Ral_RuizChe l’immagine sia un virus ce lo diceva di continuo William Burroughs (se poi del virus avviene il risveglio allora ci pensa Romero). La coltura, la diffusione e il sistema-virus in sé che resta dopo e oltre l’immagine. Difficile dire se per Brandon Cronenberg i film del padre abbiano lasciato l’immagine per farsi unicamente virus (forse il padre ha intuito qualcosa ed è di corsa tornato a Freud/Jung), ma certo in quel solco, come se fosse stato da sempre lì, si re-inietta, trovando una propria dimensione stupefacente, disincarnata, virusizzata appunto, mentre ancora fuori lecca il sangue che cola dal feticcio restante del corpo che fu. Si intitola Antiviral questo nuovo crime of the future.


(Padri. Figli. Che corrente sta passando laggiù in Louisiana travolta dalle acque, ancora e ancora un’inondazione, contro cui i sopravvissuti combattono mutandosi a vista, in campo e fuori campo, innumerevoli anime e fuochi di malickiana memoria, neppure arresi alle bestie ancestrali cha cavalcano la palude mentre tutto intorno muore. Questo il battito del bellissimo esordio dell’americano Benh Zeitlin: Beasts of the Southern Wild).

Ciao Raúl Ruiz. Questo film è per voi, dice Valeria Sarmiento sua compagna di sempre. E il Ruiz postumo La noche de enfrente non fa sconti alla malinconia, ma affronta la morte come sempre ha fatto Ruiz, sapendo bene che i morti ci sopravvivono. Gioioso sublime crudele umorismo dipanato sulla linea fantastica della cordigliera cilena con apparizioni di Stevenson e Beethoven, mentre passano valigie e il sonno moltiplica i film nel film, scivolando verso l’altrove che è qui, intatto, cilindrico come la canna di una pistola attraversata dai ricordi delle persone che ha colpito, frastagliato come le isole irraggiungibili di pirati d’altri tempi… Cosa passa quando il tempo è passato? (Tramonto rosso fuoco. Una canzone allegra d’addio).

(A Cannes Classic The Ring, 1927, di Alfred Hitchcock. I pugni del pugile vanno alla velocità degli occhi della donna amata, rallentano se non sono solo per lui. E allora l’immagine, nella danza interrotta, si perde nel fondo degli specchi, nei totali e campi lunghissimi vertiginosi, come un cuore che batte la canzone d’amore).