beyondUn cantante di pansori adotta due giovani per farne una coppia artistica di successo. Dong-ho si innamora della sorellastra, Song-hwa.







«Mentre osservo il monte, quelle stesse montagne e acque sono ancora lì. Ma siccome l’acqua scorre sempre, devono essere diversi da quelli di un tempo» (Canto pansori).

Passano gli anni nella fissità di una immagine sola: la luce prima si addensa sulle cose intatte, sui busti eretti di statue e sulla figura del corpo cieco di una donna, proiezione di un inconfessabile desiderio. Il ricongiungimento non è possibile, presuppone un movimento che non si dà se non nell’avanzare modulato di una musica dimenticata. Tutto resta invariato nel passaggio compatto di cielo e terra, la promessa del ritorno e la lacerazione della perdita convivono nell’atto finale di uno sguardo restituito al mondo.

Song-hwa non vede, Song-hwa canta e aspetta il cambiamento che le restituirà il fratello lontano: è un ritorno di lontananze, una unione di attese separate nella superficie orizzontale che tiene tutti i punti dello spazio. Al di là degli anni, in un fermo immagine di sonorità pura, è conservato il tempo dissipato e quello non ancora raggiunto come parte di un fluire eterno. Il tempo (“gli anni” nel processo di un finito accumulo) e il suo fluire (“al di là” che avanza infinitamente) si manifestano all’interno del film in cui il succedersi delle inquadrature è talmente impercettibile da neutralizzare l’attualità.
Lo sviluppo di questo immutabile avanzamento crea l’illusione della variazione ma di fatto tutti i tempi sussistono nella esplorazione di una temporalità virtuale in cui i bambini che erano e gli adulti che saranno camminano accanto nel mondo intatto di un ricordo non ancora vissuto.

L’illusione è nella variazione dunque, la profondità di campo ribalta le prospettive in un gioco di riflessi in cui le immagini piatte, rese da una fotografia senza ombre, sono espressione naturalistica della vita, rivelazione diretta del rapporto con una quarta e quinta dimensione, col tempo e con lo spirito.
Le scene in cui le figure si stagliano, come in una stampa antica, liberano il tempo come forma immutabile.   L’arte musicale del pansori riporta i corpi al mondo associando la voce, una paradossale preghiera che esorta a restare vivi (“Vivi per migliaia di anni, ti prego vivi” dice uno dei canti tradizionali), ai rintocchi sordi del tamburo, che scandiscono il peso di un continuo morire. La danza del ventaglio che accompagna il canto lascia che i gesti si perdano oltre l’orizzonte misurabile degli eventi, fuori dallo sguardo dove è l’approssimarsi del vuoto.

L’allontanamento di Dong-ho da casa coincide con l’accecamento di Song-hwa: accomunati da una invisibile distanza, cuore stesso dell’immagine, il pansori diventa emblema di un’inafferrabile presenza.
Se la musica è spazialità mentale, l’immagine avvicina i tempi nello spalancarsi di mondo dell’ultima inquadratura, la sola che condensa l’intero corso universale.
Gli anni non sembrano mai essere passati: la luce prima mostra le cose che non sono, “l’al di là” è presagio di un incontro mai avvenuto tra due fratelli che sono esistiti solo nel canto di un mondo perduto.





Titolo: Beyond the Years
Anno: 2007
Titolo originale: Chun-nyun-hack
Durata: 106
Origine: COREA DEL SUD
Colore: C
Genere: DRAMMATICO

Regia: Im Kwon-taek

Attori: Oh Jung-hae (Song-hwa); Jo Hyeon-jae (Dong-ho); Oh Seung-eun; Ryoo Seung-yong
Soggetto: Yi Chung-jun (romanzo)
Sceneggiatura: Im Kwon-taek
Fotografia: Jung Il-sung
Musiche: Yang Bang-ean; Ryo Kunihiko
Montaggio: Park Sun-duk
Scenografia: Ju Byoung-do
Costumi: Lee Hae Ryun
Effetti: Insight Visual


Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=uN4C2gzi800

Tags: