(Trad. Giovanni Festa)

L'Occidente ha voluto liberarsi dei rifiuti e solo uno scarto poteva sostenere l'Occidente. Non diciamo l'umanità, ben lo sapeva Foucault, questa è un'invenzione kantiana, liberale, cioè occidentale. Non è nemmeno un chip, come lo conosciamo ora, è un maledetto rifiuto, una spazzatura spaziale, piccola, condensata, rugosa come una carta dentro la mano. Ti ricordi cos'era una carta? Perché so che a malapena ricordi cos'è una mano. È un rifiuto del quale si assicurarono che, perso nello spazio, almeno il suo percorso errante girasse a vuoto su un asse fittizio. Erra in loop, per la felicità dei suoi antenati.

Un rifiuto nello spazio, tra meteoriti e stelle, che conserva un intero universo, migliaia di pieghe deleuziane (sì, deleuziane, di chi altro?).

Cominciamo dall'inizio che è lo stesso che iniziare dalla fine. La tecnologia digitale è l'applicazione metafisica più efficace della storia occidentale. Elimina l'esperienza. È la vendetta, come ha detto Nietzsche, di un mondo superiore contro la vita. Tutti gli intellettuali degli affetti fanno il gioco di questa metafisica: esiste una situazione digitale che si può dividere infinitamente in migliaia di possibilità, ma l'ingegnere programmatore ne lascia alcune in primo piano, ognuna di esse capace di offrirti emozioni e condizioni intense, anche se tutte comprate, là fuori, dalla "mafia". Il cliente ha la sua vita e le sue emozioni, può anche organizzarle, due al giorno, tre, sette, le più pazze. La complessità del linguaggio può offrire questa emotività. La virtualità si ispira ad una montagna russa, la molteplicità di situazioni che ti offre è la divisione dei mondi su quel treno che sale e scende velocemente, potendo farti vomitare.

Cambi l'esperienza, cambi la vita, per un'emozione, per una affezione. Emozioni e affezioni sono ovunque nel mercato dell'informatica virtuale, formando un universo infinito che, del resto, è vuoto in quasi tutti i suoi angoli perché tutti gli utenti sono agglomerati negli stessi luoghi, nelle stesse piazze, sono turisti che condividono le stesse emozioni ma le differenziano per piccole variazioni nel codice. Sì, il codice tende a essere soppresso nella vita o quelle vite desideranti di linguaggio tendono solo a distinguersi leggermente nello stesso codice. Tutto è compressione, il codice ha risucchiato il pianeta, ha risucchiato l'esperienza, ha risucchiato la vita, si è reso conto che la cosa migliore non era espellere, ma contrarre la cornice, fino al minimo, fino al più piccolo rifiuto che oggi si inventa un loop per circolare nell'indifferente spazio che non fu mai linguaggio. Il desiderio di trascendenza è la cosa più patetica della storia. Riuscì a contrarre la rappresentazione alla pura-rappresentazione. Un rifiuto spaziale che gira errante, che se ha il coraggio di osservare (qualcosa di molto diverso dalla coscienza), si renderà conto che non va nemmeno alla deriva, perché non c'è nord o sud, non c'è riferimento a ciò che codificano come universo (che si espande, che si contrae, che vogliono che si contragga senza tregua).

In realtà essi non vogliono andare su un altro pianeta, vogliono l'autonomia della rappresentazione in un pezzo di latta spaziale che contiene tutti i mondi, tutte le emozioni per gli utenti che si sono trasformati in codici, umani e postumani, per i quali il desiderio è desiderio di configurazione bella di significanti. Odiare l'ironia oggi rende l'ironia solo sotterraneamente intelligente, maledetta senza cadere nella sua maledizione, proiettando la sua età d'oro che non riescono nemmeno a immaginare, oggi, anno 2023. Come sempre, le divisioni sociali attraverso la violenza, la morte, la sparizione e la tortura, la violenza contro la vita, l'imposizione di un altro mondo, di una cosa di sopra, pulita, senza sporcizia, senza spazzatura, senza scarto, oggi finalmente applicabile grazie alla tecnologia digitale, questa tecnologia del logo, questo trionfo concreto della metafisica.

Premessa numero uno: l'essere si dice in molti modi. Premessa numero due: ci sono molti modi come ci sono molte app. Conclusione: le app sono i modi del logos, del trionfo del logos, dell'essere dicendosi in modo efficiente in una molteplicità concreta ed emozionante. Via la sporcizia mondana, via i serpenti che ci possono avvelenare, i coccodrilli che ci possono mangiare! Qui, se un coccodrillo ti mangia, puoi riapparire intero, hai messo un'emozione in tasca e la banca ti ringrazia e si congratula, ti ama, ti ama molto. Può anche restituirti i vestiti che indossavi quando ti ha mangiato. Le scarpe. E comunque, un vestito migliore, per la tua prossima emozione, essere divorato dai poveri mentre li perdoni perché non sanno quello che fanno.

Moltiplicate questo per sei miliardi di utenti, tutti quelli che compongono il mondo, tutti con le loro vite ed emozioni, con i loro affetti, tutti auto-sacrificati per far parte del codice differenziale che viaggia, oh benedetta irriverenza, oh adorata ironia, in una spazzatura cosmica, in una lattina schiacciata con l'odore di piscio, che, in realtà, è l'unica trascendenza che siamo riusciti a ottenere. 




TESTO ORIGINALE

Muertos. Variaciones bien variadas y lejanas de un texto ignorado y por lo mismo poco comentado 


Occidente quiso deshacerse del desecho y sólo un desecho pudo sostener a Occidente. No decimos la humanidad, bien lo supo Foucault, ese es un invento kantiano, liberal, es decir, occidental. Ni siquiera es un chip, como lo conocemos ahora, es un pinche desecho, una basura espacial, pequeña, condensada, arrugada como un papel con la mano. ¿Recuerdas lo que era un papel? Porque sé que apenas recuerdas lo que es una mano. Un desecho del cual se aseguraron de que, perdido en el espacio, al menos su trayecto errante fuera dando vueltas sobre un eje ficticio. Erra en loop, para felicidad de sus antepasados.

Un desecho en el espacio, entre meteoritos y estrellas, que conserva todo un universo, miles de pliegues deleuzianos (sí, deleuzianos, ¿de quién otro?).

Vamos desde el principio que es lo mismo que el final. La tecnología digital es la aplicación metafísica más efectiva de la historia de occidente. Elimina la experiencia. Es la venganza, como ha dicho Nietzsche, de un mundo superior contra la vida. Todes les intelectuales de los afectos le hacen el juego a esta metafísica: tienes una situación digital que la puedes dividir infinitamente en miles de posibilidades, pero deja, el ingeniero programador, unas cuantas en primer plano, cada una capaz de ofrecerte emociones y afecciones intensas, aunque todas compradas, por ahí, a la mafia. El cliente tiene su vida y sus emociones, incluso puede organizarlas, dos al día, tres, siete los más loquillos. La complejidad del lenguaje puede ofrecer esa emocionalidad. La virtualidad se inspira en una montaña rusa, la multiplicidad de situaciones que te ofrece una misma situación es la partición de mundos en ese tren que sube y baja rápido, pudiendo hacerte vomitar.

Cambias la experiencia, cambias la vida, por una emoción, por una afección. Emociones y afecciones por doquier en el mercado de la informática virtual, conformando un universo infinito que, por lo demás, es vacío en casi todas sus esquinas porque todos los usuarios están aglomerados en los mismos lugares, en las mismas plazas, son turistas que comparten las mismas emociones pero las diferencian por pequeñas variaciones en el código. Sí, el código tiende a reprimirse en vida o esas vidas deseantes de lenguaje tienden a distinguirse levemente en el mismo código. Todo es compresión, el código ha succionado al planeta, ha succionado la experiencia, ha succionado la vida, se dio cuenta de que lo mejor no era expulsar, sino que contraer el marco, hasta el más mínimo punto, hasta el más mínimo desecho que hoy se inventa un loop para circular en el indiferente espacio que nunca fue lenguaje.

El deseo de trascendencia es lo más patético de la historia. Logró contraer la representación a la pura-representación. Un desecho espacial que gira errante, que si de tener agallas de observación (algo muy diferente a la conciencia), se dará cuenta de que ni siquiera va a la deriva, porque no hay norte ni sur, no hay referencia en eso que codifican como universo (que se expande, que se contrae, que desean que se contraiga sin tregua).

En verdad no se quieren ir a otro planeta, quieren la autonomía de la representación en un pedazo de lata espacial que contiene todos los mundos, todas las emociones para usuarios que se transformaron en códigos, humanes y posthumanes para los cuales el deseo es deseo de configuración bonita de significantes. Odiar hoy la ironía sólo hace que la ironía sea subterráneamente inteligente, maldita sin caer en su maldición, proyectando su época dorada que ni siquiera logran imaginar hoy, año 2023.

Como siempre, las divisiones sociales a través de la violencia, de la muerte, de la desaparición y la tortura, la violencia contra la vida, la imposición de otro mundo, de una cosa arriba, impoluta, sin suciedad, sin basura, sin desecho, hoy por fin aplicable por la tecnología digital, esa tecnología del logos, ese triunfo concreto de la metafísica. Premisa primera: el ser se dice de muchas maneras. Premisa segunda: hay muchas maneras como hay muchas app. Conclusión: las app son maneras del logos, del triunfo del logos, del ser diciéndose de modo eficiente en una multiplicidad concreta y emocionante. ¡Fuera la suciedad mundana, fuera las serpientes que nos pueden envenenar, los cocodrilos que nos pueden comer! Aquí, si te come un cocodrilo, podrás reaparecer entero, has guardado una emoción en tu bolsillo y la banca te lo agradece y te felicita, te quiere, te quiere mucho. Incluso te puede devolver la ropa que llevabas puesta cuando te comió. Los zapatos. Y de paso, una ropa de mejor género, para tu siguiente emoción, ser devorado por pobres mientras los perdonas porque no saben lo que hacen.

Multipliquen eso por seis mil millones de usuarios, todos los que componen el mundo, todos con sus vidas y emociones, con sus afectos, todos auto-sacrificados para formar parte del código diferencial que viaja, oh bendita irreverencia, oh adorada ironía, en una basura cósmica, en una pinche lata aplastada con olor a meado, olor que, en verdad, es la única trascendencia que pudimos lograr.

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