C’è un hotel su un fiume dove una ragazza scopre che sua madre è un fantasma e a lungo si parla di confini e di acque pronte a inabissare un nuovo tsunami. Mekong Hotel, il nuovo Apitchapong Weerasethakul, lento disincanto, blandamente etereo, in attesa della fine.
(Isole e isole e acqua e una fuga d’adolescenti, con andatura altrettanto stralunata, piacerebbe ad Aki Kaurismaki, la si ritrova anche in Wes Anderson, Moonrise Kingdom).
Ma se ci si guarda in giro con meno ufficialità può spuntare il capolavoro in 3D di Tsui Hark (al marché, che il film era a Berlino) Fliyng Swords of Dragon Gate, adamantino trasparente vorticante, quasi spielberghiano quando scopre che il deserto, che tutti i deserti, sono già, duna per duna, in 3D.
(Sempre al marché spazi perversi per gli appassionati, mai scomparsi, di gore vero, truculento e, se possibile, hard. Non si fa mancare nulla Excision di Richard Bates Jr., con la ragazza adolescente e vergine che ama il sangue delle mestruazioni e sogna di diventare chirurga...).
Hard per davvero, a dispetto di un film più che deludente, la Marion Cotillard di De rouille e d’os (Rust & Bone) di Jacques Audiard, amputata delle gambe mozzate da lontre "domestiche" (come il reduce di guerra in Caterpillar di Wakamatsu) si fa tatuare le cosce, si fa penetrare, diventa manager in incontri di pugilato clandestini…
(Menzione per lo sceneggiatore di Pablo Trapero, l’argentino Alejandro Fadel, che per il suo esordio alla regia, Los salvajes, ha piuttosto in mente il cinema di Lisandro Alonso, sfuggendogliene tuttavia la deriva interna, il disorientamento che sempre proviene da tanta potenza, restando invece aggrappato alla sceneggiatura proprio dove i corpi dei giovani attori cercano disperatamente di liberarsi (librarsi incendiarsi). Ma la visione, ciò che resta del fuoco, è consigliata).
Egitto, Baad el mawkeaa. Yousri Nasrallah gira il suo "war horse" con cammelli e piramidi, troppo lucido, sulla rivoluzione egiziana, nonostante l’ambiguità politica, anche qui di assoluta sensualità, della protagonista Menna Shalabi e della grande tradizione del melodramma egiziano.