altL’elemento minore tra i pronomi è, nel film di Verhoeven, un monumento alla distanza. L’imponenza della terza persona femminile non solo segna l’interruzione del rapporto io-tu, ma si espone ad una magnifica perversione, quella delle potenzialità virtuali dell’umano, o meglio, della creazione di un umano estremamente pensato.




Lei sola esibisce, nella sua assoluta e glaciale sensualità, la frattura – o desiderio – che gode della mancanza di legami predicanti. L’isolamento del pronome contiene in sé il predicato: lei è in quanto essere, infinitamente desiderante non soggetto ad una porzione di frase. Prima delle regole della grammatica e dopo le convenzioni sociali, lei è ciò che resta di lei, pura immagine.

Il film è un gioco di ruoli grandiosamente falliti (parricidio, matricidio, divorzi e tradimenti), accomunati dal superamento di quel limite estremo che circoscrive i rapporti: eluso il senso di vergogna, deflagrano i divieti comportamentali e l’impensabile virtuale si fa possibilità reale. Isabelle Huppert scardina nell’essenza l’ordine di riconoscimento all’interno di una comunità di soggetti maschi adulti (i maschi sono al suo confronto l’elemento debole della comunità); non denuncia il suo aggressore, né mantiene un segreto scabroso per senso di vergogna; “lei è” nella distanza che mette tra i famigliari più prossimi (non è figlia, madre e moglie) e nell’approssimazione con il suo “vicino” sconosciuto (è in quanto estranea).

Se ogni immagine è virtuale, quella del videogame, in quanto resto dell’immagine – cioè riproduzione iperreale dei corpi – condensa un supplemento di godimento non come segno dell’amore, ma come bisogno amorale e, in definitiva castrante, del desiderio. La ripetizione del rapporto sessuale non avviene con il corpo (della donna) in quanto corpo, ma con l’immagine del corpo (dell’uomo sconosciuto) che causa il rapporto sessuale. Finché resta sconosciuto, il vicino lo è letteralmente perché quanto di più simile alla estraneità fondante del soggetto creatore ma, caduta la maschera e neutralizzato il suo ruolo, il gioco deve finire con un rito di espiazione prima che una nuova partita abbia inizio. Ciò che resta di lei è invece il pronome-ologramma, l’immagine pura di uno dei mondi possibili.






Titolo: Elle
Origine: Francia, Germania
Anno: 2016
Durata: 130'
Colore: C
Genere: THRILLER
Specifiche tecniche: 1:2.40
Produzione: SBS PRODUCTIONS, TWENTY TWENTY VISION FILMPRODUKTION, FRANCE 2, IN COPRODUZIONE CON CINÉMAENTRE CHIEN ET LOUP, PROXIMUS

Regia: Paul Verhoeven

Attori: Isabelle Huppert (Michèle), Laurent Lafitte (Patrick), Anne Consigny (Anna), Charles Berling (Richard), Virginie Efira (Rebecca), Judith Magre (Irène), Christian Berkel (Robert), Jonas Bloquet (Vincent), Alice Isaaz (Josie), Vimala Pons (Hélène), Arthur Mazet (Kevin), Raphaël Lenglet (Ralph), Lucas Prisor (Kurt), Hugo Conzelmann (Phillip), Kwan Stéphane Bak (Omar).
Soggetto: Tratto dal romanzo "Oh" di Philippe Djian
Sceneggiatura: David Birke
Fotografia: Stéphane Fontaine
Musiche: Anen Dudley
Montaggio: Job ter Burg
Scenografia: Laurent Ott
Costumi: Nathalie Raoul

Riconoscimenti


http://www.youtube.com/watch?v=gM96ne-XiH0

Tags: