nocheUn uomo prossimo alla pensione segue, nel Cile attuale, le lezioni di francese di Jean Giono, racconta alla radio di quando, da bambino, andava al cinema con Beethoven e ricorda i lunghi tramonti dorati in compagnia del temibile pirata Gamba di legno. Nel frattempo, un'oscura trama di assassini incrociati avviluppa il suo presente...


«Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la forza di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l'idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio di errore, di fronte a una personalità indimenticabile.»
(Jean Giono, esergo de L'uomo che piantava gli alberi)

La notte difronte potrebbe essere l'oscuro angoscioso che ci si para dinanzi ogni volta che abbiamo timore, prima di addormentarci, di non riaprire più gli occhi al mattino (e chiuderli diviene così incredibilmente difficile); o ancora il buio che è difronte allo schermo cinematografico: l'irrealtà filmica è fatta di luce ingannevole, mentre nella realtà muti fantasmi siedono nelle tenebre, come in attesa di un evento risolutore che dia un senso al loro stare.

Quale che sia la natura della notte, sembra che il tempo, «immagine mobile dell'eternità», sia un proiettile lanciato contro di essa, come uno sparo nel buio. L'unico modo per non essere trascinati dalla sua traiettoria è dar libero abbrivio a una dimensione ucronica1, alternativa a quello che ci sembra essere l'unico mondo possibile, una dimensione in cui personaggi immaginari e fantasmi del passato coesistono tranquillamente. Ecco allora che ci pare del tutto naturale vedere passeggiare insieme, colloquiando amabilmente, Jean Giono e il protagonista del racconto di Del Solar La noche de enfrente, a cui il film si ispira, nel porto di Antofagasta, città del nord del Cile. Antofagasta in lingua quechua significa “città del grande letto di sale”, come a dire “deserto”, ma il suono ricorda anche una certa predilezione nel mangiar (phagein) fiori (ànthos), tipica degli immemori lotofagi: Giono fu tanto suggestionato da quel nome da desiderare di recarvisi, ma nella realtà non si mosse mai dalla Provenza, terra natale in cui era radicato come un albero.

Da questa piccola scintilla immaginale (un viaggio mai intrapreso, simile a un frutto obliante mai mangiato) scaturisce un aumento entropico della realtà, producendo una conflagrazione di dimensioni temporali diverse su un'unica superficie, quella dello schermo. Vediamo quindi dagli interstizi che si aprono in forma di porta affacciarsi fantasmi provenienti da altri mondi – possibili, immaginari o passati – che fluiscono come torrenti surrettizi sotto la crosta del visibile, facendo ruotare lo sguardo intorno a un asse sempre instabile; o ricordi rotolare sul piano temporale attuale come fossero biglie e provocare vibrazioni mnemoniche incontrollate, smottamenti che mettono in crisi qualsiasi canone teorico cui ogni sceneggiatura “deve” attenersi (se il film vuole essere fruibile e quindi appetibile per il mercato); o ancora il protagonista bambino aggirarsi, in una luce che può essere vera solo nell'infanzia, per camere dipinte di rosa, il colore che Ruiz cercava in Lettre d'un cinéaste e che (forse) trovava.
Ma alla notte non si può sfuggire, il ticchettio delle sveglie scandisce il ritmo della morte al lavoro. L'energia liberata e che libera il movimento delle immagini deve necessariamente esaurirsi, dissiparsi, come una stella che si spegne in un tramonto. Raoul Ruiz sembrava forse presagirlo per questo suo ultimo film, prima di accomiatarsi nella notte.


Nota

1. «Aiutandomi con un procedimento narrativo utilizzato pochissimo al cinema, l'ucronia - che caratterizza ipotesi del genere: E se i Nazisti avessero vinto la guerra? Oppure: E se Napoleone avesse vinto a Waterloo? - immagino, cioè, l'amicizia tra il personaggio di La notte di fronte, un uomo che sta per andare in pensione, e Giono.» (dalle note di regia di Raoul Ruiz in Turco D., 2012)


Bibliografia

Giono J. (2008): L'uomo che piantava gli alberi, Salani Editore, Firenze
Turco D., a cura di (2012): Speciale Raoul Ruiz, in Filmcritica 627





Titolo: La Noche de enfrente
Anno: 2012
Durata: 107
Origine: CILE, FRANCIA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: MARGO CINÉMA

Regia: Raoul Ruiz

Attori: Christian Vadim (Jean Giono); Sergio Hernández (Don Celso Barra); Valentina Vargas (Nigilda); Chamila RodríguezRosina

Soggetto: ispirato ai racconti di Hernàn del Solar "La noche de enfrente", "Pata de palo", "Rododendro"
Sceneggiatura: Raoul  Ruiz
Fotografia: Inti Briones
Musiche: Jorge Arriagada
Montaggio: Valeria Sarmiento
Scenografia: Raoul Ruiz
Suono: Roberto Espinoza Sonamo

http://www.youtube.com/watch?v=cV7i_a1AJls

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