Curioso che sia la ragazza-Tahrir di Nasrallah (Baad el mawkeaa), sia il protagonista anti-Pinochet di No del cileno Pablo Larraín siano due pubblicitari. L’arte rivoluzionaria dello spot? Non perfetto Pablo Larraín, che pure prova a inseguire il Ruiz antichissimo di Nessuno disse niente, ma intelligente per questa scelta di messa in costume (siamo nel 1988, l’anno del plebiscito con cui i cileni dissero qualcosa: NO a Pinochet) attraverso il supporto usato per le riprese che ricrea il mondo televisivo degli anni ottanta: la rivoluzione vista in vhs.
(E mettiamo fra parentesi uno dei film più belli, Student del grande kazhako Darezhan Omirbayev, visto che così fra parentesi è oggi letteratura come quella di Delitto e castigo, da cui il film trae spunto, e un cinema come quello di Bresson che Omirbayev riattraversa con immensa saggezza e inventiva. Il Raskolnikov kazhako alla fine in prigione diventa scrittore).
Bello molto Gondry. Soprattutto per l’altro orizzonte che coglie tagliando in due New York, fino al tramonto e alla notte (mentre altri orizzonti – aerei? sotterranei? – si dipanano smartphone facebook disegni poesie foto…). E se il film, apparentemente liberissimo, è invece iper-costruito (ma non sceneggiato!), ebbene è un film che dice qualche verità. La città pulsa fra me e te dimenticandoci. La scuola anche quest’anno è finita, e la possiamo anche chiamare vita.
(Bisogna pure amare i corpi che si filma. Amare un corpo e sapere perché e dove si comincia un piano sequenza e perché e dove lo si finisce. Altrimenti non si può pensare di essere "politici". Ma non mi va di parlare male di Garrone/Reality).
Chi ama per davvero, prendendosi tutti i rischi, è Xavier Dolan con Laurence Anyways, il più bello finora (a sorpresa). Decentra, disloca, cambia sesso, salta un abisso dopo l’altro, ha in mente Truffaut e Resnais insieme, usa l’incredibile Melvil Poupaud scoperto da Ruiz quando era ancora un bambino, rilancia Suzanne Clément, il cui primo piano chiude questa infinita storia d’amore.