Mangia o verrai mangiato: è la legge di natura che regola i rapporti di potere (che sono sempre rapporti di forza) fra gli uomini, bestie fra le bestie, a seconda dei casi prede o carnefici. Lo capisce bene Pollicino, protagonista della fiaba in costume riadattata da Marina de Van, e a proprie spese: anche i legami familiari vengono meno dinanzi al dittato della natura, in base al quale i suoi genitori, morenti di fame, decidono di abbandonare lui e i suoi fratelli.
Non è una questione di indigenza: l'orco e consorte, presso i quali Pollicino e fratelli sono invitati a cena come pietanza e non come ospiti, intrattengono sul destino del loro pasto lo stesso discorso che i genitori di Pollicino avevano intavolato poco prima riguardo un coniglio appena catturato. Il senso, per una volta, non va colto in superficie ma appena un po' più sotto, dans la peau, nella natura carnivora dell'uomo: da quelle stesse viscere Pollicino rinascerà più consapevole, crudele, spietato: un vero leader, che non si abbassa al livello bestiale degli altri uomini, ma che grazie alla scoperta fatta dentro l'uomo saprà dominare gli istinti propri e altrui, diventando un condottiero che, al posto del biblico bastone, brandirà, più adatto alle sue misure, un osso di coniglio.