(As mil e uma noites – Volume 2, O desolado di Miguel Gomes. Desolato è prima di tutto il regista che non vi potrà accontentare con un seguito pedissequo, e mentre il canto di Sheherazade prosegue e si affastella, è pur sempre un canto di lotta, una nenia incantatrice ripetuta per la propria sopravvivenza, e allora la struttura falsa vieppiù se stessa, dilatandosi e insieme convergendo sul nucleo di un affresco sfrigolante malviventi – che in realtà sono gli ultimi partigiani –, processi a una società intera, mosaici di fantasmi che abitano i sogni delle periferie, e dove anche i cani devono affrontare il proprio doppio.)
Ci sono dei progetti governativi anche per i sogni. Ma i soldati, belli addormentati per una misteriosa malattia apparentemente indotta dal Governo (come Soldier's Dream e Confessions di Sokurov), sognano passeggiate in palazzi reali, mantengono, nel sonno, inalterate e potenti erezioni, e quando si svegliano trovano ad attenderli donne fiduciose, sciamane che li richiamano dall’aldilà, dedite anziane infermiere deformi anch’esse… Questo il capolavoro politico di Apichatpong Weerasethakul, Cemetery of Splendour, auto-ammaliantesi in una ipnosi verde-rosso-blu, paurosamente calibrato sulla frequenza degli spettri, dove non resta che perdersi o impazzire. La sala cinematografica disorienta l’occhio, il cielo è solcato da una bolla blu unicellulare, la realtà squaglia i propri contorni in un addio perpetuo… E alla fine: eyes wide shut.
Nulla è come Hou Hsiao-hsien. Cercate, e non troverete. Quarant’anni di cappa e spada cancellati con un’onda lenta e di bellezza indescrivibile, con i colori di Powell-Pressburger, con le pieghe e i veli e i movimenti rapidamente ipnotici, una guerra la cui origine si perde nei secoli, e la storia d’amore più bella mai raccontata, di una promessa sposa diventata un assassino invincibile che decide di non uccidere, di salvare il suo amato, sacrificando se stessa per il bambino ancora in grembo alla sua contendente. Il mondo sembra galleggiare altrove, ma si accende con scatti improvvisi, colpi precisissimi che lo feriscono e aprono vecchie ferite, mentre intorno le immagini sono abitate da un crepitio mai sentito di grilli, uccelli, tamburi. Quale irripetibile magnificenza.
(As mil e uma noites – Volume 3, O encantado di Miguel Gomes. Nulla sarà più come prima. Siamo al centro dei marosi, liberi ormai, e certo, disperati. La poetessa continua a raccontare e a innamorarsi, si smarrisce anche lei, anche lei non sa così tante cose. Il Paese è in rivolta, attacca il parlamento, canta l’inno della rivoluzione: e fuori campo sale la piccola breve storia di una immigrata cinese prostituita e abbandonata. Gli uccelli cantano, gli aerei partono, la musica insiste. Dove siamo? Cose mai viste. Limitarsi a fare cinema non è più sufficiente.)