Spesso non si sente la stanchezza, una volta entrati in Darsena (dove ronza, rimugina all’improvviso, addirittura accenna un goffo passo di danza, la stampa, in coda a Korine), e si resta lo stesso a occhi spalancati (nonostante il poco sonno, il pasto frugale, la cappa di umidità che forma sul volto un sudario di occhiaie), di fronte allo schermo, come vivificati, nutriti, dalla farandola di immagini brulicanti, nostro malgrado.
Harmony Korine mette subito in chiaro, sin dalla prima scena, la natura pop e apparentemente ludica (in realtà ludicamente nichilistica) del suo Spring Breakers, un palinsesto dal fulgore fucsia e carne di fica (gonfia sotto mutandine), di capezzolo, di denti metallici, che sta sul pelo dell’acqua, salvo inabissarsi per un momento, traendone un certo estemporaneo volume di senso. Non a caso sequenze topiche nel film sono quelle in cui le ragazze sono in piscina e sognano di non tornare più a casa, completamente rapite ormai da quello che loro intendono come un posto molto spirituale (la Florida delle feste e dei bivacchi, muniti di alambicchi da fumo, di imbuti, alcool succhiato da tubi di gomma); o la sequenza in cui le due bionde rampanti fanno sesso con James Franco, tra dentro (l’acqua) e fuori; laddove la macchina da presa oscilla sulla superficie inabissandosi a tratti, in breve apnea. E quell’amore (carnale e orgiastico) colto da quelle inquadrature subacquee, affiora nel finale a fior di labbra (acquisendo un senso sentimentale, morale) quando le due baciano il rapper-trafficante abbattuto, mostrando veramente amore.
Quella che Korine mostra, affidandosi al pullulare dei significanti (ma, ripeto, con affioramento di significati) è la stessa bieca umanità postapocalittica di Gummo, che nel frattempo è cambiata, passando dalla superficie ruvida delle icone, un degrado che aveva in sé il proprio senso, a quella patinatissima e pop di queste vacanze di primavera, su cui vige l’egida di Breatney Spears, che ha sostituito nel frattempo Madonna. E il passaggio è misurato anche dall’aggressività (e spavalderia) delle ragazze e della moda di questo Spring Breakers, tutto un catalogo di paramenti e orpelli inerenti per lo più allo scenario rap-pop, scarpe da ginnastica coloratissime, passamontagna fucsia, canotte, profumi, pistole-fallo, collane che scintillano in sequenze sempre musicate, che sarebbero videoclip d’accatto se non fossero inserite in un congegno perfetto, elettrizzante, vero capolavoro e archetipo di un neopostmoderno che si esprime attingendo all’enorme deposito di youtube, di facebook, Scarface, into the face, youporn, Mtv, studio sport, jizzonline, spermshack, sky calcio show, gangbang, mother fucker, shit, suck, suck mother fucker, io succhia succhio, io fare amore lungo lungo… be beautiful on the inside… and three meters above the sky: I wanna fly.
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