Tsukamoto Shin'ya

tsuka(Versione originale)

Da bambino avevo la testa fra le nuvole.

Visto che non andavo bene a scuola, per fuggire da quelle preoccupazioni scindevo il mio cervello dal corpo e volavo nel mondo della fantasia.

Nel mondo della fantasia ero assolutamente libero, mi perdevo nella storia che avevo costruito nella mia testa. A volte esprimevo tutto questo con delle immagini. Il mio libro di testo diventava tutto nero a causa delle immagini di fantasia che fluivano dal mio cervello.


Per questo motivo, quand’ero bambino gli adulti si preoccupavano per me.
Se non avessi realizzato dei film, non avrei potuto vivere nel mondo della fantasia.
Agli occhi degli altri non sarei stato che un uomo senza pulsioni, senza nessuna connessione con il mondo.

Il cinema dà corpo alla mia fantasia.
E questo pure accade nell’enorme e terribile oscurità del cinematografo.
Molti spettatori a quella visione piangono, ridono, scoprono qualcosa di nuovo.
E ciò che è splendido è che il cinema ha la forza di raccontare cose alla gente del mondo intero. Grazie al cinema, il mio mondo si è ampliato.

Quando oggi creo una sceneggiatura, lo faccio con la sensazione di perdermici, come accadeva da bambino.

Anche se scrivo qualcosa in modo razionale, attivando il proiettore nella mia testa capisco subito se funziona o meno.
A volte ho la sensazione che, piuttosto che aver creato un film, io stesso non sia stato altro che uno spettatore che vi abbia assistito.
Mi sembra come se nell’oscurità mi facessero vedere un film sulle verità del mondo assopite e in cui girano vorticosamente grandi cose per me necessarie.
A me non resta che ubbidire a tutto questo.

Tutto ha inizio con la concentrazione su qualcosa che si risveglia nell’oscurità.
Per me questo è il cinema.

(traduzione di Roberta Novielli)