altCome in una incisione ulteriore delle Carceri d'invenzione di Piranesi, il film di Bellocchio si sviluppa attraverso moltiplicazioni e sdoppiamenti che sfuggono (e sfuggendo paradossalmente lo affermano) un tempo specifico, sfasano lo spazio del piccolissimo-vasto mondo bobbiese e scompaiono nell'inconcepibile che abbaglia.





La carne di furia indomabile resiste a bruciature ed estirpazioni, senza preghiera vive non esistendo, non le serve contare i giorni o attendere la liberazione; è sguardo di pazienza.
L'attraversamento impercettibile delle ere coinvolge gli spazi della prigione: la temporalità si contrae più che nella successione di prima e dopo, nella dialettica ambigua di dentro e fuori che confonde il mondo con Bobbio, Bobbio con la prigione, la prigione col mondo. Il riconoscimento di un'equa invalidità immaginaria, che era la base del principio solidale trasmesso per generazioni, la tradizione della malattia e la difesa ostinata dell'imperfezione come cardini di un sistema vampiresco isolazionista, avevano garantito la serena sopravvivenza di matti, santi e vergini.

Pur essendo falso come tutto il resto, lo straniero, incarnando l'ipotesi dell'invasione esterna, la possibilità del controllo e della verifica dell'imbroglio di non esistere, basta a mettere in crisi la garanzia di un certo senso dell'eterno. Chi non esiste non deve lasciare attestazioni d'identità né ricevute, comanda come un morto illustre al quale si deve rispetto e devozione, protegge a distanza la comunità attraverso il divieto della moltiplicazione vanagloriosa di immagini e informazioni.
Il potere dell'immagine si esercita soprattutto attraverso l'invisibilità; non basta murare la bellezza per obliarla, il ricordo ne crea inquietanti duplicati e genera miti.

La navigazione in rete è la peggiore delle minacce per la conservazione di questo elaborato sistema inattuale in quanto perfeziona la costruzione della finzione ma dotandola di un credito di realtà (la cazzata di sentirsi liberi e sinceri) che rende tracciabile ogni cosa e costringe all'esistenza in un mondo troppo vasto.

L'impalcatura scricchiola a cominciare dai denti che non vogliono più mordere: guardare l'inaudito, nient'altro importa al mito morente prima che l'irruzione dei barbari vigilanti imponga l'adeguamento alle leggi del mondo reale.
Ma l'invisibile compiutezza del sangue (che non si vede mai, nonostante la violenza sulla carne) sancisce un patto di inviolabile, famigliare appartenenza alla stessa specie di fantasmi.
Bobbio è il cinema.