Hideo vive con una bambola gonfiabile, Nozomi, che vive durante l’assenza di lui. Attraverso il cinema, Nozomi scopre il respiro di tutte le cose, impara a guardare e a parlare e, nella durata di una storia d’amore, fa esperienza del mondo.
Alla fine del film, la bambola saprà che il soffio è il nulla assoluto che anima la creazione.
«Tutto il mio folle amore lo soffia il cielo, così»
(Che cosa sono le nuvole)
La «straziante meravigliosa bellezza del creato» è una scoperta da burattini, corpi cavi che prendono forma e si a(ni)mano col soffio.
Il divenire cosa dell’uomo è il processo inverso, di sottrazione d’anima, che lo riduce a meccanismo prevedibile e presente al mondo; per stare gli basta il respiro come incosciente atto minimo di esistenza, gli basta un corpo, da riempire con la soddisfazione del bisogno, con l’abitudine dell’amplesso: carcassa che si ama perché si possiede e si possiede finché resta inanimata.
La fretta che fa stare al mondo impedisce che del mondo si percepisca la vaga folata che lo anima e lo fa oscillare, ma, nel regolare svolgimento di miliardi di storie simili, una imprevista sospensione dell’ingranaggio capovolge il punto di vista della vita: lo sguardo vergine alita nelle cose come i sorprendenti piani sequenza di Koreeda le accarezzano, entrano nei resti di corpi plastificati, nei residui accumulati per la rimozione lungo le strade e gli danno movimento.
Nella perfezione del gesto che schiude le palpebre di una bambola c’è tutto il senso della creazione. Il soffio donato all’altro dà la vita, la ferita che sanguina toglie il respiro; tutto ciò che si può dire è il frutto dell’esperienza della vista: «sembra che la vita sia fatta in modo tale da non poterla portare avanti da soli. Proprio come non è sufficiente per i fiori avere pistilli e stami. Un insetto o la brezza devono inserire un pistillo in uno stame. La vita, da sola, cerca di compensare a quelle carenze che solo un altro è in grado di colmare». Il bisbiglio della prima parola è identico all’ultimo sibilo: “bellissimo” è il mondo come quel corpo abbandonato negli scarti, testimone muto del meraviglioso nulla assoluto del cielo.
Fare cinema equivale a guardare il mondo per la prima volta, ascoltarlo respirare e regolarne i battiti secondo il lento afflato abissale che lo gonfia e lo amplifica. Come nel recente Cut di Naderi i corpi vivono del “folle amore” per il cinema, così in Air Doll essi si costituiscono nell’immagine rarefatta e la ripetizione di titoli e registi diventa l’espediente essenziale alla vita: Ferrara, Chaplin, Erice, Angelopoulos, Sokurov…, ogni nome un respiro invisibile, ogni film una vitale boccata d’aria.
La figuratività propria del manga, dal quale il film è tratto, si risolve nella vitrea trasparenza delle ombre, nella palpitazione cromatica che vibra intorno alle cose e le fa gonfiare delicatamente mentre si alzano in volo. Nella prima parte del film la scoperta del mondo coincide con la meraviglia del cinema, un vero e proprio paese dei balocchi nel quale trovare rifugio dall’abumanità della sera. Il divenire umano della bambola comporta la scoperta dolorosa del cuore che pulsa come una ferita aperta, la percezione della propria colpevole nudità che la espone alle offese. Con il cinema impara a vedere l’invisibile e inesorabilmente si inabissa nel sogno. La seconda parte è tutta un precipitare di corpi, un disimparare il riempimento, un lento addossarsi alle cose nello svuotamento elegiaco della vita.
Accasciati tra gli scarti i burattini guardano nel cielo la meravigliosa inutilità delle nuvole e, trasportati dal vento, si abbandonano al passaggio.
Titolo: Air Doll
Titolo originale: Kûki ningyô
Anno: 2009
Durata: 125
Origine: GIAPPONE
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: BANDAI VISUAL COMPANY, EISEI GEKIJO, ENGINE FILM, TV MAN UNION, ASMIK ACE ENTERTAINMENT
Regia: Hirokazu Koreeda
Attori: Bae Du-Na (Air Doll); Arata (Junichi); Itsuji Itao (Hideo); Jô Odagiri (Sonoda); Sumiko Fuji (Chiyoko); Masaya Takahashi (Keiichi); Susumu Terajima (Todoroki); Kimiko Yo (Yoshiko); Ryô Iwamatsu; Mari Hoshino.
Soggetto: Yoshiie Goda (manga)
Sceneggiatura: Hirokazu Koreeda
Fotografia: Mark Lee Ping-Bin (Pin Bing Lee)
Musiche: World's End Girlfriend
Montaggio: Hirokazu Koreeda
Scenografia: Yohei Taneda
Costumi: Sachiko Ito
Riconoscimenti
Reperibilità
http://www.youtube.com/watch?v=R2T3YkiazkM