoria e giorni di battaglia, insomma, si preparano alla morte.
Ma il tempo non esiste. Esiste uno spazio, una foresta dove le streghe costruiscono un monumento al tempo, ricavandolo dalla conca verde, dal vortice dell’acqua, dall’attorcigliarsi degli insetti, dal passaggio della luce. Due streghe inquadrate da lontano e via via tagliate da piani ravvicinati, l’una lunga sul fianco, l’altra seduta col volto inclinato. La febbre di chi le ha messe lì, Jean-Marie Straub, l’uomo che combatte per scalpellare il monumento, per conquistare lo spazio, coincide con la loro tentazione di spezzare finalmente l’amnesia. Tuttavia dovranno ammetterlo: sarebbe come spezzare l’amore. Invece bisogna stare nel conflitto, conoscere la propria spettralità per ribaltare lo spettro delle cose del mondo. Non si tratta infine di darsi una presenza? O perlomeno di riconoscere che l’aspetto politico di tale ricerca sta proprio nella sua tragica impossibilità? Non c’è niente da ridere a essere mortali, lo sa bene Straub.
Per questo Le streghe ha questa velocità di contrazione, questo bruciarsi, questo apparire all’ombra e scomparire alla luce, più malinconico, ma anche più rabbioso (e giocoso?) che in passato. I punti di sutura sono anzi più violenti, schiaffi sulla faccia e colpi di vento sulle foglie, perché è proprio occultandoli che fanno sparire la donna e l’uomo, che cancellano il conflitto, che fanno sparire il mondo. Quali sono oggi le immagini in grado di raccontare il mondo? Oggi che le immagini sono in sé, per fattura e disponibilità tecniche, ciò che forse ci separa dal mondo? Potersi vedere da ogni punto, avere una potenzialità vera di ricomposizione, non significa cedere alla seduzione del sapere. Ricostruire, significa sapere di non sapere nulla, altrimenti non si cambia nulla, non si rovescia nulla. Gli umani invece si trovano perché cercano di trasformarsi, cioè nel punto in cui si mancano e continueranno a mancarsi. Il gioco degli scacchi è bello perché il gran numero di regole fa in modo che l’unica regola sia l’imprevisto, spiega Ulisse a Circe. Si sceglie una strategia, si fa una mossa, ma nel frattempo tutti gli altri pezzi, soprattutto se immobili, si muovono, esattamente come la divaricazione fra sonoro e visivo nel lavoro di Straub. E non succede così anche con i testi? Non dovrebbero essere sempre inadattabili? O almeno, non è questo che da sempre Straub-Huillet provano a dirci: non siate solo plurali, siate polifonici, siate inadattabili, incorruttibili, irripetibili?
Leuocotea: E quest’uomo amava un cane?
Circe: Un cane, una donna, suo figlio, e una nave per correre il mare. E il ritorno innumerevole dei giorni non gli parve mai destino, e correva alla morte sapendo cos’era, e arricchiva la terra di parole e di fatti.
Titolo: Le streghe, femmes entre elles
Anno: 2009
Durata: 21
Origine: FRANCIA
Colore: C
Genere: CORTOMETRAGGIO
Produzione: PIERRE GRISE PRODUCTIONS
Regia: Jean-Marie Straub
Attrici: Giovanna Daddi e Giovanna Giuliani
Sceneggiatura: Jean-Marie Straub
Montaggio: Jean-Marie Straub
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