miikeÈ ancora giusto credere nella messa in quadro, diaframma espanso che non ti fa distinguere fra la fotografia e il cinema, fra l’angolo di un paesino francese e il deserto. Tutte le immagini diventano così un giornale intimo, dove il soggetto è a sua volta l’oggetto primario delle immagini. Una vita intera di cinema apolide, quella di Raymond Depardon, un altro Joris Ivens perduto nella luce dei suoi scatti, rivista attraverso out takes e scene smarrite o scartate: Journal de France

 


(Si è ovunque, comunque. E certamente non si è qua. Un action indiano di cinque ore, fra sparatorie e guerre di religione, Gangs of Wasseypur di Anurag Kashyap. Un musical giapponese quasi punk, volutamente sgraziato, ipercinetico del grande Takashi Miike, Ai to makoto. Un documentario quasi scientifico sugli ossessionati da Shining, che si entusiasmano nello scoprire che c’è un metodo nelle decine di incongruenze nel film di Kubrick e che se sovrapponi due copie mandandole una dall’inizio e l’altra dalla fine, ebbene le coincidenze si fanno colossali, ogni sequenza in un punto del film coincide con quella all’altro capo: Room 237 di Rodney Ascher. Un film giapponese girato dall’iraniano Kiarostami, come un eterno sonnambulo, nel sonno del riflesso e nell’ambiguità di ciò che si fatica a dire (l’amore): Like Someone in Love).

Cosa si agita dall’altra parte dello schermo? Una partita a scacchi con se stessi, l’ultima recita raddoppiata e in obliqua permanente ripetizione. Un magistero irraccontabile quello di Alain Resnais, dovete proprio vederlo, tenendo presente, come recita il titolo che Vous n’avez pas encore rien vu. D’altra parte qui si parla di cinema, il resto sono film.

(Hong Sangsoo, così rohmeriano… Rohmer appare improvviso lucente in un super8 girato dalla fonica, la stessa di Depardon, sul set de Il raggio verde in Journal de France. Ecco, forse Sangsoo, sottilissimo, inavvertito, abissale, lo vede e lo vede il raggio verde).

Una parola su Dario Argento Dracula, nel suo film più bello degli ultimi anni, fra Murnau e Corman, con l’invenzione del Dracula-Mantide, Dracula-Mosca, Dracula-Coleottero, e una stereofonia che disorienta e una combustione che lascia i volti venirci incontro e tutto intorno scrutiamo il vuoto.