UZAK è in partenza. Direzione Venezia.
L’organizzazione della 68° Mostra del Cinema, ritenendo la nostra rivista «molto bella e congruente» (queste le parole dell’Ufficio Stampa), ci dà modo di essere presenti come testata durante la manifestazione lidense. Siamo pronti a ricambiare l’onore concessoci facendoci carico dell’onere della partecipazione. Stiamo tracciando traiettorie che non ci facciano inabissare nel mare magnum del programma festivaliero, mai stato, in questi ultimi anni, tanto ricco e succulento.
Marco Müller lascia la direzione organizzando un’edizione all’insegna della qualità. Almeno questa è l’impressione vedendo i nomi coinvolti.
Davvero difficile poter fare previsioni.
Molta attesa, anche per una questione squisitamente personale, visto l’affetto dimostratoci («YOUR BLOG LOOKS VERY IMPRESSIVE!»), è per Todd Solondz che torna in concorso con Dark horse. Curiosi di vedere, oltre ai lavori degli autori più blasonati (Cronenberg; Sokurov; Friedkin; Polanski; Garrel), le nuove regie di Lanthimos, McQueen, Sion Sono, Jhonnie To, Tomas Alfredson, e della Satrapi (i primi tre, già oggetto d’attenzione da parte nostra). Pronti ad immergerci nel nuovo canto della “marina commedia” di Crialese. Speranzosi di ritrovare l'Abel Ferrara che più abbiamo amato, chè da quando s'è rotto il sodalizio con Nicholas St. John non ha più convinto e in alcuni casi anche molto deluso.
Ma la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica non è soltanto il Concorso Ufficiale. È la Sezione Orizzonti quella a cui prestare più attenzione. È lì che si affrontano di petto i limiti e le possibilità dell’immagine cinematografica. In “Orizzonti” torna ad affermarsi un’idea di visione come atto anarchico, e soprattutto il diritto/dovere di immaginare un altro cinema. La sezione in questione cerca di dar conto a quelle opere “fuori formato”, non rispondenti alle logiche tradizionali e di mercato. Una linea di programma senza distinzioni di genere e durata, dedicata a lavori che esprimono la ridefinizione continua del cinema all’interno del continente visivo contemporaneo. Si va dalle quasi sei ore di Siglo ng pagluluwal (Century of Birthing) di Lav Diaz agli 8 minuti di Movimenti di un tempo impossibile di Flatform. Al centro, tra le tante novità, già alcune certezze: Pippo Delbono; Pietro Marcello; Tsukamoto Shinya; Ross McElwee; Michael Glawogger; Marina De Van; Aleksej German Jr. Su tutti Amir Naderi e Jonathan Demme. A dare maggior completezza all’offerta la sottosezione “Orizzonti 1960-1978”, retrospettiva sul cinema italiano di ricerca anni Sessanta-Settanta.
Cercheremo d’essere un po’ dappertutto, anche nelle altre sezioni del festival (Fuori Concorso; Controcampo Italiano; Giornate degli Autori; Settimana Internazionale della Critica), con occhi sempre ben aperti e recettivi. La condizione insulare ci permetterà/costringerà di staccarci da tutto il resto e di dedicarci soltanto al cinema. Ogni volta che ne avrete voglia sapete come trovarci. Uzak è con voi. Leggeteci e fateci conoscere.